mercoledì 26 ottobre 2022

Tempo di Ognissanti










Il  periodo di Ognissanti  un tempo era molto sentito

 A tal proposito, ricordo sempre mia bisnonna Eleonora, una donna piccina, tutta morbida come fosse un bignè. Portava sempre i capelli  bianchi raccolti ed abito scuro con grembiule a fiorellini, Dalle sue mani uscivano preziosità a non  finire. Cantava sempre mentre lavorava ad uncinetto e lo faceva di più in questo periodo.

Avevo perso dei figli quando erano ancora piccini: un  dolore grande per una donna.
Eppure, dopo giorni di ritiro  e di silenzio, aveva  ricominciato a cantare e a lavorare.
Io piccina le  chiedevo : "ma  nonna come fai? " lei mi rispondeva con il suo sorrido " la morte è parte della vita. Mi verrà data la forza da lassù " e pregava.

Ripenso alla bellezza della condivisione  che si faceva davanti al fuoco, proprio per ognissanti, mangiando castagne , bevendo vin brulè e mangiando qualche fetta di dolce con le mele raccolte in montagna . Vi erano tutti di famiglia e le donne sferruzzavano,  raccontandosi ciò che pesava sul cuore e rendendolo così, più leggero. Si narravano anche le storie di paese o dei personaggi che l'attraversavano con le loro esistenze, popolando lo scorrere delle giornate di un piccolo borgo rurale. Riti di condivisione che preannunciavano il calare della stagione e del calore del sole, in giornate più corte. 

Ricordo anche i  vecchi libri di fiabe sfogliati insieme; i grossi e colorati almanacchi, che con le loro  ricette e i consigli  erano capaci di attraversare un anno solare invitando alla bellezza dei gesti quotidiani. Le loro pagine erano, alle volte, sporche di sugo, ma  questo li rendeva  manuali di pratica quotidiana 
  
Si ascoltava il finire della stagione e il preannuncio dell'inverno,  ove si veniva chiamati a un tempo di ritiro più intimo e meno proteso al lavoro in campagna
Le mani delle donne  si  muovevano veloci in cucina, o nei rammendi , ricami, maglia etc. e le stanze erano abitate da profumi caldi di pietanze essenziali ma sane.
Anche Il profumo del vino diventava più corposo, dopo essersi trasformato, attraverso un ciclo di passaggi sacri ed indispensabili, da uva in nettare.
Grazie al raccolto e alla spremitura di settembre, attraverso una operosa, certosina dedizione e lavoro di conservazione nelle damigiane e poi nelle bottiglie si riponeva tutto in una fresca cantina, da dove penzolavano i salami,  anche essi prodotti  secondo tradizione. 
Nonno Titta raccoglieva, in quel periodo di novembre, i funghi dal bosco e il loro aroma , unito a quello della carne del coniglio e del brodo, facevano da padroni nella vecchia cucina.
Si raccontava di chi non c'era più, ma lo si faceva ricordando i momenti belli trascorsi in vita perché si diceva che  nell'Amore tutto era ancora presente, senza tempo. Nei giorni a seguire,  I crisantemi coltivati nell'orto venivano riposti  sulle tombe degli antenati 

Un dì, credo avessi sette anni, in cui mia madre mi ha  lasciato da bis-nonna Eleonora per andare a fare compere in città, la nonna ha iniziato a canticchiare più di sempre e a sorridermi, continuando  a ripetermi" è tutto finito" 
Una frase che improvvisamente è diventata una cantilena senza altre parole
Ricordo il mio smarrimento e la mia incredulità perché non capivo che cosa le fosse accaduto 
Così in un giorno  solo, se ne è andata.
Cantando con la stessa leggerezza con cui aveva attraversato ogni guado esistenziale.
Credo per lei fosse  stata in vita, una chiave personale, capace di aprire ogni porta.

Oggi, ripenso a quei momenti e comprendo la saggezza che contenevano quelle parole 
Ciò che  ci rende davvero  vivi  è accogliere la vita e la morte ( che si esprimono entrambe in molte manifestazioni) quali  volti della stessa esistenza nel suo
 perpetuo fluire.
A noi assecondarne lo scorrere.
A noi benedirne il processo che ci porta, ogni volta, più in là. 

giovedì 13 ottobre 2022

Sensazioni del bosco


Cammino nel silenzio del bosco e non lascio spazio ai pensieri.

Cerco di concentrarmi sul "qui e ora" dei passi che in autunno si fanno scivolosi sul sentiero: ha appena smesso di piovere.

Tra i rami, il sole prova  a gettare tra il fitto, un timido raggio,  con tutta l' intensità di cui è capace ; tutto intorno il bosco pare risvegliarsi d'improvviso, in un silenzio quasi assoluto che invita all'ascolto del battito del proprio cuore.

I boschi delle valli del Natisone sono caratteristici per il loro silenzio che li avvolge come fosse  una calda coperta

Le castagne cadono dagli alberi secolari, spinte da un vento capriccioso  che riesce a scuotere la  loro chioma

Dei rintocchi secchi indicano il tragitto di caduta dei frutti maturi che luccicano nella loro colorazione di marrone intenso, quasi lucidato a nuovo

Fanno eco da lontano le campane di qualche chiesetta votiva

In questa zone ve ne sono molte sparse in piccoli paesini di una manciata di case e poche anime ; gli  storici dicono 44 ma sono sicura che nonostante l 'amore decennale che mi lega a questi luoghi non le ho visitate tutte.

