lunedì 22 novembre 2021

Puf e i compagni di scuola QUINTA PUNTATA dei racconti " Storie di ordinaria PUF-fitudine. Un gatto alla scoperta del mondo"

Puf e i compagni di scuola






Era una giornata di neve, di quelle fredde in cui il vento entra nel pelo e lo arruffa tutto!

Gatto Puf, vestito tutto a puntino, si stava incamminando lungo la strada di campagna verso la vecchia scuola nei campi. 

All'alba, appena alzato dal letto, si era domandato, dubbioso: “Stamattina salirò sul  pulmino del borgo, quello guidato dal vecchio rospo??" 

Alla fine, aveva deciso di no.  Camminare nella neve gli piaceva parecchio, era come stampare orme nuove su di un foglio bianco. 

Così, saltellando sul terreno soffice, sentiva i suoi cuscinetti molto freddi..." Brrr...pensò!"

Non aveva fatto che pochi passi, quando due gatti vestiti tutti di pelle scura e occhiali neri, capelli colorati e berretti dal frontino rovesciato, gli si pararono di fronte, sbarrandogli il cammino.  " Dove credi di andare gatto nero? Non sai che porti iella? Tu pensi che ci lasceremo attraversare questa strada da te, gattaccio nero ... cosicché, oggi,  magari tu ci faccia capitare ogni genere di sventura????  Sai o non sai che il colore nero porta sfortuna ? "   

Così dicendo gli puntarono un artiglio ben affilato della zampa sul naso, molto minacciosi ... Puf si sentì davvero mancare. Le sue gambe iniziarono a tremare ma non per il freddo, per la paura.  Il più grosso dei mici, che portava un tatuaggio sul braccio, gli disse" Dacci immediatamente la merenda che tieni nello zaino o ti prenderemo e ti getteremo nella neve fredda!"  Puf sapeva di avere nello zaino un ottimo panino con il salame... che fare?  Timoroso, con la zampina, estrasse il pacchetto e lo consegnò al brutto ceffo. Con uno strattone questo glielo prese. " Ora cammina e va a scuola piccolo marmocchio " gli dissero dandogli uno spintone.

Puf cadde a terra con il muso nella neve. Si rialzò a fatica e iniziò a correre verso la scuola. Quel giorno, anche le lezioni gli parvero pesanti per il macigno che sentiva sul cuore.

Una volta a casa, ne parlò con i suoi genitori che gli proposero di

accompagnarlo il giorno successivo a scuola . Lui si rifiutò perché si

sarebbe sentito ancora più piccolo agli occhi dei suoi compagni che lo avrebbero deriso.

I suoi gli dissero, allora, di farsi sostenere da qualche amico più robusto di lui. Questa proposta gli sembrò buona.

Pensò a lungo quella notte prima di dormire e gli venne a mente la grossa, enorme Gatta Lilla sua amica da sempre. Avrebbe chiesto a lei aiuto così " in compagnia " una minaccia gli sarebbe sembrata più piccola.

Fu così che il giorno dopo che era una bella giornata di sole, Puf si fece accompagnare a scuola, dalla sua cara amica .

 Lilla era un gatto enorme, quasi un orco dei felini. Era maestosamente pelosa con un muso da fare paura.

Mentre camminavano lungo il sentiero gelato, ecco ricomparire i ceffi tanto temuti. “Fermi là” gridarono “Dove credete di andare?” o ci date ciò che avete nello zaino o da qui non si passa!”

Lilla mise dietro a sé il gatto Puf e arruffando il pelo gridò: “ La volete smettere? Credete forse di essere forti facendo paura ai più fragili? E ‘ con i più forti che si manifesta il vero coraggio.  Ho la sensazione che dietro a quella vostra faccia si nascondono tanti piccoli gatti che piangono”

La sua voce era cosi ferma, come pure i suoi occhi, e i suoi atteggiamenti

che i tipi indietreggiarono.

“Meglio non prendersela con questa gatta, è un piccolo mostro inferocito ….io preferisco andarmene” sussurrò il gatto più spavaldo all’orecchio dell’altro.

Senza dar troppo nell’occhio, con apparente sicurezza, sbuffarono e se ne andarono da dove erano venuti.

Puf abbracciò Lilla con tutto il calore peloso di cui era capace!

Un amico è un prezioso alleato, perché da soli, alle volte, il mondo può sembrare ostile.

Arrivarono a scuola quando i primi fiocchi iniziavano a cadere

Per la prima volta Puf riuscì a seguire tutta la lezione con gioia e a godere della amicizia dei suoi compagni di scuola. Ascoltò con entusiasmo le

tante belle notizie del bosco che la maestra gli raccontò.

“La vita è bella” pensò, mentre una macchia d' inchiostro nero gli macchiò quel poco di pelo bianco che gli restava.

“il nero è un colore bello” pensò “non porta sfortuna, perché colora ciò che io sono di prezioso”                                                                   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

Lettera al maestro Benito Beltrame della Val Colvera

Caro Benito, Di te ho un caro ricordo ed oggi , giornata di primavera che tu amavi molto insieme ai suoi tanti fiori, ripenso a te con grat...