La torre
Storia dedicata a chi
crede che ogni essere umano è un “essere spirituale” che vive esperienze
“umane” in contatto con la sua fragilità
C'era una volta una torre.
Costruita con grossi
blocchi di pietra, si esibiva nella sua
evidente maestosità.
Le sue piccole fessure
rettangolari raccontavano, se il vento le attraversava, anni di storia e di battaglie.
Lei, la torre, attaccata
dai nemici aveva sempre resistito a tutto, anche alle alabarde e alle palle infuocate di pietra lanciate con
violenza sulle sue pareti
Era Alta, austera e
sovrastava tutto il paese.
Resisteva a tutti i venti
e anche allo stormire degli uccelli in volo che l'avvolgevano come un manto
nelle notti di tramonto.
Il sole accarezzava
gioioso la torre con i suoi raggi, ma il
contatto con la pietra fredda, davano al mastero solo un leggero tepore.
Ricordava, nelle notti di
solitudine, quando tra le sue quattro pareti, principesse e cavalieri si erano
intrattenuti in banchetti, in canti e danze che le avevano donato allegria,
riempiendola di suoni d'amore.
Alle volte lei rideva
delle case vicine che semplici e umili
si aggrappavano sul dirupo.
Rimanevano in piedi quasi
per miracolo, sostenendosi l'uno l'altra.
Costruite con l'argilla,
dubitavano della loro tenuta e si preoccupavano per il loro futuro
Parlavano tra loro, con un
brusio sommesso e si donavano tepore con le parole e le giornate di condivisione.
Le loro crepe evidenti, avevano donato asilo a qualche uccellino solo
e infreddolito dall'inverno. I topini, con il loro correre veloce, avevano
portato negli anfratti molta terra per costruire la loro tana.
Grati per quella
accoglienza, gli animaletti riempivano quelle vecchie stamberghe di sorrisi e
dolcezza.
La torre non aveva dubbi
sulla sua resistenza. Non aveva buchi, non aveva inquilini che la disturbavano.
Aveva sempre resistito era stata costruita per
questo.
Un giorno arrivò il
terremoto.
La terra tremò, come un fremito inaspettato
attraversa la pelle, nel freddo dell'inverno.
Le onde del terreno
crearono un movimento violento.
Fu un attimo.
Le vecchie case, tenendosi
l' un l'altra, iniziarono ad ondeggiare sul terreno.
Ballarono come fosse una
danza e i topini, gli uccellini con esse.
Come sugheri leggeri
rimasero a galla in quel mare di terra in tempesta.
Non sapevano se sarebbero
sopravvissute a quel terremoto, ma il dubbio c'era sempre stato, e quel
sentimento le aveva rese forti .
Le aveva fatte partecipare
con fiducia agli accadimenti della vita.
Il dubbio era diventato da sempre la loro certezza.
La torre, sicura e ferma,
non partecipò con le sue pietre alla danza della vita.
Resistette strenuamente.
Era costruita per questo,.
Quel movimento della base,
che qualcuno aveva stabilito al di sopra del mondo, risultò imprevedibile.
In un attimo crollò.
Rovinosamente.
In quella caduta, rivede
la sua vita passata.
Poi, fu tutto ammasso di
pietre e polvere bianca.
I topini spaventati ed
increduli corsero a vedere che cosa fosse accaduto.
Ciò che era sembrato a tutti così certo, ora non c'era
più.
Qualche animaletto si mese
sotto braccio qualche calcinaccio per costruire
la sua nuova tana.
Piccolo dono di una torre.
Dono di torre nella sua
fine.
Dono di torre di sé al
mondo.
Un mondo che amando la durata di quella torre, accettò
anche la sua caduta.
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