Le lascio al mistero del  mio futuro

I castagni secolari sembrano maestri austeri al centro dei boschi e indicano la via del cielo senza esitazione, solo perché restano solidi a terra

Immagino quanti anni possano avere, ma la mia mente non ne incrocia l'età

Mi dico in cuor mio, che è meglio cosi, perché solo cosi essi mi indicheranno una strada longeva senza numeri a definirla.



Il castagno è un albero abbondante e ne respiro la generosità. Raccontano sia capace di calmare la mente e il suo vortice di pensieri e, in effetti, mi pare che molto dentro di me si sia calmato in quella camminata di primo mattino. 

Le radici comunicano tra di loro sotto terra ma anche in superficie attraverso un internet di messaggi segreti che danno notizie importanti sul trascorrere delle stagioni

Ogni albero fa amicizia con tipi diversi di vegetazione e l'armonia sembra essere  la musica scritta sullo spartito di diverse note e colori .

Gli alberi di castagno più antichi, ricordano nel loro ergersi austeri, di essere dei saggi depositari di quel sistema boschivo ove tronchi più giovani, seppur vivaci,  dimostrano rispettare lo spazio vitale di quelli più anziani

Un ordine segreto regola tutto questo.

Gli  alchechengio provano a giocare con un arancione sfavillante, rivelando a tutti, il  loro assomigliare ad una piccola lanterna; 

O chissà! In realtà, sono dei folletti penzolanti , danzanti tra i fili d'erba.




Respiro  profondo concentrandomi sull'immissione ed emissione  dell'aria con 

attenzione  consapevole ,sentendomi viva!

Sposto poi, a seguire, l'ascolto ai  movimenti del corpo, guardando  con presenza intorno a me 

Sento questa, essere una specie di meditazione che mi porta in connessione con la Natura e i suoi tanti benefici 

I battiti del cuore  si fanno regolari  e gioiscono di qualche trillo di uccello giunto a spezzare quel silenzio; essi  portando ristoro e allegria

Tracce di animali sul terreno umido , indicano il loro passaggio per nutrirsi dell' abbondanza di quei luoghi, fatta di castagne, bacche noci, etc  sparsi sul terreno  del sottobosco.

Una tana invita a guardare con curiosità il buio di una galleria nella terra.

Pertugio protetto e consacrato dalla protezione di una roccia

I terreni in questi periodi, sono franosi e l'acqua giunta impetuosa dopo mesi di siccità non ha imbevuto il terreno ma è scivolata su di esso, perché il sole dell'estate lo ha reso duro e non spugnoso. Molti alberi sono stati sradicati da questa forza e molti passaggi hanno trovato nuovi scenari

La natura mostra il mutamento nelle sue varie forme, vita e morte che si rincorrono senza essere antitetici

La forza degli eventi atmosferici , osservata  ci fa sentire Piccoli e proprio per questo, siamo invitati al rispetto di ciò che più Grande. 

Osservo un  riccio di castagna e ne apprezzo la bellezza: racchiuso nei quattro petali spinosi , il frutto maturo  ha una forza ed energia che quasi si toccano.

Esprimono  il carattere di molte persone che vivono, qui, in montagna : all'inizio esso pare difeso  da muri  impenetrabili ma, a seguire, rivela un  cuore di  generosa dedizione 

Quando rientro nella quotidianità da questi momenti, mi sento rinfrancata e penso che nella semplicità vi alberga molta bellezza.

Ne farò tesoro nelle mie giornate, spesso, affollate di pensieri, persone  e compiti da svolgere. 



mercoledì 10 agosto 2022

Le pietre o i sassi forati tra leggende popolari e prezioso lavorio della natura

 





Ieri una cara amica mi ha regalato una pietra forata

Il mare di Trieste gliene ha fatto dono e lei ha pensato a me

Li ritengo sempre gesti preziosi e indici di generosità ed abbondanza

Ho voluto fare una ricerca sul web e ascoltare che cosa raccontasse la tradizione di queste pietre che ho iniziato ad amare, quando camminando in Toscana al golfo di Baratti ne raccoglievo di nere o bianchissime lavorate dal vento.

Il foro si forma grazie al lavorio inteso e inesorabile degli eventi atmosferici nella parte più debole della pietra

In quella zona della costa etrusca, esiste un luogo chiamato “Buchi delle fate “bellissimo paesaggisticamente per le pietre forate dal vento in contatto con un mare di un blu intenso tra antiche tombe etrusche mistero e natura

Queste pietre particolari sono chiamate “pietre dei desideri” ,pietre di Odino, pietre delle streghe o delle fate (Pietra di Odino deriva dalla denominazione secondo cui  Odino si trasformò in verme e scavò un buco in una roccia allo scopo di rubare l'idromele della poesia)

Vengo presa da curiosità,  e cerco di capire meglio le storie che circondano questi piccoli simboli di fertilità, piccoli "portali" tra dentro e fuori, bene e male , mondo reale e possibile espressione di una energia femminile che nel corso della storia, in varie forme, ha attratto la curiosità di culture e popoli attivando credenze e riti,, dai Celti, agli Etruschi, ai Maya etc. 

