martedì 26 gennaio 2021

Andare per fiabe.....alcune mie riflessioni

 

                                          “Andare per fiabe...”

...ogni fiaba, ogni disegno crea tra adulto e bambino “uno spazio” di incontro. Non tutti i nostri incontri diventano spazi relazionali...ma restano luoghi. (Alberto Panza)

il bambino ha bisogno d'idee sul modo di dare ordine alla sua casa interiore, per poter creare su tale base, l'ordine della sua vita...a questo servono le fiabe!” (Bruno Bettelheim)







Il mio primo incontro con  il mondo delle fiabe che è avvenuto quando ero piccola  e  la nonna materna mi leggeva dei racconti bellissimi  tratti da un vecchio libro impolverato, regalato a lei quando  era bambina. Lo  andava a prendere nel ripostiglio, quando mi vedeva arrivare trafelata, per passare  qualche ora in sua compagnia.

Aveva bellissime immagini  che si potevano muovere e mi aprivano dei mondi a me sconosciuti e fantastici e la loro visione mi faceva stare bene. Non ricordo quelle fiabe se non vagamente, ma ho ben chiaro, mentre le leggevamo,  il ricordo del profumo di lavanda  delle lenzuola della nonna e della fragranza di violetta della sua camicia da notte ricamata che mi riporta ancora oggi al  tepore dei suoi abbracci prima di addormentarmi.

Ripenso  anche al nonno che sapeva costruire delle intricatissime  invenzioni come il mitico carretto del far west e insieme a lui  e a quel mezzo traballante immaginavo di partire per avventure fantastiche ed entusiasmanti.    

I miei genitori mi amavano molto ma erano troppo indaffarati a” sbarcare il lunario”, per trovare il tempo di fermarsi a leggermi le storie. Ma i nonni Loro mi hanno insegnato l'amore per la lettura, per i ricordi, per gli oggetti antichi, passione  che ancora  oggi coltivo. Mi hanno nutrito con amore,  non solo attraverso le fiabe ma anche  attraverso i racconti famigliari. Saghe di paese intricatissime, di guerre, di streghe, di donne buone, di canti lontani, di filastrocche, di amori infranti, personaggi particolari, etc.

In quei momenti ho trovato, attraverso i racconti ,uno spazio di incontro con i nonni e le mie radici.

“Lo  SPAZIO DI INCONTRO” è una complessa ed intricata rete di messaggi verbali, non verbali, emotivi ,etc che rende “significativa” una relazione.

Nella vita non ci incontriamo  infatti con tutti allo stesso modo.

Ho continuato , per quanto mi è stato possibile, con mia figlia quel viaggio iniziato tanti anni fa.

Tramandando  il bagaglio di ricordi ,storie immaginarie o reali che a me fu affidato con amore. Mia figlia mi ha sempre  ascoltata in silenzio o facendomi domande e mi diceva :“ Mamma mi rilasso...”

Sento che questo incontro che è avvenuto da piccina e attraverso i  racconti ha fatto bene a me e a lei perché ha nutrito la nostra relazione.

Ricordo anche i passaggi condivisi in  biblioteca comunale per “sperimentarsi" nella ricerca di qualche volume

In effetti, leggere fiabe è come iniziare un cammino, entrare in un bosco e lasciarsi prendere e perdersi tra i suoi  colori, profumi e  rumori...un animaletto corre veloce, un fungo fa capolino tra il muschio.

In questo mondo il rito e tutt'uno con il magico, l'imprevisto è importante anzi ricercato, dove è reale la fantasia e fantastica la realtà, dove la potenza dell'immaginario genera possibilità, traccia strade, favorisce  scelte, prospetta percorsi evolutivi.

                 

Usando un linguaggio dei nostri giorni direi che ogni fiaba è un ipertesto, crea collegamenti, link,libere associazioni, rimanda a un altrove e a un altrimenti, un internet dell'immagnario!

La fiaba è un ponte gettato dall'età adulta all'infanzia e viceversa.

Si sta scoprendo il gusto di percorrerlo, di usufruirne e di viverlo sia nei rapporti con i figli, sia nei percorsi educativi o didattici, nelle scuole ; qui si mimano storie, le si leggono, rappresentano, disegnano,etc.

Questo è un bene, perchè fa bene!

Troppo spesso incontro bambini silenziosi davanti ad un foglio bianco, muti di fronte ad una storia da inventare insieme.

Creare non è solo un gioco, ma è una esperienza che ha forti potenzialità educative  che verranno sperimentate quando si diventa adulti e si andrà ad affrontare la vita! Con la creatività della fiaba e non solo, si  invita  ognuno a superare le proprie  rigidità   e a  scoprire nuove possibilità, a confontarsi con gli avvenimenti  imprevisti e a trovare delle strategie per superarle.

