giovedì 20 maggio 2021

Fiaba dedicata a chi pensa che dove rivolge il suo pensiero lì vive la sua vita

 

Fiaba dedicata a chi crede nei sogni  e pensa che  dove rivolge il suo pensiero lì vive la sua vita

 


Lilla e il sogno

 

Lilla era una gatta.

Un arlecchino tra i gatti .

Il suo pelo, infatti, ero di mille colori: i colori dell'arcobaleno Il marrone con il grigio, il rosso con il nero, il bianco con il giallino.

Era divisa a metà. Una zampa bianca e una nera,  un orecchia marrone e una caffellatte , persino la punta del naso era una cuore spezzato in due.

Il pelo morbido e caldo era pronto ad accogliere le  carezze di Carlotta sua amica  da sempre.

Era molto divertente e libera.

Non amava essere coccolata se non era lei a deciderlo.

L'amore, quello che non soffoca, era per lei  da ricevere  e donare con dolcezza ma con rispetto

Si acciambellava vicino al caminetto nella sua cesta di vimini, o si distendeva sui divani al caldo delle coperte di lana a quadrettoni confezionate dalla bisnonna.

Un tripudio di colori per  lei colorata.

Faceva le fusa,  richiami affettuosi per chi le concedeva le sue carezze senza pretendere troppo in cambio.

L'avevano presa ad un mercato e lì tra le merci e gli scatoloni, tra chi urlava per vendere, l'odore di formaggio stagionato e salsiccia che provveniva dalle bancherelle, si si era sentita smarrita dopo la separazione dalla mamma.

Poi, aveva incontrato lo sguardo di quella bambina.

Un esile creatura, che pareva di cristallo.

Gli occhi grandi ed espressivi  aperti e curiosi sul mondo, la sua andatura sicura nonostante la magrezza.

Lei gattina nello scatolone per un momento con intensità aveva pensato che avrebbe voluto averla per amica.

Lei la bambina di cristallo fragile e forte, doppia come lo era lei.

I genitori della bambina le erano accanto e parevano ansiosi , attenti ai suoi passi , pronti a donarle il mondo per riempire il suo cuore.

Carlotta vide quel micino e per un monento pensò che avrebbe desiderato quel gattino per amico. Un animaletto di tante sfumature , lei che amava dipingere con i colori  e l'acqua e, da questo magico incontro, nascevano preziose immagini.

Due sogni si incontrarono.,  in alto nel cielo, dove il tempo e lo spazio non esistono e tutto è possibile.

Si unirono  e produssero ciò che accadde  dopo.

La bimba di cristallo si avvicinò allo scatolone.

Prese il micio tra le sue braccia.

Non parlò.

Alzò gli occhi verso i suoi genitori.

Loro capirono ciò che già sapevano da tempo e che solo tardavano ad attuare.

Mamma e papà annuirono  dopo aver sorriso.

Il sole scaldò ancor di più in quel giorno già bello.

“Ciao io sono Carlotta e tu?” fu la domanda che seguì.

La bimba e la madre di viola vestite, si guardarono.

Il loro amore di madre e figlia, non facile, ma per questo colorato anch'esso, aveva in quel giorno un nome: lilla.

“Tu sei Lilla” fu la risposta

Lilla, con un nome nuovo, fece le fusa nel caldo abbraccio della sua nuova amica.

Ora la sua mamma gatta le mancava meno.

 

 

“Ciao mamma e fratellini” pensò  immaginandoli nell'aia della fattoria dove li aveva lasciati tra galline starnazzanti “Ora vado verso la vita, come il fiume va verso il mare”

L'auto della famiglia partì verso casa.

Dietro, su un cuscino rosso, La gattina si addormentò.

Il rombo del motore non la spaventò.