Da una ricerca di Simona Cremonini scrittrice e appassionata di queste pietre ricevo molte informazioni leggo che

... “Un primo modo per utilizzare le pietre forate naturali a questo scopo è di pronunciare il proprio desiderio sussurrandolo, fissando la luna piena attraverso il foro. Si dice inoltre che il desiderio, perché possa compiersi, vada espresso strofinando la Pietra attorno al foro in senso orario, assolutamente evitando di farlo in senso antiorario. Infine, altro metodo che viene suggerito è di scrivere il proprio desiderio su un piccolo pezzo di carta. Esso va poi arrotolato e spinto attraverso il buco. Se verrà lasciato lì per una notte, il desiderio sarà poi esaudito”

Tali pietre invitano piccoli e adulti a guardare attraverso il foro della pietra e  tutti piace moltissimo questo gesto, quasi a volere diventare dei maghi immaginali e usarle come fossero un  cannocchiale, per guardare più a fondo la realtà circostante e acquisire una vista psichica nuova

Esse evocano anche un mondo di fiaba: i più fantasiosi raccontano che attraverso di esse si possa entrare in contatto con il Piccolo Popolo ovvero i spiritelli del mondo incantato. Per gli appassionati del brivido, certuni dicono che se si utilizza la pietra forata durante una notte di luna piena in un luogo selvaggio si possono anche cogliere visioni, fantasmi e altre entità.

Per questo rapporto particolare con il mondo delle fate, le pietre tradizionalmente sono chiamate anche “Pietre delle Fate”.

Si ritiene che ogni pietra forata, di piccole o grandi dimensioni, sia abitata addirittura da una fata o un folletto che può attivare forze e poteri prodigiosi.

In certi luoghi di culto archeologici anticamente si pensava che coloro che passavano attraverso l’apertura di pietre “enormi forate” potessero trarre dei benefici per la salute psicofisica

 

Sempre nella tradizione popolare, esse sono parse magiche e miracolose anche per le donne che ambivano a diventare madri o che volevano proteggere il feto; erano utili anche per coloro che volevano ringiovanire 

Essendo le pietre delle fate un simbolo di fertilità, La tradizione orale indicava che una pietra di forata poteva favorire una gravidanza e proteggere un bambino in arrivo da malattie e  dalle energie negative, oltre a essere un amuleto da esporre sulla culla.

Altro potere delle pietre forate presso la cultura antica dei popoli, sarebbe quello di aiutare le donne a mantenersi giovani e solari Tali proprietà sono insite nella pietra insieme al folletto che secondo molte leggende la custodisce.

Qualcuno racconta inoltre, che la pietra forata avesse  un potere enorme di protezione contro le streghe   per cui Appendere una pietra forata naturalmente in alto sullo stipite della porta, oppure esporla all’ingresso di una proprietà, grazie a queste dinamiche impediva alle streghe di entrare per lanciare incantesimi sugli animali e in particolare contro i cavalli e le mucche, che potevano smettere di produrre latte se maledette. Talvolta esse venivano anche messe sulle testiere dei letti e sulle culle perché le streghe (così come le fate e le varie tipologie di folletti) non potessero penetrare nella stanza, e attivare influssi negativi, oppure venivano utilizzate sui letti degli adulti per allontanare gli incubi. Il più delle volte per sospendere la pietra  veniva usato un filo rosso.

Le pietre forate naturali un tempo venivano utilizzate  anche a far dialogare con il movimento di abbondanza della vita, per cui portavano fortuna e rappresentano un potente amuleto di protezione personale pensate anche contro gli  incubi e altre paurose creature notturne, energie negative, tuoni e in generale “le cose brutte”.

Esse preservavano ugualmente uomini, donne e bambini anche neonati, ma anche il bestiame e gli animali domestici, nonché le barche per le loro uscite in mare

Nelle barche, specialmente in Inghilterra, pescatori e marinai hanno testimoniato nel tempo che le pietre forate venivano  utilizzate per sostenere i loro viaggi in mare di modo che l’imbarcazione fosse sempre protetta in particolare di notte

.Appesa al collo con un filo rosso e posizionata in diversi luoghi può fare del bene.(1)

(1) Cfr  sul web: Simona Cremonini “le pietre forate naturali tra leggenda e magia”

Dopo questa attenta lettura, sorrido e stringo la pietra forata tra le mani.

Credo che nessuna protezione  sia più grande dell'amore e tenerezza di chi per noi l'ha cercata e raccolta, o della generosità della natura che ce la fa trovare per rinnovare  uno stupore bambino che sempre alberga nel nostro cuore.  

 


mercoledì 25 maggio 2022

La semplice camminata come "spazio educativo " di incontro e " luogo" di creatività immaginale

                                   


                           



I Laboratori educativi per adulti immaginati e progettati durante una  semplice passeggiata nel verde, hanno come scopo  di educare il cliente all'ascolto e all'osservazione della natura, sintonizzarsi con essa  in rispettoso dialogo .

Per questo gli alberi , la campagna, il prato , il sentiero,  il fiume, etc. possono diventare luoghi non solo fisici ma anche interiori, dove poter sperimentare il coraggio, il silenzio, la paura, la tensione, il pericolo, l'attenzione, etc. esplorando costantemente i cinque sensi e sviluppando l'intuito.

Nella passeggiata pedagogica, il cliente ascolta e osserva parti di se stesso in un contesto di silenzio e di tranquillità, imparando a conoscersi di più attraverso alcuni esercizi di respirazione, ascolto attivo, camminata consapevole,  esercizi di immaginazione, etc
Si tratta di un laboratorio itinerante per incontrare anche la personale capacità creativa ed immaginale attivata dagli elementi che si incontrano per strada che fanno comprendere le infinite interconnessioni esistenti tra “dentro e fuori “
I laboratori sono particolarmente indicati in questo periodo di iper-connessione che distolgono e allontanano l’individuo dalla realtà semplice.
Particolarmente indicata per attenuare situazioni di stress eccessivo ed essere di aiuto nei momenti di stanchezza emotiva.
I percorsi sono una camminata semplice ed hanno come scopo anche quello di sensibilizzare al racconto, narrazione di ricordi aneddoti famigliari.