Oggi  da bambini...ci si scontra-incontra con il foglio bianco e si inventa!

Domani  da adulti...si affrontano le secche dell'esistenza, e si trovano i modi per superarle senza restare immobili, annichiliti, magari arrabbiati perchè le cose non funzionano!

I piccoli amano le fiabe e i racconti. La ritengo una efficace “omeopatia” fatta di piccole dosi di saggezza, prese in modo dilazionato.

Ho sperimentato come mamma prima, come pedagogista poi, che ricercano in particolare  la vicinanza  emotiva  che si instaura nel raccontarle.

Tra genitore e figlio si  crea  una atmosfera magica di grande complicità e calore.

Alle volte diventa un evento fatto di rituali in particolare quando  accompagna il momento del sonno

E proprio qui può rappresentare un tramite, per modulare il percorso di separazione bambino- genitore. Dormire è lasciarsi andare, quindi se accompagniamo questo viaggio con un racconto, aiutiamo  il bambino ad aver fiducia in quell'atto.

Può capitare che lui desideri leggere o meglio ripetere all'infinito la stessa storia.

Questo significa che lui “ha bisogno” di quella storia in quel momento della sua crescita.

Quel racconto sta probabilmente riproponendo un vissuto che c'è nel  suo cuore e lo "cura" con la medicina dell'immaginario.

Mi ricordo, ad esempio, della bimba che mi chiedeva sempre  di leggere la fiaba di Hansel e Gretel proprio quando aveva più difficoltà con il cibo!     

 ...o di quel fanciullo molto arrabbiato con la mamma quando lei aveva iniziato a lavorare  lasciandolo dai nonni, che rivedeva sempre in videocassetta o dvd la fiaba di Biancaneve e della matrigna!

Vedere i propri sentimenti “non belli” nei confronti della mamma attraverso una fiaba, lo  ha aiutato in quel passaggio delicato.

I personaggi in cui il bimbo si identifica sono degli archetipi o simboli del suo immaginario che lo sostengono, sorreggono nella crescita anche nelle sue parti ombra.

Ma c'è differenza tra fiabe e favole e molto spesso noi usiamo i termini dando ad essi lo stesso valore.

Le fiabe raccontano gesta di eroi umani e immaginari, principi e principesse, streghe, maghi e re.

In genere l'eroe positivo viene insidiato dall'antieroe e sembra stia per soccombere, quando, per un intervento magico, tutto si risolve per il meglio ed il bene trionfa!

Le favole ,invece, hanno una struttura narrativa più semplice e breve, i protagonisti sono di solito degli animali parlanti che con le loro esperienze ci dimostrano una sorta di saggezza popolare che si concretizza nella morale esplicitata alla fine della favola.

I genitori non si spaventino, quindi, nell'usare fiabe o favole con personaggi paurosi.

Mi viene chiesto spesso se è corretto esporre il proprio figlio a racconti apparentemente “negativi”

in cui c'è un orco, un lupo, un acchiappasogni, etc.

Questo può essere utile perché il bambino in esso proietta molte delle sue paure, sentimenti, rabbie che altrimenti resterebbero nel suo cuore. “Vedere” questi elementi interiori trasformarsi in personaggi paurosi, ma controllabili lo può tranquillizzare

Può accadere che leggendo le fiabe, personaggi terribili  diventano ridicoli, altri indistruttibili vengono il più delle volte “combattuti” e sconfitti,  tutto questo, rassicura i più piccoli. Per un lupo c'è sempre un cacciatore; per un orso scontroso sempre una fatina; per un re cattivo un principe buono; etc

Per concludere ,desidero ricordare che in ogni famiglia esiste, inoltre, una sorta di mosaico fatto di racconti, filastrocche, episodi di antenati,etc

Raccontarli ai propri figli può essere positivo sia per noi  adulti che recuperiamo attraverso la forza di un ricordo il valore delle nostre radici; sia per i più piccoli perché si sentono parte di un sistema famigliare più allargato che ha reso possibile la loro presenza  e che sorregge il loro cammino verso il futuro


                                                                                    Dott. Rosa Rita Formica

                                                                                            (Pedagogista)

                                                                                      

 



lunedì 25 gennaio 2021

STELLA DI LUNA E IL PERFIDO GLUTEN ( fiaba per parlare di glutine ai bambini con problemi di celiachia) pubblicata sul sito SKUOLA.NET

 

STELLA  DI LUNA E IL PERFIDO  GLUTEN

la FIABA pubblicata  è stata pubblicata per alcuni anni dal sito SKUOLA.NET

e dedicata al glutine e al suo significato

 

In un regno di fiaba, tanti e tanti anni fa, in un castello abbarbicato su una montagna rocciosa, viveva un Re malvagio che portava un nome lunghissimo: Rico Etnad Ivid di Gronumbergo, per  pochissimi amici…si faceva chiamare ...Gluten



Il Re era ricchissimo e molto avaro, e ai suoi sudditi concedeva meno di nulla; era bramoso di conquistare terre e villaggi che metteva a ferro e fuoco, e sulle terre rase al suolo voleva poi che venisse seminato frumento che raccoglieva in gran quantità colmando d’oro e d’argento i suoi forzieri.