Ma lei non era come gli altri gatti

Lei era Lilla il gatto dell'arcobaleno, pronta a vivere tutti i colori della vita

      

LA TORRE : Storia dedicata a chi crede che ogni essere umano è un “essere spirituale” che vive esperienze “umane” in contatto con la sua fragilità


 

La torre

 

Storia dedicata a chi crede che ogni  essere umano  è un “essere spirituale” che vive esperienze “umane” in contatto con la sua fragilità

 

C'era una volta una torre.

Costruita con grossi blocchi di pietra,  si esibiva nella sua evidente maestosità.

Le sue piccole  fessure  rettangolari raccontavano, se il vento le attraversava,  anni di storia e di battaglie.

Lei, la torre, attaccata dai nemici aveva sempre resistito a tutto, anche alle alabarde  e alle palle infuocate di pietra lanciate con violenza  sulle sue pareti

Era Alta, austera e sovrastava tutto il paese.

Resisteva a tutti i venti e anche allo stormire degli uccelli in volo che l'avvolgevano come un manto nelle notti di tramonto.

Il sole accarezzava gioioso la torre con i suoi raggi,  ma il contatto con la pietra fredda, davano al mastero solo un leggero tepore.

Ricordava, nelle notti di solitudine, quando tra le sue quattro pareti, principesse e cavalieri si erano intrattenuti in banchetti, in canti e danze che le avevano donato allegria, riempiendola di suoni d'amore. 

Alle volte lei rideva delle case vicine che semplici  e umili si aggrappavano sul dirupo.

Rimanevano in piedi quasi per miracolo, sostenendosi l'uno l'altra.

Costruite con l'argilla, dubitavano della loro tenuta e si preoccupavano per il loro futuro

Parlavano tra loro, con un brusio sommesso e si donavano tepore con le parole e  le giornate di condivisione.

Le  loro crepe evidenti,  avevano donato asilo a qualche uccellino solo e infreddolito dall'inverno. I topini, con il loro correre veloce, avevano portato negli anfratti molta terra per costruire la loro tana.

Grati per quella accoglienza, gli animaletti riempivano quelle vecchie stamberghe di sorrisi e dolcezza.

La torre non aveva dubbi sulla sua resistenza. Non aveva buchi, non aveva inquilini che la disturbavano.

 Aveva sempre resistito era stata costruita per questo.

Un giorno arrivò il terremoto.

 La terra tremò, come un fremito inaspettato attraversa la pelle, nel freddo dell'inverno.

Le onde del terreno crearono un movimento violento.

Fu un attimo.

Le vecchie case, tenendosi l' un l'altra, iniziarono ad ondeggiare sul terreno.

Ballarono come fosse una danza e i topini, gli uccellini con esse.

Come sugheri leggeri rimasero a galla in quel mare di terra in tempesta.

Non sapevano se sarebbero sopravvissute a quel terremoto, ma il dubbio c'era sempre stato, e quel sentimento le aveva rese forti .

Le aveva fatte partecipare con fiducia  agli accadimenti della vita.

Il dubbio era  diventato da sempre la loro certezza.

La torre, sicura e ferma, non partecipò con le sue pietre alla danza della vita.

Resistette strenuamente.

Era costruita per questo,.

Quel movimento della base, che qualcuno aveva stabilito al di sopra del mondo, risultò imprevedibile.

In un attimo crollò.

Rovinosamente.

In quella caduta, rivede la sua vita passata.

Poi, fu tutto ammasso di pietre e polvere bianca.

I topini spaventati ed increduli corsero a vedere che cosa fosse accaduto.

Ciò che era  sembrato a tutti così certo, ora non c'era più.

Qualche animaletto si mese sotto braccio qualche calcinaccio per costruire  la sua nuova tana.

Piccolo dono di una torre.

Dono di torre nella sua fine.

Dono di torre di sé al mondo.

Un mondo che  amando la durata di quella torre, accettò anche la sua caduta.

 

FILASTROCCA : la paura del lupo e le paure dei più piccoli. Alcune riflessioni educative

 I bambini affrontano molte paure da quando sono piccini sino all'adolescenza.