I laboratori sono individuali e vengono concertati insieme al cliente in base alle sue esigenze.

In questo contesto metto al servizio del cliente, la mia esperienza di molti anni di lavoro con le persone, in chiave pedagogica e di formazione personale.
Spunti preziosi giungono "anche" dagli insegnamenti-racconti famigliari dei miei genitori e nonni ( essendo gente di montagna e campagna) che mi hanno fatto vivere ed apprezzare, sin da bambina, la natura e le sue manifestazioni.

per info e appuntamento : Rosa Rita Formica cell. 3476527384




lunedì 23 maggio 2022

La cura della creatività

 

 Nella foto: Nonna Eleonora e la sua passione di creare all'uncinetto tramandata ed insegnata  a tutte le donne di famiglia




E' ormai risaputo che la crescita dei bambini passa attraverso lo stimolare la loro creatività, il gioco, le loro capacità logiche e il fare concreto.

I bambini implementano le loro abilità intellettive  a partire dall'ambiente in cui vivono, imitando i gesti e il comportamento di chi sta loro intorno e la possibilità di sperimentare la bellezza del creare è uno di questi apprendimenti 

Purtroppo l'utilizzo precoce delle nuove tecnologie, se da un lato apre le possibilità di conoscenza di connessione e di stimolo, dall'altro impoverisce per esempio, la basica possibilità di "mandare a memoria" e di utilizzare e sollecitare  quindi il nostro cervello ad immagazzinare informazioni e anche, di  sperimentare i cinque sensi in modo tangibile e concreto, intuitivo anche, per esempio, attraverso il tratto grafico.   

Il "muscolo della creatività" se allenato con costanza, sin da bambini, ci permette di  affrontare, da adulti  i momenti di blocco, di incertezza e instabilità dando loro un senso nuovo.

Credo sia prezioso imparare il mondo da diverse prospettive e angolazioni non privilegiandone una soltanto.

Per questo, essere creativi non è solo saper utilizzare i colori ma significa essere in grado di nutrire le personali passioni, interessi, propensioni e mantener vivo quello sguardo sul mondo e su se stessi che rimane curioso  e aperto ad ogni età.

Riesce a fare spazio e a trovarne di nuovo dentro e fuori se stessi

Significa, inoltre, valorizzare l'intelligenza intuitiva senza la quale non sapremmo cogliere le occasioni,  donarci la possibilità di sperimentare dei nuovi inizi; conoscerci in lati che non abbiamo mai esplorato attraverso utili  cambi di percorso, etc.

Come si può da adulti aprire lo spazio alle  possibilità ideative e creative ? 

Credo sia importante ascoltare se siamo allineati ai nostri desideri più semplici e autentici, nostri e non di altri che ci fanno sentire  profondamente vivi ma diverse possono essere la strade  da percorrere.

La natura e la sua sperimentazione è un buon modo per iniziare a ricercare e ad imparare un internet di connessioni spontanee; oppure la lettura di un buon libro con una bella storia e trama che stimola la nostra attesa oppure un saggio che apre il nostro sguardo a nuove frontiere di pensiero; una musica che ci fa sognare ed esplorare delle immagini nuove; la costruzione di un diario personale;   dipingere un quadro con qualsiasi tecnica pittorica; creare con le mani ( uncinetto, maglia, cucito, creta etc), scrivere una propria storia o un personale progetto professionale,  cucinare,  fotografare, etc  

Credo sarebbe prezioso redigere una lista delle cose che amiamo fare  ( almeno dieci)e che ci generano piacere e iniziare per metodo a farne una dandosi dei tempi di verifica.

Iniziare e finire un progetto creativo credo sia anche un' altro apprendimento  che va coltivato con  metodo e costanza

Questo esercizio ci aiuta ad aprire e chiudere i cerchi.

Se abbiamo figli e siamo genitori, queste intenzioni che diventano vive e non restano solo desideri, rappresentano un buon modo per donare un buon  esempio  se è vero che, la passione resta un prezioso tramite di comunicazione diretta che passa da cuore, ad un altro cuore.

Il più   più grande che indica  al più piccolo con il suo esempio di interezza,  ritengo sia ancora una via educativa efficace.

venerdì 20 maggio 2022

Filastrocca del fiume Natisone e del suo ponte del diavolo di Cividale del Friuli

Ho scritto questa filastrocca dedicandola alla mia città così suggestiva, quale perlina ricca di storia e di sfumature, incastonata in un paesaggio ampio tra le montagne e le colline, e una pianura di coltivazioni e prati 

Ho sentito che dovevo gratitudine  alla sua cura e presenza in questi anni nella mia vita,  che si è manifestata attraverso  i suoi scorci naturali, i suoi camminamenti lungo il fiume Natisone, dallo scorrere lento ed inesorabile, i suoi profumi di fiori e di sambuco, il soffio del  suo vento che pare rivitalizzare la canicola di momenti cittadini più lenti.

Le parole sono uscite dal mio cuore in modo veloce e ricordo di averla scritta in pochissimo tempo e di getto ispirandomi alla vecchia leggenda del ponte del diavolo che noi cividalesi conosciamo benissimo tramandata oralmente da generazioni.