Per questo veniva chiamato Gluten, nome che deriva dal glutine, sostanza contenuta nel grano.

Gluten era diventato il Re più potente di tutte le terre ma mancava ancora al suo disegno di guerra e saccheggio, il piccolo villaggio di Grupi abitato da poveri contadini dediti alla coltivazione del mais.

A Grupi, in una casina di sassi piccola e graziosa sulle sponde del fiume Natisone, viveva una bambina di nome Stella di Luna, tanto piccola e minuta quanto forte e coraggiosa.  Lei non poteva mangiare il glutine perché  questa sostanza le creava dei grossi problemi alla salute. Però sapeva, insieme alla sua mamma, cucinare il mais in molti modi.

Gheorg, un omone con grandi baffi bianchi, buono, saggio ed operoso, era il miglior amico di Stella di Luna  , quasi un vero nonno e la proteggeva  moltissimo proprio perché l’amava.

Un giorno, che soffiava il vento, uno stormo di corvi neri si posò sul tetto della casina di sassi della bambina e accadde qualcosa di magico.

La piccola corse ad avvisare il nonno Gheorg, raccontandogli che uno dei pennuti aveva parlato dicendo che, di lì a poco, Gluten avrebbe distrutto il villaggio e quindi avrebbe bruciato tutti i campi di  prezioso mais.

  “Come potremo affrontare la forza del Re?”, si preoccupò la bambina.

“Affronteremo Gluten con l’astuzia e l’ingegno… difenderemo i campi di mais e, vedrai, avremo la meglio!”, rispose il nonno saggio sfregandosi  i lunghi baffi.
Il vecchio sapeva bene che chiunque, sia esso mostro o mago o re malvagio, ha un punto debole, basta saperlo trovare, e Gluten non avrebbe fatto eccezione!!! Gheorg era amico di Ododril, giullare di corte, di certo lui avrebbe capito sicuramente, quale è il punto debole del Re. 

Fu così che Ododril, giullare di buon cuore, decise di aiutare Stella di Luna e Gheorg, sapendo che, con canti e burle, e magari con l’aiuto di un po’ di buon vino, sarebbe riuscito ad ingannare il Re…

L’occasione buona si presentò quando Gluten, dopo aver banchettato, in un giorno di festa, mangiando e bevendo in quantità, chiese di ascoltare le melodie del mandolino del giullare.
Ododril allora mise in atto il suo piano e intonò una melodiosa cantilena che altro non era che un indovinello per il Re:

Ghirin ghirin gaia…
il gallo è sulla ghiaia
che becca il grano d’oro preso dal grande tesoro
che il Re custodisce gelosamente
e difende con il suo affilato fendente!
Ma come avrà fatto il furbo galletto
a non essere preso per il colletto?
Forse una magia dietro ci sta
che ha confuso le guardie di sua maestà…?”

 Il Re, preoccupato e incuriosito da quelle parole, si rivolse al giullare:

 “Che storia è mai questa? Quale inganno o scaltrezza ha usato il galletto?”

“E quale mai potrebbe essere, mio Re?” rispose Ododril, “Tu hai timore di qualcosa?”
“Ti risponderò in rima, caro giullare…” e così Gluten iniziò:

“Io non temo nulla, caro giullare
ma per potermi conquistare
forse basta saperci fare!
Vado pazzo per i dolci e le caramelle
le torte, i gelati e le ciambelle!
Sono un grande golosone
e mi riempirei il gran pancione
di un dolce buono come la gubana
che ha sapore di terra friulana.
Noci, cacao, pinoli e uvetta
sono avvolti in una sfoglia perfetta
che l’acquolina mi fa venire
e quasi mi sento di svenire!
Ahimè, nessuno la sa cucinare
e quindi la devo solo bramare…
ma se qualcuno troverò
che sappia donarmi questo dolcetto
avvolto in tondo come un salsiccetto,
buono con lui diverrò…”

Così il Re aveva svelato in rima il suo punto debole: sarebbe capitolato davanti ad una gubana.

Il nonno Gheorg conosceva Marta, un’anziana donna del paese che sapeva cucinare magnificamente  antiche ricette che custodiva in una vecchia scatola di latta colorata.

La chiamò  e le chiese una cortesia del cuore.

E fu cosi che nottetempo, con amore e pazienza, Marta cucinò un’ottima Gubana che, all’alba, Gheorg e Ododril furono  pronti a consegnare al Re.