La paura, al di là di essere vista con accezione negativa, è quasi sempre  una emozione sana ed è una buona occasione e alleata per riconoscere i limiti ambientali  ed interiori.

 Abbiamo diverse tipologie di paure

a) quelle innate nel neonato che nascono da un rumore forte, un lampo improvviso e producono delle reazioni fisiche 

b) quella dell' angoscia dell'estraneo che si manifesta tra gli 8-9 mesi

c) quella della separazione dai genitori ( 12/18 mesi  e sino a 3 anni)  che coincide con l'inserimento al nido o alla scuola d'infanzia

d) quelle corrispondenti alla fase animistica con la paura dei mostri, streghe, buio, lupo, animali feroci, ragni,  fantasmi, degli estranei, etc ( 3- 6 anni) 

e) paure sulla propria incolumità legate all'aspetto fisico ( ladri, malattie, etc) ( 6-11 anni)

f) paure legate a fatti reali accaduti che sono stati traumatici ( ospedalizzazione, medico, dell'acqua, dell'auto, andare in bicicletta per una caduta, etc )

g) in adolescenza paure legate al giudizio degli altri  e al proprio corpo che cambia 



I genitori è  bene accolgano le paure evitando di minimizzare o drammatizzare, criticare o ironizzare.
Ciò che viene espresso ( ex-premere)  messo fuori da un minore, ha  sempre un profondo valore e, se condiviso con un adulto che ascolta in modo attivo, diventa più leggero da sopportare o da elaborare.
L'adulto è prezioso si ponga come specchio di riflessione emotiva  solida e sicura su cui il piccolo può contare. Empatia e dialogo devono essere due ingredienti fondamentali uniti alla leggerezza e alla capacità di giocarci insieme con le paure per farle diventare " cose paurose" visibili e controllabili. Le emozioni forti che generano ansia possono essere riequilibrate se l'adulto sa  mettersi  all'altezza degli occhi di un bambino e guardare il mondo secondo la sua prospettiva. 
Ogni giorno, poi, può diventare una opportunità genitoriale di infondere coraggio nelle piccole iniziative o passaggi di crescita.

Nella fase 3-5 anni animistica dei bambini , prezioso è, per esempio, il contributo delle fiabe , dei giochi, burattini, etc che  parlino delle loro paure in modo non diretto e per immagini.
Utile anche leggere o creare delle fiabe che abbiano per protagonisti i personaggi paurosi che diventano più ridicoli o comunque con un punto debole che li renda vulnerabili. Essi ,cosi, possono,  trasformarsi da nemici ad amici preziosi. Il poterli sconfiggere, poi, aiuta i più piccoli a sperimentare la loro autoefficacia e  possibilità di gestione diretta.
Anche il disegno può divenire un  colorato alleato attraverso cui si invita il bambino a tirar fuori dalla mente il personaggio pauroso e a farci amicizia
La musica e i giochi corporei  rilassanti possono anche far "sentire" la paura dove abita e dove racconta qualcosa di se stessa

Il buio, paura abbastanza diffusa, può essere affrontata con un pupazzo amico fedele o una luce accesa che dona conforto.
Se il genitore propone delle soluzioni educative affini al mondo e alle capacità di elaborazione  del bambino, il dialogo si fa aperto, attraverso un supporto e una accettazione che sono pilastri relazionali

Anche La natura abitata  insieme ai genitori, può diventare un libro aperto dove si evidenziano ma anche si superano  queste paure  evolutive. 

 
A tal riguardo ho scritto un e-book con la casa editrice Edida intitolato - Filastrocche Pollicine pollicine/https://www.edida.net/filastrocche-pollicine/



Ho scritto, inoltre,  recentemente una filastrocca dedicata ai bimbi ( 5-8 anni) che ha per protagonista un lupo e due amiche che si raccontano  e sostengono in questa paura



FILASTROCCA: La paura del lupo


"Chi ha paura del lupo Marameo?" Chiese Rori la formica

alla lumaca Ade infreddolita.                                                     

 Fuori nevicava con fiocchi grandi e leggeri, da poco...  

 e Le amiche erano sedute in casa, davanti al fuoco. 