Ringrazio chi l'ha già letta ed apprezzata e chi la leggerà sentendosi in sintonia con le sue parole

Ringrazio Giorgia Carlig presidente dell'assemblea contratto del fiume  e l 'assessore all'ambiente e istruzione Rita Cozzi  per aver fatto sì che la filastrocca venisse letta  ai bambini durante l'iniziativa cividalese " Il Natisone per tutti" tenutasi il 14 maggio 2022 a Cividale del Friuli





Sul Ponte del Diavolo guardo la suggestione

dello scorrere del Natisone.

Il monte Nero e il Matajur fanno da sfondo

allo scrosciar delle acque limpido e giocondo.

Lui nasce con grande amore

da un monte che di nome fa Maggiore

Si porta poi in terra slovena

e in Italia ritorna in piena.

Boschi e valli attraversa chiaccherone

perché vuole darsi l’occasione

di respirare aria pura e aria buona

che prende a prestito da ogni zona!

Con Elfi, Fate, Folletti  e Agane

tiene stretto un solido legame.

Grotte e anfratti molto sassosi

ospitano gli animaletti più timorosi.

Anatre cigni e aironi

volano sulle sue acque come fosse una leggiadra occasione,

di rinvigorir le ali al vento,

quando nel suo letto soffia con determinato convincimento.

L’Aria o il vento di bora più impetuoso,

si fanno sentire sul Ponte del Diavolo in modo sinuoso:

ogni abito tende a svolazzare

e ogni parte del corpo finisce così per raffreddare.

In ogni stagione, il Natisone accoglie il turista,

rinfrancato da questa bella vista,

caratterizzata da molta frescura

che persiste, si rende avvolgente, e così nel cuore si fa duratura.

Sicuramente la storia ha attraversato le sue sponde

quando popolazioni straniere sono giunte con culture feconde.

Celti, Longobardi e Romani

hanno fondato e costruito la città di Cividale a piene mani,

donando al territorio storia tradizioni e cultura

che regalano ad un popolo una trama solida che ancora perdura.




L’acqua gioiosa e fresca d’estate,

accoglie il cuore con belle passeggiate.

Grazie al suo scorrere, ognuno fa propria la possibilità,

di rigenerarsi dall’esistenza pesante, ad ogni età.

Nel suo color d’acque smeraldino,

la bellezza fa capolino

per cui pare un verde trasparente di luce,

gettato sul gretto da un sole che preziosità produce.

La sua piena porta carico d’acqua in stagione autunnale

e rami e foglie a sé raccoglie, che fermarla a nulla vale!

La leggenda del suo ponte racconta della fiabesca costruzione

che fu una controversa questione!

Si narra che un sindaco e un diavolo si sono messi a confronto

per costruire un solido monumento di muratura senza

alcuno sconto!

Il diavolo ha chiesto un’anima in cambio del suo intervento

che sarebbe durato solo l’esatto giro del sole nel firmamento.

Il sindaco ha domandato una costruzione che sopravvivesse

alle stagioni severe

e ad ogni genere di intemperie.

Il patto fu sancito da una stretta di mano

perché ogni agire non fosse vano.

Il diavolo con tutto il suo ardimento

pose in opera il suo intendimento.




Prese una unica pietra enorme dalle vallate

perché sostenesse le due arcate

e divenisse base solida di questa architettura,

resistente ad ogni temperatura,

e unisse le sponde del cividalese,

senza avere troppe spese.

Quando l’opera fu realizzata,

l’anima in cambio fu domandata.

Il sindaco ammirando tanta bellezza,

comprese che giocar doveva di destrezza:

mise, pertanto, in un sacco colorato

un furbo cagnolino del vicinato

che si sarebbe dimostrato veloce nella corsa

e fuggito avrebbe potuto, così, dalla borsa.

Quando il diavolo aprì il legaccio,

comprese che doveva togliersi dall’impaccio,

di essere stato preso per il naso

da un essere umano, e non a caso!

Lasciò libero l’animaletto

ma si arrabbiò così tanto per il dispetto

che andò gridando a Castelmonte come un forsennato

e nella sua grotta con l’Angelo fu relegato.

I cittadini felici e contenti gli dedicarono solo il nome

“Ponte del diavolo” per ricordare la vicenda e la questione

dove il bene e il male si erano incontrati

e per costruire si erano alleati,

 generando una strana magia

che aprir potè una terza via!

Credo sia un prezioso insegnamento che questo fiume

getta silente

e lo fa con scorrere sapiente.

Negli anni, nei secoli che sono stati

e quelli che verranno e ci vedranno cambiati,

sarà l’amore e la cura che gli daremo

se con accuratezza lo conserveremo

da cittadini impegnati insieme,

a portare il suo e il nostro Bene.

 

 


Brano tratto dall'archivio del Messaggero Veneto 20 aprile 2022


Rosa Rita Formica  



giovedì 12 maggio 2022

Il 16 maggio 2022 giornata mondiale della celiachia- Una mia fiaba per parlarne ai bambini: Stella di Luna e Gluten e la leggerezza di un giullare

Scrissi questa fiaba anni fa.

Venne, a seguire, pubblicata sul sito skuola net

in questi ultimi anni L'ho  rivisitata , alla luce di nuove consapevolezze

Il racconto si nutre anche di storia  e tradizione della nostra terra friulana con riferimenti a luoghi realmente esistiti  e a dolci che fanno parte della tradizione locale come la gubana che noi, appena approdati in famiglia ad un nuovo regime alimentare, auspicavamo di poter  cucinare con le farine speciali.