Giunti nella sala del trono, i due si inchinarono al cospetto del sovrano, implorandolo ancora di non distruggere i campi di mais del paesino di Grupi.

“Mai nessuno si  è permesso  di dirmi ciò che devo fare! La vostra impertinenza sarà immantinente punita con la prigione!” urlò adirato Gluten

"Guardie prendeteli!"

Mentre i soldati tutti vestiti di ferro correvano al suo ordine, il nonno replicò:  

“Nemmeno per una ottima gubana sapresti rinunciare al tuo perfido disegno?” 

A quelle parole il Re strabuzzò gli occhi: “Una gubana?  Una gubana???Magari…”
E il nonno tolse prontamente dal sacco un profumato dolce che Gluten afferrò con ingordigia e lo mangiò quasi in un sol boccone.
Il Re era feroce ed avaro ma era un ottimo guerriero che sapeva  riconoscere il valore della parola data.  Accettò così il patto perché alla gubana di nonna Marta non vi poteva resistere!

Nel forno della casina di sassi, intanto, Stella di luna e  la mamma impararono a cucinare la gubana con la farina di mais grazie alla ricetta antica della nonna Marta e  ogni abitante del pase ne ebbe una fetta.

Gluten non disturbò più la quiete del borgo, né volle più far razzia dei campi di mais, perché  era proprio lì che  si producevano i dolci di cui andava ghiotto.
Gli abitanti di Grupi  si impegnarono nella costruzione dell’ANTICO FORNO DI NONNA MARTA, e da allora in poi ci furono gubane e dolcetti di mais per tutti!

Ogni storia finisce sempre con dolcezza….se è una storia bella.

 

 

 

FIABA : Endomì e il prontuario ( fiaba per sensibilizzare nei più piccoli l'uso del prontuario degli alimenti in caso di diagnosi di celiachia pubblicata su SKUOLA.NET

Mi sono occupata per diversi anni di aspetti pedagogici legati alla celiachia nella scuola e nei bambini.

Ho scritto con AIC LOMBARDIA E FRIULI VENEZIA GIULIA delle pubblicazioni rivolte   ai più piccoli a sostegno del lavoro di sensibilizzazione, conoscenza, divulgazione in chiave educativa di questo problema, sempre più diffuso tra le famiglie, visto l'aumentare, in questi anni, della sua diagnosi precoce. 

Le fiabe mi sono state utili per rendere più famigliari e leggeri i  termini scientifici che  i bambini diagnosticati, sentono, già da subito, pronunciare dalla voce ( alle volte preoccupata) dei loro genitori " IGEA, GLUTINE, PRONTUARIO, ENDOMISIO, EMOCROMO, Etc)

Cosi sono  nate le fiabe la vecchia Igea e gli amici  del bosco, il perfido Gluten, Endomì, etc

 

Endomì e il prontuario pubblicata sul sito SKUOLA NET

( docenti.skuola.net/fiabe-per-la-celiachia/endomi-la-detective-il-prontuario/ )

per sensibilizzare all'uso del prontuario degli alimenti distribuito dalle AIC regionali, testo che indica gli alimenti privi di glutine e  certificati

illustrazione prodotta  per la fiaba della brava illustratrice friulana arteterapeuta Linda Cudicio

 Lente spessa, fare ciarliero...

mi presento e come sempre faccio davvero!
Sono Endomì capelli rosso fuoco
sono una detective e non da poco.
Il mio amico Lachi ha un fiuto sopraffino
è un bassotto dalle lunghe orecchie e naso a cuoricino
Io da anni lavoro con serietà
a caccia di prove e reati di ogni qualità
Scovo tutti i malintenzionati
anche se si sono furbescamente dileguati
Il peggior nemico che spesso devo trovare
e  si riesce bene a mascherare
è il glutine in certi alimenti
che a prima vista sembran succulenti
Con la lente arrivo veloce
e guardo attenta ogni piccola voce
che è contenuta nella etichetta
guarda qui… aspetta… aspetta!
No! Questo non si può mangiare
attenzione ti devi fermare
tracce ci sono di glutine contenute
e per fortuna l’abbiamo vedute.
Endomì esulta! Evviva bambino
non ti farà male più il pancino.
Sono detective a tutti gli effetti
e per sfatare molti sospetti
con l’aiuto di validi collaboratori
ho scritto per lor signori
un Prontuario che renderà tutti contenti
e contiene  i sicuri alimenti
senza glutine e non contaminati
ad uno ad uno gli abbiamo cercati!
Quindi bambino fatti coraggio
trovato abbiamo un sicuro ancoraggio
Quando ti trovi in confusione su cosa mangiare
e tra patatine, caramelle, dolci non sai che fare
il  prontuario di Endomì ce l’hanno mamma e papà
leggilo insieme a loro e un grosso aiuto ti darà!


giovedì 21 gennaio 2021

FILASTROCCA: la strega alla festa delle zucche




 

La strega alla festa delle zucche.