 

Rispose la lumachina " Sicuramente io, 

anche se non sono un grasso pulcino pio!

Mi mangerebbe dentro un panino

o come un tenero spezzatino.

Quando lo penso, il mio cuore batte come un tamburo

Sai, ho paura, metti la tua mano calda qui che mi sento al sicuro "   

Disse Ade la lumaca spaventata,        

pensando che se il lupo l'avesse nel bosco incontrata,

in un  sol  boccone di lei si sarebbe fatto, fosse  quasi una frittata!


“E’ vero: La sua bocca é spesso spalancata     

ma non per mangiarsi una lumaca!”

Rispose Rori con un sorriso, 

Spostando i capelli dal suo viso.


Estrasse dalla tasca, velocemente

un piccolo ma grosso dente

“Questo lo ha perso Il lupo Marameo    

mentre insieme giocavamo ad un torneo " 

disse la formica senza nessuno sconto

e proseguì il suo racconto


 “Un giorno, Lui rincorreva divertito le farfalle rosse e gialle molto aggraziate 

 Ed erano così belle e colorate che non le avrebbe mai mangiate.   

Sue grandi e care amiche lui proprio nel cuore le sentiva    

e con loro   andava a correre nei prati e davvero molto si divertiva.  

Ma accade che, in un giorno d'estate,

quando di corse sono ricche le sue giornate

ha battuto il suo muso appuntito

su un grosso tronco di castagno e di viola l’ha colorito                       

Così il dente gli è caduto in quello scontro

e le farfalle lo hanno aiutato tutte intorno.  

Lui  ha iniziato   piangere, disperandosi con grandi lacrimoni

e  ha  alzato al cielo ululati, chiamando temporale e nuvoloni! 

 Con cura le farfalle lo hanno accolto e coccolato 

e dalla brutta ferita poi medicato.


La lumaca al racconto dell'  amica

parve subito alleggerita.  

"Cara Ade  eccoti il lupo spaventoso

 che sa “anche”  essere  allegro e gioioso! 

Non ha mangiato nessun bocconcino

in quel giorno in cui si divertiva in  giardino 

 dalle farfalle si è fatto coccolare,

 e dalle loro ali  accarezzare! 


 Le due amiche si abbracciarono e compresero la lezione

Che in ogni paurosa questione

Vi è la via di uscita….

Che sorridere fa alla vita

E’ bello scoprirla insieme

e dirsi che ci si vuole bene.

L'amicizia è una preziosa cura

per superare ogni paura!!!!



 ( 25 Gennaio 2021)

lunedì 17 maggio 2021

L'aquila della notte e del giorno. Fiaba che racconta che il buio e la luce sono due lati della vita di ogni uomo, entrambe con valore

 Anni fa scrissi una fiaba  dedicandola ad una persona a me molto  cara. 

Certi incontri cambiano la nostra vita perché aprono i nostri orizzonti e sguardi sul mondo, li rendono più ampi.

Tale riflessione di  caratteri opposti, rappresentò per me una occasione per integrare  lati di me che non conoscevo ma che lo spazio dell' incontro permetteva di sperimentare.

Questa fiaba simbolicamente mi è stata preziosa per raccontare tutto questo.

Racconta che in un giorno solo, vi è interezza tra notte e  sole luminoso ,come nella vita di un uomo sia la  luce che ombra restano le facce di una stessa medaglia.

L'aquila e la civetta vengono presi a prestito come rapaci abitanti il notturno e il diurno, per raccontare cosa sia la dualità che trova nella sua piena riflessione, complimento.

L'unione nell'albeggiare.

Mi è capitato di assistere, una volta sola,  alla nascita del sole e allo spegnimento delle stelle in cielo: il passaggio di testimone tra notte e giorno avviene in un momento, brevissimo, molto luminoso e di massima intensità. Capita che la civetta canti e risponda l'aquila quasi si scambino le consegne.  