Quando la scrissi, erano gli anni  in cui mi incontravo, per la prima volta, con la diagnosi di celiachia (una infiammazione cronica dell' intestino tenue che viene di norma scatenata nei soggetti predisposti geneticamente dall'ingestione di glutine)

In famiglia  trovare strade educative buone che parlassero  di questa  situazione complessa, con un linguaggio semplice, magari accarezzato da immagini, riflessioni o approcci più leggeri  che tenessero conto di realtà e di vissuto emotivo, non è stato per nulla semplice.

Le fiabe inventate, per  incontrare la mia storia e quella di tanti bambini conosciuti  in AIC in quegli anni, sono state una medicina emotiva per  genitori e bambini perché se è vero che un bimbo va aiutato a vivere la celiachia , è altrettanto vero che i genitori è bene vengano accompagnati in  questa nuova dimensione e consapevolezza che con il tempo diventerà " normale" ma che all'inizio appare una fatica insormontabile.

Le fiabe in realtà, fanno bene a tutti, forse perché parlano per metafore o forse perché il  "C'era una volta..." incipit con cui iniziano, porta lontano qualcosa che invece è molto prossimo ma cosi lo si riesce a vedere e vivere  meglio.

Così è stato, anche per me  affinché  in famiglia vivessimo  felici  e contenti, nonostante qualche fatica

La vita è questa: fiaba e realtà

Basta scoprire l'Amore che l'attraversa nascosto a volte, tra le pieghe.

Credo sia la magia più grande.

 

Oggi, in questa giornata di sensibilizzazione  alla "celiachia" un pensiero va  a tutte le risorse che ogni individuo e famiglia mettono in atto, per convivere con il problema che può diventare una occasione per guardare l'alimentazione e la vita in chiave diversa  pur nelle reali difficoltà.




  



STELLA DI LUNA E GLUTEN E LA LEGGEREZZA DI UN GIULLARE

 

In un regno di fiaba, tanti e tanti anni fa, in un castello abbarbicato su una montagna rocciosa, viveva un Re malvagio che portava un nome lunghissimo: Rico Etnad Ivid di Gronumbergo, per i pochissimi amici… Gluten.

Il Re era ricchissimo e molto avaro, e ai suoi sudditi concedeva meno di nulla; era bramoso di conquistare terre e villaggi che metteva a ferro e fuoco, e sulle terre rase al suolo voleva poi che venisse seminato frumento che raccoglieva in gran quantità colmando d’oro e d’argento i suoi forzieri.

Per questo veniva chiamato Gluten, nome che deriva dal glutine, sostanza contenuta nel grano.
Gluten era diventato il Re più potente di tutte le terre ma mancava ancora al suo disegno di guerra il piccolo villaggio di Grupegnus abitato da poveri contadini dediti alla coltivazione del mais.

A Grupegnus, in una casina di sasso piccola e graziosa sulle sponde del fiume Natisone, viveva una bambina di nome Stella di luna, tanto piccola e minuta quanto forte e coraggiosa. Lei non poteva mangiare il glutine perché questa sostanza le creava dei grossi problemi alla salute. Però poteva cucinare il mais in molti modi.

Gheorg, un omone con grandi baffi bianchi, buono, saggio ed operoso, era il miglior amico di Stella di Luna, quasi un vero nonno e la proteggeva moltissimo proprio perché l’amava.

Quando uno stormo di corvi neri si posò sul tetto della casina di sassi la bambina corse ad avvisare il nonno Gheorg, raccontandogli che uno dei pennuti aveva parlato dicendo che, di lì a poco, Gluten avrebbe distrutto il villaggio e quindi avrebbe fatto razzia di tutti i campi del prezioso mais

“Come potremo affrontare la forza del Re?”, si preoccupò la bambina.
“Affronteremo Gluten con l’astuzia e l’ingegno… difenderemo i campi di mais e, vedrai, avremo la meglio!”, rispose il nonno saggio soffregandosi i baffi.
Il vecchio sapeva bene che chiunque, sia anche esso mostro o mago, ha un punto debole, basta saperlo trovare, e Gluten non avrebbe fatto eccezione. Gheorg era amico di Ododril, giullare di corte, di certo lui avrebbe potuto capire quale fosse il punto debole del Re.

Fu così che Ododril, giullare di buon cuore, decise di aiutare Stella di Luna e Gheorg, sapendo che, con canti e burle, e magari con l’aiuto di un po’ di buon vino, sarebbe riuscito ad ingannare il Re…

L’occasione buona si presentò quando Gluten, dopo aver banchettato mangiando e bevendo in quantità, chiese di ascoltare le melodie del mandolino del giullare.
Ododril allora mise in atto il suo piano e intonò una melodiosa cantilena che altro non era che un indovinello per il Re:

Ghirin ghirin gaia…
il gallo è sulla ghiaia
che becca il grano d’oro preso dal grande tesoro
che il Re custodisce gelosamente
e difende con il suo affilato fendente!
Ma come avrà fatto il furbo galletto
a non essere preso per il colletto?
Forse una magia dietro ci sta
che ha confuso le guardie di sua maestà…?”

Il Re, preoccupato e incuriosito da quelle parole, si rivolse al giullare:

“Che storia è mai questa? Quale inganno o scaltrezza ha usato il galletto?”