 


Strega  stregona, strega stregassa

con la scopa nel cielo sorpassa,

con un rombo chiaro e deciso

con tutta l’aria nel suo naso storto e nel viso.

Bella lei gira con il gatto nero:

È la mia strega! Dico sul serio.

Ciao sono io….

Proprio io….

Mi reco alla festa delle zucche e di Ognissanti

e sino a gennaio di lavoro ne mando avanti

per far felici tutti i bambini,

nonni, adulti e anche i più piccini.

Amo le zucche  che  diventano fiori

E le  coltivo come fossero   tesori

Non le trasformo in cocchio come  fa la fata madrina

ma le utilizzo nei piatti in cucina,

o le svuoto con mio grande divertimento

e dentro un lumicino ci pongo come riferimento.

Le finestre si illuminano d’ intenso

ed io con la scopa giro cosi, in ogni senso,

senza entrare in collisione

con uno spalancato vecchio balcone.

Poi accade a novembre , ogni anno puntuale

se non arriva un rumoroso temporale,

che  ci riuniamo  in gioia e baldanza 

noi streghe, Maghi,  scheletri, mostri e fantasmi  in unica danza!!

E’ la  notte di Halloween, o delle zucche arancioni

Che vede tutti a cavalcioni

Di scope rombanti , motori assordanti, pietre rotolanti

Nuvole a vapore e stelli filanti….!

Nel cielo c’è grande confusione e un gran frastuono

ma quando arriva il maggiordomo

del castello antico  lui  apre  le vecchie stanze

e tutti ci divertiamo con tante pietanze.

Lui è una mummia che viene dal passato

Con delle fasce  ben ingessato.

Un tipo strano, un tipo allegro

ci apre la porta con spirito fiero.

Castagne, favette, ciambelle e pasticcini non ne facciamo senza,

sono  sulla tavola in bella presenza!

Candelabri, armature, arazzi, lenzuola danzano leggeri all’aria come  fossero in vita

Con gioia e piacere e aria  parecchio divertita.

 Nelle case, in quella notte di buio e di stelle

Si ricordano e raccontano le cose belle

Davanti al fuoco con la famiglia

Tutto tace e nulla scompiglia

C’è rispetto per il ricordo lontano

che  emerge dalle foto, dai racconti, piano piano….

E allora? Dai su veloci,

 bimbi battete a tamburo  le due noci…

 e cantate anche voi  con quel bel motivetto che dice…..

Dolce, dolcetto… scherzetto!!!

 

 

 

 

    

FIABA: La storia dell'orso del bel castello vincitrice del concorso online del sito" pianeta mamma"

 

La storia dell'orso del bel Castello

Fiaba dedicata a chi crede che il coraggio di essere fragili

Sia l'unico modo per essere forti

 



                                     

Gli orsi sono pelosi, solitari e hanno sempre l'aria imbronciata.

L'orso della mia storia non era così.

Pareva nato per stare in mezzo alla gente, sapeva tenere comizi nella piazza del piccolo paese di montagna dove abitava.

Tutti lo ascoltavano con gioia e si assiepavano a spintoni davanti al suo palco per udire le sue parole.

Lui era un orso saggio, ed aveva tanto da raccontare della vita.

Viaggi per mare, scoperte strepitose, battaglie difficili , amori travolgenti e tanti insegnamenti che aveva appreso anche con sofferenza.

Donava sorrisi e serenità a chi gli si avvicinava.

Si vestiva con pantaloni chiari di velluto e bretelle  a righe di tutti colori.

Viveva in una rocca, la rocca del Bel Castello, per cui tutti lo chiamavano “L'orso del bel Castello” .

La sua dimora aveva un bel  torrione con guglie di marmo bianco e lui la condivideva con la sua amica lupa,  stanca,  fiaccata ma  dal cuore arricchito da tante avventure.

Ma gli orsi non vivono da soli?

Sì, ma l'orso di cui vi sto raccontando  non amava la solitudine.  In questo si distingueva anche dagli altri saggi.

La lupa era molto solerte e premurosa ad accontentare il suo amico orso che golosone si sedeva a tavola affamato. Piatti prelibati, vestiti profumati alla lavanda da indossare, il fuoco sempre acceso.

L'orso del bel Castello gradiva quel calore che nasceva da un affetto sincero.

 

La lupa  aveva il pelo di colore scuro , era  magra ,scarna e pareva più vecchia di quanto non fosse in realtà.

Con gli occhiali calcati sul naso lungo e affilato,  si sedeva stanza al computer e aiutava l’orso, suo amico, in ogni incombenza.