La natura,  come sempre, ci è maestra dello scioglimento di questa scissione tra buio e luce nella Bellezza come valore ed integrazione di opposti ( brutto  e bello, giusto e sbagliato, vero o falso, buono e cattivo, et) .



L'aquila della notte e del giorno 


Fiaba dedicata a chi crede ancora nella cultura dell'umiltà e dell'incontro.




Fiaba  classificata tra le cinque vincitrici del concorso nazionale ”la favola bella” di Legnago 2009 )
      



C'era una volta un'aquila maestosa, forte nel suo volo a falcate.

Tagliava l'aria senza paura e si faceva trasportare dal vento

che impetuoso soffiava ad alta quota, lassù vicino al Grande Spirito.

Il suo sguardo attento scrutava la terra e partecipava ad ogni piccolo movimento della natura.

Solitaria conduceva le  battaglie per la sua sopravvivenza e non chiedeva niente a nessuno.

Non le avevano insegnato a chiedere.

Chiedere significava essere deboli, bisognosi.

Non poteva permetterselo: era un rapace.

Ogni animale la temeva e provava verso di lei un reverenziale timore perché era l'unico uccello in grado di spingere il suo sguardo oltre l'orizzonte.

Volteggiava appena avvistava una preda; precipitava in picchiata e senza toccare il suolo afferrava con il suo becco ricurvo l'animaletto che, ignaro, si rotolava in una lotta in cui a vincere era sempre uno solo.

Non aveva mai perso.

Nelle guerre era sempre vittoriosa.

Animata da forte volontà non si scoraggiava se il suo andare era ostacolato dalle intemperie.

Quel giorno, l'aquila volava  senza meta, sola e silenziosa:

le avevano insegnato ad amare i silenzi più che  a lanciare grida stridule nell'aria. Urlare poteva significare: avere paura; non era possibile, non nella sua specie.

Era così immersa nel suo andare che non si accorse che a guardarla, giù nel fitto bosco c'era una civetta.

Una civetta che, per un momento, aveva deciso di oltrepassare il confine del buio e avventurarsi nei bagliori del sole.

La civetta, proprio perché i suoi occhi erano abituati alle tenebre, era chiamata  dagli uomini l'aquila della notte e vedeva ciò che ad altri sfugge in assenza di luce.

Quell'animale si trovava, in quel mentre, disorientato ma eccitato all'idea di nuove scoperte.

Guardò in alto  e vide l'aquila.

L'ammirò e, per un attimo, pensò che avrebbe voluto diventare come lei, alzarsi così maestosa in quei voli.

Senza paura, con coraggio.

Ma era  goffa,  la sua vita era più semplice, abituata a mangiar topolini, a riscaldarsi nelle case diroccate che comunque le davano un caldo tepore a cui ritornava stanca con fiducia. I suoi battiti d'ali erano senza rumori e nessuno riusciva a sentirli. 

L'aquila viveva nelle più alte vette  e respirando l'aria rarefatta e pulita dei mattini costruiva i suoi nidi sulle rocce, in terreni impervi e irraggiungibili.

La civetta pensando a questo, abbassò lo sguardo e pensò a malincuore che non si sarebbe mai potuta incontrare con quell'amico rapace.

Erano troppo diversi, troppo lontani.

Accade però che alle volte i pensieri si incontrano e fu così che l'aquila, quel giorno, decise di superare un confine:                                      

volle guardare a terra non solo per mangiare  e trovare una preda, ma per osservare con umiltà la vita di qualche animaletto. Qualcosa di diverso le avrebbe potuto raccontare, anche se da lassù oramai conosceva molti aspetti della vita.

Incontrò lo sguardo di quella civetta.