“E quale mai potrebbe essere, mio Re?” rispose Ododril, “Tu hai timore di qualcosa?”
“Ti risponderò in rima, caro giullare…” e così Gluten iniziò:

“Io non temo nulla, caro giullare
ma per potermi conquistare
forse basta saperci fare!
Vado pazzo per i dolci e le caramelle
le torte, i gelati e le ciambelle!
Sono un grande golosone
e mi riempirei il gran pancione
di un dolce buono come la gubana
che ha sapore di terra friulana.
Noci, cacao, pinoli e uvetta
sono avvolti in una sfoglia perfetta
che l’acquolina mi fa venire
e quasi mi sento di svenire!
Ahimè, nessuno la sa cucinare
e quindi la devo solo bramare…
ma se qualcuno troverò
che sappia donarmi questo dolcetto
avvolto in tondo come un salsiccetto,
buono con lui diverrò…”

Così il Re aveva svelato in rima il suo punto debole: sarebbe capitolato davanti ad una gubana.

Il nonno Gheorg conosceva Marta, un’anziana donna del paese che sapeva cucinare magnificamente antiche ricette che custodiva in una vecchia scatola di latta colorata.

La chiamò e le chiese una cortesia del cuore.

E fu cosi che nottetempo, con amore e pazienza, Marta cucinò un’ottima Gubana che, all’alba, Gheorg e Ododril erano pronti a consegnare al Re.

Giunti nella sala del trono i due si inchinarono al cospetto del sovrano, implorandolo ancora di non distruggere il paesino di Grupegnus.

“Mai nessuno si è permesso di dirmi ciò che devo fare! La vostra impertinenza sarà immantinente punita con la prigione!” urlò adirato Gluten

“Nemmeno per una ottima gubana sapresti rinunciare al tuo perfido disegno?” replicò rapido il nonno.

A quelle parole il Re strabuzzò gli occhi: “Una gubana? Una gubana???Magari…”
E il nonno tolse prontamente dal sacco un profumato dolce che Gluten afferrò con ingordigia.
Il Re era feroce ed avaro ma da buon guerriero, bisogna riconoscere che sapeva mantenere la parola data, accettò così il patto perché alla gubana di nonna Marta non si poteva resistere!

Nel forno della casina di sassi, intanto, Stella di luna e la mamma cucinavano la gubana con la farina di mais e Marta faceva lo stesso, così che ci fu almeno una fetta di dolce per ciascun abitante del paese.

Gluten non disturbò più la quiete del borgo, né volle più far razzia dei campi di mais, perché lì si producevano i dolci di cui andava ghiotto.
Gli abitanti di Grupegnus si impegnarono nella costruzione dell’ANTICO FORNO DI NONNA MARTA, e da allora in poi ci furono gubane e dolcetti di mais per tutti!

Ogni storia finisce sempre con dolcezza….

mercoledì 27 aprile 2022

Puf e l’albero di cuori NONA PUNTATA di " storie di ordinaria PUF-itudine" un gatto alla scoperta del mondo

 


Puf Stava guardando lontano, seduto sotto la  vecchia quercia.

Tutto si stava preparando alla primavera.  

I primi bucaneve spaccavano la terra dura, e facevano capolino con il loro cappello bianco. 

Il gatto alzò lo sguardo al cielo e annusò l'aria che, anche se fredda, iniziava a odorare intenso. 

Il suo cuore, da qualche tempo, desiderava innamorarsi.  

Batteva forte e lui lo sentiva.

Questa volta, però, penso che desiderava innamorarsi davvero. 

S' incamminò lungo il sentiero ancora gelato che percorreva il fiume. L'acqua scorreva ed improvvisamente gli sembrò di sentire un rumore fortissimo. “Una cascata” pensò!

In effetti, a poca distanza vide una roccia molto alta da cui si gettava un fiume e la forza era tale, che tanti spruzzi lo inondarono 

d’ improvviso e il suo pelo soffice si bagnò.

Guardò in fondo alla conca, e vide un cuore enorme che luccicava, proprio laggiù.

 " Questo è un prezioso segnale” pensò! "Non capita ogni giorno, di vedere un cuore riflettersi nell'acqua". 

Mentre ragionava tra sé, una vocina lo distolse dai suoi pensieri.       

“Ciao Caro amico, sono la fata dell'acqua e ciò che vedi non è altro che il mio abito luccicante; io parlo come il rumore dell'acqua e con lei, danzo e scivolo sino al mare". 

Gatto Puf strabuzzò gli occhi, li strofinò, pensando di aver visto male.

Una bellissima fanciulla, vestita di luce, le si fece avanti. 

Il suo cuore di gatto peloso, incominciò a battere veloce per l’emozione e ascoltò d'improvviso, che avrebbe voluto passare con quell'essere fatato tutta la sua vita!   

"Sei bellissima"  disse Puf. 

Lei proseguì con molta dolcezza: " Sai, io sono una fata, leggo nel cuore degli esseri viventi ogni desiderio, e tu mi trovi ogni volta che cammini nel bosco: io mi nascondo ma è sufficiente che tu mi chiami, e io ti risponderò con un rumore di foglie, un uccellino che canta e in tanti, mille altri modi!

Cercami e ascoltami e  solo così mi vedrai.

Chiamami  lanciando un fischio, una melodia  e provaci con tutta l'intensità di cui sei capace.  Sappi una cosa preziosa: ogni anno, caro Puf , da oggi,  mi manifesterò nell'albero di fiori che vedi laggiù.....e' un albero profumato che si chiama calicantus .. diventerà il tuo albero di cuori" e  detto ciò svanì!

Puf rimase per molto tempo a contemplare l'acqua avendo nel cuore una bella sensazione. 

Si voltò perché aveva sentito un profumo intenso, e vide l'albero che la fata le aveva indicato.