Ma  un giorno accadde quello che succede sempre (e per fortuna, perché le storie altrimenti sarebbero monotone),ovvero accadde un imprevisto.

Già, l'imprevisto.

Dovete sapere che il nostro amico amava moltissimo il miele, la melassa. In quel paese, e nei dintorni, per uno strano incantesimo , le api non ne producevano più.

Si diceva che il mago Baluf, interpretando le costellazioni del cielo, avesse visto con il suo cannocchiale passare una strega  molto arrabbiata . Lei, per dispetto, aveva deciso di togliere  la dolcezza di quella produzione.

Quindi, niente miele.  

L'orso viveva tranquillo, diceva di non avere bisogni e desideri , del resto lui era saggio.

I saggi non ne hanno….cosi gli avevano insegnato suo padre e sua madre.

Però, in segreto, ogni tanto, sognava di mangiare un po' di miele e di spalmarselo in faccia sino a dentro al naso e magari anche nelle orecchie.

“Slurp!”

E perché no di farsi un bel bagno dentro!

Immaginava di tuffarsi nel liquido giallo, di nuotarci da mattina a sera e magari  di starci a galla  con il suo grosso salvagente!!!

“Uhmm….il miele!!!”

E si leccava il muso, chiudendo gli occhi.

Nascondeva questo desiderio a tutti perché un po' se ne vergognava. Un suo punto debole. Ma chi non ne ha? Anche i mostri ce li hanno.... i punti deboli.

E se noi li scopriamo, diventano nostri amici.

Voi piccoli li avete i punti deboli?

Credo di si, ce li ho anche io che racconto la fiaba.

Un giorno, di Ognissanti, quando  le zucche e le candele vengono accese nelle case e si mangia castagne a volontà,

sul tetto del castello del bel Monte si fermò una civetta.

Gufando alla luna piena riempì la notte di malinconici presagi.

L'orso che da giorni non riusciva a dormire perché il desiderio del miele era diventato più forte, aprì di slancio la finestra  di legno e strillò , come non faceva da tempo , a quell'uccello notturno.

“Vai viaaaaaaa uccellaccio !!! Bastaaaa……!!!”

“ Perché te la prendi tanto?” chiese la civetta

“Io sono così, bella ma inquietante, ho degli occhi grandi che guardano nella notte degli uomini e riescono a vedere cose non visibili ai più, ma il mio verso è orribile. Lo so. Lo accetto, non lo nascondo e cosi gli altri animali  mi vogliono bene! “

Così dicendo, gli si avvicinò con un volo leggero ed aggiunse: “ Racconta agli altri il tuo amore per il miele....gli altri capiranno, ti parleranno dei loro sogni  e te ne porteranno in gran quantità “ Detto questo, la civetta sbattendo le ciglia con suoi occhi di cielo stellato, volò via verso il bosco.

Da sempre si sa che le civette portano in luce ciò che è nascosto nella notte.

Cosi lei fece.

L'orso capì la lezione.

Chiuse la finestra e quella notte dormì.

Sognò di ascoltare, di essere saggio ma anche di raccontare a chi gli si avvicinava nel villaggio, della sua segreta passione, e immaginò a quanti  golosi di dolcezze  come lui avrebbe incontrato.

Così fu.

Alla rocca del bel Castello ritornò il miele.

Tutti diventarono molto dolci e più saggi.

Già, perché la saggezza della vita contiene la dolcezza di

qualche punto debole, solo così è umana e viene  non solo ascoltata ma applicata da tutti.

Chissà se l'orso vive ancora con la sua amica lupa,  credo di sì... spero solo abbia  accanto un grande vaso di miele e che ami mangiarselo e condividerlo con gli altri.

Non ha smesso di essere goloso.

E tu lo sei?

Se me lo racconti sorridiamo insieme.

 

 

( Fiaba Pubblicata su www.tiraccontounafiaba.it ha vinto il concorso indetto da Pianeta mamma)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FIABA: l'Amore per sè ha vinto il concorso indetto dal sito Pianeta Mamma

 

L'amore per sè





C'era una volta un prato.

Un prato con tanti fiori profumati.

Su nel cielo si sentivano le grida di tante piccole gocce d'acqua colorate dell'arcobaleno; si stavano divertendo un mondo tra di loro a mescolare il rosso con il giallo e il blu.

A un tratto, udirono un rumore strano, un cigolio lento e continuo.

Guardarono curiose giù, verso il basso, e videro una formichina molto triste che stava trascinando un pesante carretto.

Era ricolmo di provviste per l'inverno e tra esse un grosso seme di grano.

Lei pensava sempre a tutti, poco a se stessa, per questo era triste.

Cosi, quel giorno, parlava da sola, o canticchiava, non si udiva bene, e, nel frattempo, trascinava il suo peso.

Il sole, attento con i suoi raggi a donare calore a tutti in egual misura, osservò quella scena.