Nei suoi occhi,  grandi e aperti, abbassandosi in volo, vide le  notti più buie, si immerse nei silenzi più profondi e conoscendo quanto erano grandi gli spazi del cielo con il sole, ammirò la bellezza delle stelle della notte  con la luna.

Vide i sogni di saggezza degli uomini, il loro sonno ristoratore e l'amore delle notti. La dedizione dolce di una mamma per il suo bambino alzata al suo capezzale; il rispetto di un figlio per il proprio padre ai piedi del letto della sua sofferenza.

Quante emozioni trovò nella notte...lei, aquila, abituata alla luce, alla certezza del giorno, chiaro, dove tutto era prevedibile.

Lì nella notte...tutto era possibile, tutto era contemplato e  inaspettato.

La civetta, ammirata dal  volo basso di quell'uccello reale, osservò  con curiosità la  sua forza  e nelle sue ali sentì la frizzante freschezza dell'aria di alta montagna, la bellezza dei voli di libertà, la dolcezza e l'ebrezza  di lasciarsi andare ad alte quote senza la  paura di precipitare.

Vide attraverso di lui quanto era bello vedere lontano, al di là del visibile oltre l'orizzonte. Ammirò il coraggio della sua solitudine.

Impararono insieme, in silenzio.

Poi, l'aquila si alzò nuovamente in volo alto  e la civetta si

preparò per la notte.

Da quel giorno, con umiltà, due animali diversi per abitudini  

e sguardi verso la vita si incontrarono con rispetto.

Tutto ciò che vive può cambiare.



(Fiaba  classificata tra le cinque vincitrici del concorso nazionale ”la favola bella” di Legnago 2009 )

     



mercoledì 5 maggio 2021

I colori e i bambini: un universo da abitare

 


 


 

Amo osservare  i bambini  mentre colorano e dipingono.

Sono immediati, alle volte attenti, altre istintivi.

Si concentrano e lasciano parlare le loro emozioni.

Li vedo sempre più spaventati davanti ad un foglio bianco ma quando lo riescono ad abitare, i loro pensieri diventano poesie e racconti profondi.

Hanno  la capacità, mentre parlano,  di far filosofia: sull’amore, sugli altri, sul cuore, sulla vita.

Li ascolto attenta e sempre più stupisco della loro capacità intuitiva  e guardo i loro occhi aperti su di un mondo che noi vediamo e immaginiamo  poco, presi come siamo dalla corsa frenetica verso” il fare” del mondo.

Da loro continuo a imparare molto, perché mi riconducono all’essenziale, senza sovrastrutture!

Dall’essenziale non si sfugge.

Lo si deve guardare.  

I loro pennelli, matite, pennarelli, pastelli, etc  si riempiono di sensibilità e tenerezza  e spesso, sono voraci di colori intensi o  di sfumature.

Mentre spaziano con le immagini, facendo esperienza con i diversi colori, magari, utilizzano l’acqua per diluire l’impatto, quasi  essa rappresenti  una calda  affettività a cui affidarsi.

Abilitare la forza creatrice di ogni bimbo, significa  aiutarlo a diventare da adulto una persona che  “sa fare strategia  di se stesso” e delle proprie risorse e non si difende dietro al “non so disegnare” sul foglio e  nella vita.

Oggi sappiamo come molto spesso i più piccoli siano educati alle performance  (non andare fuori dal bordo, fotocopie da colorare, etc) più che al gesto creativo.

E’ importante   Stimolare i bambini  alle attività  cognitive  ma fondamentale è associarle alla esplorazione di altra natura ( il disegno in questo è  utilissimo )

L’uso de colori  è fondamentale  per il bambino sia  per riconoscere  che per  riconoscersi.

