domenica 14 marzo 2021

Gelsi. Racconto a concorso " scrittura tutta al femminile" marzo 2021 e pubblicato nella raccolta " La forza della vita" a cura del Comune di Campoformido

 

GELSI

 

Ho preso a prestito l’Anima della natura perché dialogasse con i  ricordi ed emozioni  di un uomo che parla d'Amore e ne traducesse i significati.





 

 


 





Restava fermo vicino al gelso.

Guardava lontano, mentre con una mano giocherellava con l'orecchio del suo cane.

Il calare della sera, in quel mese di aprile, odorava d'umidità.

I tarassachi schiudevano le loro corolle come piccoli soli nel mare d'erba.

L'uomo batteva con ritmo lento il piede destro a terra, chiuso nello zoccolo di legno. La falce luccicava, al chiarore di quel tramonto, appoggiata a terra.

Tutto pareva incastrato, pezzo dopo pezzo, in un piccolo puzzle di silenzio.

Stava pensando a lei.

Da tempo lo faceva.  

Dentro di lui, i rigidi schemi di appartenenza e la buona educazione, bloccavano ogni suo slancio intenso. 

Quella corrente, era molto simile a un rivolo d’acqua di fiume di montagna, sempre attivo e mai stanco di esistere. 

Non era solo passione, era molto di più.

Lui l’aveva incontrata per strada, si erano incrociati con lo sguardo per non slegarsi più. 

Anime antiche in dialogo sottile.

Poche parole, piccoli attimi avevano fatto nascere una storia importante, silenziosa e rispettosa.

Ora era lì, con il cuore in tumulto a cercare di comprendere, quale corso avrebbe preso la sua vita.

L'aveva incontrata al paese, poco tempo prima e solo per averla sfiorata con lo sguardo, avrebbe desiderato fosse sua in un abbraccio.

“Esiste il possesso? Si possiede un legame, una persona?”

Si chiese, corrugando la fronte.

Una voce interiore gli diceva" Siamo liberi come il vento soffia tra il grano e le coltivazioni. La nostra anima è libera di volare e attraversare con le sue ali, il viaggio del cuore che le appartiene di più." 

L'amore è atto libero. Non si compra, né si conquista: è!

Così davvero si manifesta. 

Forse, le parole che spesso sentiva in lui, erano la voce di Janus,

un vecchio saggio che da bimbo lo rasserenava.

Gli teneva la testa tra le gambe, durante le sere di paese, in cui si restava seduti in strada e ci si raccontava dei tempi andati.

Janus gli sfiorava il volto con leggerezza, attraverso un tocco delicato di cura.

Le due mani dell'anziano, pur odorando di tabacco ed essendo di color nero, avevano un calore che mai aveva sentito prima.

In quei ritrovi lungo la strada, si chiacchierava seduti, sino a notte fonda, delle vicende accadute in paese e, magari, ognuno diventava pescatore, ripescando ricordi nel fiume della vita.

Il campanile rintoccò l’ora sesta, e richiamò l’uomo dai suoi pensieri lontani. 

Quel suono lo ascoltava sempre.

L’ora della preghiera accompagnava i contadini nella vita nei campi, ed era preziosa quanto i momenti scadenzati del pranzo, della cena e dell’andare a letto.

Il Don del paese, quando era piccolo, lo inseguiva per convincerlo a "servir messa" e lui correva tra i campi a cercar grilli chiamandoli fuori dalle tane con un filo d’erba. Era un prete di campagna rosso in volto ma dal cuore grande che batteva all'unisono con quel Gesù, di cui lui stesso era testimone con la sua generosità.

Le campane, quel giorno, martellavano insieme ai battiti del suo cuore. Si aprì la camicia di lana grezza ed il suo petto mostrò, ancora, la forza dei suoi anni.

Annusò l’aria fresca, guardando verso il Matajur e il Monte Nero e fu grato a quelle due montagne che per lui erano alti fari tra le colline friulane.

Fu rapito per un attimo, dal gelso vicino, attorcigliato su se stesso perché gli raccontò, in uno sguardo solo, la fatica della sua fioritura.

Gli parlò della forza che un tronco possiede, oltre le intemperie, e gli fece guardare quanto slancio le foglie lucide portano in sé, per andare verso il cielo. Esse si tendono alte sino a raggiungere quasi il paradiso.

Comprese, attraverso tutto questo, che il valore ci riguarda. Riguarda noi per primi e a seguire le scelte che facciamo. "Ci vuol coraggio" si disse... Senza di esso la vita non può fiorire.

Ebbe chiaro il suo viaggio del cuore.

Prese in spalla la falce e si incamminò lungo il sentiero. 

Il cane, silenzioso sino a quel momento, abbaiò quasi a confermare ogni sua scelta e lo seguì scodinzolando.

Un raggio di luce caldo, accompagnò i suoi passi sicuri.

Lui non se ne accorse ma fu come gli accarezzasse il volto.

Ora sapeva dove andare.

L’Amore avrebbe guidato il suo cuore verso la Donna che aveva incontrato la sua anima più vera.

 

 

Lettera al maestro Benito Beltrame della Val Colvera

Caro Benito, Di te ho un caro ricordo ed oggi , giornata di primavera che tu amavi molto insieme ai suoi tanti fiori, ripenso a te con grat...