Sotto di esso, una gattina tutta bianca, stava scavando una buca per nascondere forse un po' di cibo. 

Puf in un balzo, le fu accanto e lei alzò gli occhi: lui li vide di un azzurro intenso, quello dell'acqua! 

Per molto tempo, continuò a specchiarsi in quelle due pozze profonde che erano i suoi occhi, perché  la gattina divenne la sua innamorata.

A Lui  rimase  il dubbio che quella gattina bianca, non fosse altro che la fata trasformata per magia  ma questo pensiero, lo tenne per se stesso. 

Ebbero una famiglia molto numerosa e vissero per sempre felici e contenti  




 

 

 

 

 

 

giovedì 3 marzo 2022

La vita nel silenzioso fiocco di neve. Racconto che ha partecipato al concorso "scrittura al femminile" Comune Campoformido seconda edizione 2022

La vita nel silenzioso fiocco di neve.







 

Mi capita spesso, d’inverno, di sedermi sotto al vecchio ciliegio in completa solitudine, e veder volteggiare, trasportati dal vento, quando il cielo, bianco come il latte, preannuncia un cambio di tempo, dei fiocchi di neve.

Uno ad uno calano leggeri ma solo insieme diventano coltre nel letto del paesaggio.   

Un giorno, ne vidi scendere parecchi, e mi soffermai ad osservare uno in particolare.

Era un batuffolo di cotone bianco, cullato da una corrente d’aria. 

Una felicità silenziosa accompagnava la sua caduta.

Era candido, vestito da mille gocce d'acqua pura ghiacciata e pareva pavoneggiarsi nel suo ondeggiare.

Aveva appena lasciato la nuvola, ed era pronto ad affrontare la vita.

C'erano tanti amici fiocchi vicino a lui, ma il momento era talmente magico che quasi se ne dimenticava, non curandosi di loro. Ho immaginato parlasse, e gli ho dato voce, insieme a ciò che gli danzava intorno nel silenzio.

Quella sua solitudine improvvisa e quasi scelta, la sentivo amica e dialogava con me che spesso mi apparto, a camminare nei boschi, lontano dal chiassoso mondo, per ritrovare e ridonare significati che sento sfioriti.

 


“Cosa andrò a fare laggiù?” stava pensando il fiocco ma la speranza in ciò che doveva accadere, non toglieva la forza a quella caduta silenziosa e solitaria.

Immerso in questi pensieri, zigzagava nell'aria e si faceva sempre più pesante e veloce.

Un pettirosso che volava alla ricerca di un riparo, udii la sua voce.

“Come mai sei così fiducioso? Tra poco sarai di nuovo acqua e scomparirai per sempre. Così, caro fiocco di neve, non ci sarai più!” gli disse preoccupato.

“Hai ragione” rispose lui” tutto può accadere mentre

si precipita nel vuoto. Gioisco di questa caduta e, ogni piccolo momento, lo porto nel cuore come un tesoro.

Sento l'aria che mi inebria; respiro l'odore del freddo; mi faccio accarezzare dal vento; osservo i comignoli fumanti dei tetti e il campanile sotto di me.

Posso vedere anche gli occhi grandi e stupiti di quel bambino laggiù che guarda il cielo, tendendo le manine arrossate verso l'alto, nella speranza di potermi abbracciare o riporre nella sua scatolina dei segreti. 

Amico mio, c'è tutto in questo precipitare silenzioso! Tutto l'amore profondo che donerò alla terra!”

Il pettirosso si infilò sotto le legna accatastata con ordine dal contadino, e volse il suo sguardo verso il nuovo amico che presto avrebbe toccato il suolo.

Il contatto con la zolla di terra avvenne di lì a poco: il fiocco di neve si posò senza fare rumore.

Nessuno lo sentì.

Lentamente iniziò a cambiare colore e da bianco divenne scuro, unendosi al terreno.

Fu un’unione benefica come le note si uniscono insieme per creare una melodia.

“Il fiocco bianco si è sporcato!!! Ora non è più bianco puro come la sua natura conviene” pensò dispiaciuto l'uccelletto intirizzito dal soffiare del vento.

La terra accolse quel dono venuto dal cielo come la mamma strinse le mani di quel bambino che ancora volgeva le sue grida alla magia della neve.

Il fiocco si trasformò in acqua e ammorbidì la zolla indurita dal gelo di quei giorni.

Sotto, nella profondità, un solitario semino di grano avvertì un tepore venire da quella delicata unione.

Rabbrividì di gioia e pensò che, da lì a pochi mesi, sarebbe salito verso l'alto, in senso contrario alla caduta del fiocco di neve.

Avrebbe allungato il suo esile stelo, e aperto le sue

foglie al calore del sole.

Ci fu un luccichio e poi il fiocco scomparve, trasformandosi in vita.

 La sua caduta silenziosa aveva abitato molti cuori, compreso il mio, ed aveva catturato nella totale quiete, immagini che mi abitavano, e si riflettevano a specchio nella Natura Amica.

La solitudine, a volte, porta con sé la forza e lo sguardo profondo necessari a dialogare con noi stessi ma solo l’unione con gli altri  genera la vita, e questi due messaggi erano i regali donati dalla fiaba di un semplice fiocco di neve che, in un pomeriggio innevato, ha rallegrato la mia anima con le sue immagini 

Lettera al maestro Benito Beltrame della Val Colvera

Caro Benito, Di te ho un caro ricordo ed oggi , giornata di primavera che tu amavi molto insieme ai suoi tanti fiori, ripenso a te con grat...