 

Le tappe evolutive dell’uso del colore ( molto brevemente) sono le seguenti:

 0-3 anni

Si inizia giocando con i colori a  “prenderli  in mano” e vedere come funzionano  sperimentando  il gioco di  punti, tratti e cerchi, etc.  In questa fase  l’attività grafica non è  ispirata da ciò che si vede, quindi,  dalla realtà  quanto l’immaginazione e l’affettività fanno da guide: vengono, quindi, scelte  tinte forti e i colori non hanno alcuna corrispondenza  con quelli degli oggetti di uso quotidiano e della vita famigliare. Può succedere che il cielo venga colorato di rosso  perché al bambino piace il rosso , altre volte sceglie di usare un determinato colore perché esprime l’emozione che ispira lo stesso

3-6 anni

Il bambino di tre-sei anni ha una passione  per i colori: le tonalità sono molto intense  quanto più il bambino è piccolo. L’insegnamento e la didattica   educano al colore ma lo raffreddano. Lui ama l’intensità  delle tinte, espressione delle sue emozioni primarie. Sino ai  7-8 anni il bambino colora ancora sotto  questa spinta che si modula pian piano, secondo una modalità di scelta che risente del modo soggettivo di vivere i colori. I contrasti ( rosso/blu etc, i confini  del foglio sono superati ma anche ricercati come contenimento, ma il bambino è nella fase in cui sta costruendo  la casetta del suo Io.

7-10 anni

Crescendo, il bambino capisce che c’è una relazione tra un determinato oggetto ed il colore da attribuirgli. Ad esempio, rappresenterà sempre con il colore azzurro  il cielo, fino a che non ne vedrà  che magari il  cielo possiede altre sfumature perché le ha osservate insieme alla mamma o un amico. I colori diventano atto dialogico e di condivisione. Le esperienze   di vita sono utile palestra per l’ apprendimento di nuovi modi di vedere    

 

Bambini e colori: 10 e oltre È solo verso gli 11-12 anni che il bambino tenderà ad usare i 

colori nel modo più realistico possibile e si accorgerà che non è detto che un oggetto possa 

riportare sempre lo stesso colore.

 


"Essere Genitori" : tante storie educative

 

Ho sempre creduto nel valore profondo e simbolico delle fiabe. 

Quando ero bambina, ne ero una "fruitrice" curiosa poi, da madre, ne ho fatto tesoro e insieme a mia figlia piccina, ne  abbiamo esplorato il mondo immaginario, terreno “soffice e neutro ”del nostro incontro. Ho proseguito da  pedagogista a utilizzarle nei laboratori creativi ed infine, ho iniziato a scriverle  attraverso un mio stile di scrittura, dedicandole ai più piccoli .

Le fiabe  hanno infinite potenzialità educative e immaginative, simboliche; possono essere paragonate ad una  forma di internet dell'immaginario, con link, file pronti ad essere aperti ed esplorati.

Devo riconoscere che le storie più belle me le hanno raccontate i bambini, inventandole dal nulla e creandone i personaggi con la plastilina o qualsiasi  dono della natura, durante i  laboratori creativi. I Protagonisti  vengono immaginati dai più piccoli  con una immediatezza che lascia sempre stupiti; le  vicende  si intrecciano seguendo un filo sottile che le unisce, con un senso unico ed irripetibile.

Anche i  genitori raccontano le loro storie  educative, non sempre facili! 

Immaginiamole, per un momento, con le chiavi di  lettura di una fiaba…

Esse, per esempio, hanno  infiniti ostacoli, potenzialità e alleati da chiamare in campo. Possono attecchire a  particolari chiavi di magia, presenti in ogni famiglia che vengono  recuperate  per affrontare le situazioni di difficoltà.

Ogni storia genitoriale può affidarsi alla “fiducia” e “alla pazienza” che sono  delle fate madrine buone; sono bacchette magiche  che possono generare serenità, un terreno utile per ogni passo in più di crescita.



 

Molto spesso il lieto fine o la conclusione felice è dato non dal risultato, ma dal cammino segnato per raggiungerlo e dall'averlo cercato insieme. Tutti, alla fine, si rivelano eroi, in diverso modo e con diversi ruoli, perché hanno messo in campo molte energie per portare a termine il proprio compito.  