Con un grosso vocione disse:

" Formichina che ci farai con quel seme di grano?"

"Lo porto nella mia dispensa. Esso diventerà una preziosa farina per confezionare delle buone torte per i miei piccoli, questo inverno quando nevicherà e loro dovranno andare a scuola.

"Durante il freddo le formichine vanno a scuola . Non lavorano, ma studiano " rispose la formica.

"Sai, caro amico sole, il seme non è per me.."

"Davvero!!!Ohibò" Esclamò il sole facendo con la sua bocca un bel cerchio tondo per lo stupore

"Se vorrai ti posso donare una magia. Io ti vedo stanca" continuò il sole.

" Una magia? Quella delle fate?" disse la formichina fermandosi e asciugandosi la fronte con un fazzoletto di petalo di margherita.

"No, è la magia del mio calore, l'Amore grande che ho per tutti!" Proseguì la palla infuocata.

"Bene. Sono pronta! Ora guardo con attenzione" disse mettendo le braccia sui fianchi grossi di formichina.

Per magia, il sole ampliò i suoi raggi che divennero tanti, tanti e tanti ancora.

La sua faccia si fece rosso fuoco come quando si soffia dentro ad un palloncino.

Il semino, nel carretto incominciò a traballare...a traballare.....quasi stesse ballando.

Poi, come per incanto la sua buccia esplose.

"Punf!" questo fu il rumore che udirono tutti, un colpo di cannone.

Poi, piano piano, un filo verde, quasi fosse un serpentello, sinuoso, si alzò lentamente verso il cielo, con delle foglie larghe, delle grandi mani.

"Una piantina!!!" gridò la formica.

"Certo" rispose il sole "una bella piantina per abbellire la tua casa ordinata".

Poi, salendo verso il calore, lo stelo verde con un bocciolo finale esplose in un grande fiore rosso, gridando la sua gioia alle goccioline d'acqua dell'arcobaleno che osservavano la scena incuriosite.

"E ora attendi ancora.." proseguì il sole "Non sentirti sola. Siamo sempre uniti agli altri, anche nelle difficoltà!"

Tante farfalle come folletti, iniziarono a danzare e volarono colorate vicino a lei.

Deposero sul carretto tanti chicchi di grano dorato che si trasformarono in moltissimi biscotti, fette di pane, pasta, etc

"oh! Grazie" disse commossa e gioiosa la formica.

Con lentezza riprese il cammino, ma ora lei era felice e il suo carretto non era più pesante ma leggero, perché conteneva un fiore per lei, oltre alle sue provviste speciali.

Non si sentiva più triste e nemmeno sola.

Il sole sorrise e pensò che il calore dell'Amore può molte magie!!!

 

( Fiaba pubblicata sul sito www.tiraccontounafiaba.it ha vinto il concorso indetto dal sito Pianeta Mamma)

 

 

 

FILASTROCCA: la fragilità

 






Fragilità è un cristallo che si spezza in mille frantumi.

È negli argini distrutti dalla forza dei fiumi.

Negli occhi di un bimbo che guarda smarrito.

In un vecchio rannicchiato in un lenzuolo sgualcito.

E’ nelle lacrime contenute in occhi di cielo

oppure in una testa chinata in preghiera, coperta da un velo.

Nelle mani nodose insicure alla presa

in una barca al vento sospesa.

Guardo e respiro in me questa umanità

e mi riconosco in tutta la mia fragilità!

Vorrei essere per un attimo aquila silenziosa

che con i suoi voli solca il cielo maestosa.

Nulla pare infrangere il suo andare:

Il suo occhio sicuro sa dove orientare

Porta Le sue ali spiegate di penne scure,

affronta Le cime più innevate e le più alte frescure.

Lei è

Lei sa

lei va

Quello che è stato e quel che sarà.

Un bambino curioso strizza gli occhi al cielo

e un puntino con il dito segna sincero:

“”””””Evviva evviva, l’aquila è lassù!

Mi racconti la fiaba che me la porta quaggiù?””””

Chiede ai suoi genitori con dire speranzoso

e il suo sorriso è grande e radioso.

E io che li osservo da lontano,

mi dico sorridendo piano…..

“I sogni son speranze, fiabe o forse illusioni

ma donano agli uomini grandi barconi

per affrontare le avversità

ed abbracciano, così,  ogni fragilità.

Essi donano forza al cuore

Insieme al buon umore!!!”

Il sole alto scalda il volo di un aquila forte,

di fragili ha solo le piume

che  per volare diventano un fiume…….

Chi lo fermerà?

Evviva la fragilità!