Nei racconti di mamma e papà, qualche folletto burlone poi, fa capolino nella  loro capacità di giocare, divertirsi e fare di ogni occasione educativa una divertente forma di apprendimento insieme ai propri figli . 

Streghe, antagonisti, etc.abitano le storie di genitorialità e  rappresentano le  molte paure, inadeguatezze, emozioni negative, fallimenti, etc  ma ciò che più conta  è che ognuna di queste difficoltà, ci ricorda  che gli ostacoli, definiti  insormontabili, possono essere invece occasione di cambiamento e di rinnovamento. Ci fanno interrogare sui passi educativi compiuti o sulle difficoltà individuali da guardare più a fondo e per cui chiedere aiuto.

E per parlare ancora di racconti genitoriali: divieti, infrazioni, allontanamenti, ritorni, mancanze, pretese, mediazione, consenso, salvataggio all’ultimo momento, etc  non sono forse i modi di attraversare la relazione genitori/ figli nelle diverse fasi di crescita?

Esistono poi le figure che sostengono la genitorialità come “i magici” nonni, ogni figura parentale e gli  amici  che possono rappresentare gli  alleati di ogni  percorso educativo allargato.

I professionisti impegnati  in ambito familiare in diverso modo e con diverse competenze, insegnanti, educatori,  animatori, psicologi, pedagogisti, mediatori, pediatri, etc. e tutti coloro che i genitori e i bimbi  sentono preziosi, tramiti dialogici, possono diventare aiuti  significativi alla scoperta o a sostegno di personali potenzialità.

Esiste, poi, un racconto composto di tante storie familiari intrecciate, di avi ed antenati  che sono da ricordare;  volti e nomi che hanno avuto storia e dignità e, per questo, sono importanti da recuperare con l’aiuto  di vecchie fotografie di tempi lontani, guardate insieme. L’ascolto di  racconti orali tramandati, seguiti con attenzione, diventa la colonna sonora di un puzzle di accadimenti  che si incastrano  perfettamente, generazione dopo generazione . “Dare forma” alla storia alle nostre spalle, può essere fonte di scoperte, similitudini, assonanze, etc. che generano appartenenza.     

Per concludere, ogni bimbo, “ascoltato attivamente”, ha parole significative, efficaci da donare, attraverso le quali si rivela. Uno strumento magico diventa così, il suo linguaggio verbale e non verbale.

La genitorialità' che ha occhi, orecchie e parole unite insieme, genera la più importante relazione di mutamento: riconoscere “il valore peculiare e potenziale” dei propri figli  e spingerli verso la vita, perché  si realizzi la loro fiaba più bella. 

 

 

I vostri figli

 

… e una donna che aveva al seno un bambino disse: parlaci dei figli. Ed egli rispose:

 

I vostri figli non sono figli vostri...

sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.


(Kahlil Gibran) 

 

 

 

 

 

lunedì 3 maggio 2021

Fiabe nei vecchi libri: viaggio di simboli e immagini

 


Conservo con cura, vecchi libri di fiabe
Lì acquisto a pochi euro ai mercatini dell’usato
Eppure li sento preziosi perché il valore è qualcosa che si dona
Molto spesso non ha nemmeno a che fare con il valore economico in se stesso !
Le fiabe sono un mondo antico e immaginale di simboli , archetipi
Abbracciano con tenerezza il linguaggio e il modo di pensare dei bambini ma non solo ...
anche del bambino in un adulto!!!



Il gioco degli opposti crea mutamento...

Per ogni qua c’è sempre un là…

per ogni se c’è sempre un ma…
per ogni su c’è sempre un giù…
per ogni men c’è sempre un più.”
— “Questo il mondo fa girar”
dalla Spada nella roccia (Walt Disney)













Lettera al maestro Benito Beltrame della Val Colvera

Caro Benito, Di te ho un caro ricordo ed oggi , giornata di primavera che tu amavi molto insieme ai suoi tanti fiori, ripenso a te con grat...