FIABA: I colori dell'arcobaleno e i colori della vita

 I colori dell'arcobaleno e i colori della vita

 

Fiaba dedicata a chi crede che la creatività sia utile per il benessere dei bambini e dei più grandi  e al servizio della loro esperienza immaginativa. La natura preziosa alleata di stati d'animo e di sensazioni, in questa fiaba unisce grandi e bambini, eventi atmosferici e colori in una unica tavolozza: quella della vita

 

 

 





Era in arrivo un forte acquazzone.

Grossi nuvoloni grigi si addensavano pesanti all'orizzonte.

Presto sarebbe caduta  la pioggia.

Una scatola  nuova di colori ad acquarello era stata gettata da un bambino con noncuranza, sul  vecchio tavolo  di ferro battuto.

Si chiamava Stefano.

Lui non amava dipingere.

Preferiva sporcarsi nella terra e giocare con le macchinine o le costruzioni.

Gli animali  della fattoria erano stati sempre la sua passione e

con il papà li puliva e li accudiva.

Con la mamma raccoglieva le uova del pollaio per cucinare delle ottime torte  abbellite con la frutta dell'orto.

Quel giorno di primavera, il temporale stava arrivando.

Stefano era fermo inginocchiato su di una sedia di legno, e con la faccia schiacciata dietro ai vetri guardava fuori, preoccupato dal vento forte e dai rumori roboanti .

Si era cosi, dimenticato dei colori sul tavolo di ferro.

Anch'essi parevano spaventati di quello che sarebbe accaduto di lì a poco.

Qualcuno rideva comunque, rallegrato dal sole donato alla sua tinta; altri, invece, parevano più pensierosi.

“Se piove, i nostri colori si scioglieranno e non potranno più essere utilizzati per disegnare! Dobbiamo trovare una soluzione" disse il verde con preoccupazione ma cercando di rassicurare i compagni.

               

 I colori, erano nuovi e quindi non sapevano nulla del mondo delle diverse tinte e dei giochi dei più piccini

Lo dovevano imparare, come tutti i bambini, quando imparano  la lezione dalle maestre con curiosità.

“Come possiamo evitare che piova?” disse il rosso arrabbiato come sempre e con un grosso vocione

“Qui le cose si stanno mettendo male” replicò il nero  molto triste  e piagnucoloso

“Forse, il bambino uscirà di casa e ci porterà  finalmente dentro  al riparo” sperò fiducioso il giallo con un sospiro.

“ Io credo che dobbiamo farci forza e spingere insieme  la scatola sotto il ramo dell'albero; il ramo che  sto vedendo da qui! “ propose il marrone molto saggiamente.

“Ritengo che quando non eravamo colori ma solo una polverina , tutto andava meglio” aggiunse il viola con nostalgia sbuffando come uno stantuffo di un treno.

“Ragazzi, teniamoci calmi e non perdiamo il controllo della situazione” cercò di dire il blu, con tono sicuro, come un vigile con la paletta in mezzo al traffico .

Mentre le vocine parlavano, tutte insieme unite, i rombi del temporale si facevano sentire come tante auto in corsa sulla pista delle nuvole.

Iniziarono a cadere dei grossi goccioloni, poi, via, via la pioggia si fece più fitta.

I colori iniziarono a sentirsi bagnati, sempre di più.... e come per magia, iniziarono a sciogliersi.                           

 Al principio di questa danza, si sentirono le loro grida spaventate, poi, lentamente,  I colori iniziarono a

ridere....ridere...ridere. 

Si stavano divertendo!

Per magia il giallo si fondeva nel rosso e diveniva arancione; il giallo nel nero e si trasformava  in marrone; il bianco con il rosso: ecco il rosa.

Un arcobaleno di colori.

Sul tavolo   iniziò  a prendere forma una strana immagine, quasi un fiore di luce che si allargava a vista d'occhio.

Di corsa, Stefano, il bambino della campagna, uscì  di casa, incurante della pioggia che scendeva. Rimase fermo, a bagnarsi, stupito davanti al vecchio tavolo di ferro.

Quello che vide gli parve una magia.

Alzò gli occhi al cielo e in un angolino lassù...vide uno squarcio di sole, e a discesa veloce, un arcobaleno di luce.

“I miei colori hanno fatto questo?” pensò “C'è l'arcobaleno!!!” .

La gatta Lilla parve stupita anch'essa di quello strano incantesimo: un ponte di luce tra le nuvole.

Una rondine sfrecciò veloce nel cielo  cantando che presto sarebbe tornato il sereno.

Felice di questa nuova scoperta il piccolo Stefano, prese quello che rimaneva della sua scatola di colori ad acquarello e li riportò in casa.

Da quel giorno amò disegnare con i colori della vita il suo foglio bianco.

 

 

 

                                        

Lettera al maestro Benito Beltrame della Val Colvera

Caro Benito, Di te ho un caro ricordo ed oggi , giornata di primavera che tu amavi molto insieme ai suoi tanti fiori, ripenso a te con grat...