mercoledì 25 maggio 2022

La semplice camminata come "spazio educativo " di incontro e " luogo" di creatività immaginale

                                   


                           



I Laboratori educativi per adulti immaginati e progettati durante una  semplice passeggiata nel verde, hanno come scopo  di educare il cliente all'ascolto e all'osservazione della natura, sintonizzarsi con essa  in rispettoso dialogo .

Per questo gli alberi , la campagna, il prato , il sentiero,  il fiume, etc. possono diventare luoghi non solo fisici ma anche interiori, dove poter sperimentare il coraggio, il silenzio, la paura, la tensione, il pericolo, l'attenzione, etc. esplorando costantemente i cinque sensi e sviluppando l'intuito.

Nella passeggiata pedagogica, il cliente ascolta e osserva parti di se stesso in un contesto di silenzio e di tranquillità, imparando a conoscersi di più attraverso alcuni esercizi di respirazione, ascolto attivo, camminata consapevole,  esercizi di immaginazione, etc
Si tratta di un laboratorio itinerante per incontrare anche la personale capacità creativa ed immaginale attivata dagli elementi che si incontrano per strada che fanno comprendere le infinite interconnessioni esistenti tra “dentro e fuori “
I laboratori sono particolarmente indicati in questo periodo di iper-connessione che distolgono e allontanano l’individuo dalla realtà semplice.
Particolarmente indicata per attenuare situazioni di stress eccessivo ed essere di aiuto nei momenti di stanchezza emotiva.
I percorsi sono una camminata semplice ed hanno come scopo anche quello di sensibilizzare al racconto, narrazione di ricordi aneddoti famigliari.

I laboratori sono individuali e vengono concertati insieme al cliente in base alle sue esigenze.

In questo contesto metto al servizio del cliente, la mia esperienza di molti anni di lavoro con le persone, in chiave pedagogica e di formazione personale.
Spunti preziosi giungono "anche" dagli insegnamenti-racconti famigliari dei miei genitori e nonni ( essendo gente di montagna e campagna) che mi hanno fatto vivere ed apprezzare, sin da bambina, la natura e le sue manifestazioni.

per info e appuntamento : Rosa Rita Formica cell. 3476527384




lunedì 23 maggio 2022

La cura della creatività

 

 Nella foto: Nonna Eleonora e la sua passione di creare all'uncinetto tramandata ed insegnata  a tutte le donne di famiglia




E' ormai risaputo che la crescita dei bambini passa attraverso lo stimolare la loro creatività, il gioco, le loro capacità logiche e il fare concreto.

I bambini implementano le loro abilità intellettive  a partire dall'ambiente in cui vivono, imitando i gesti e il comportamento di chi sta loro intorno e la possibilità di sperimentare la bellezza del creare è uno di questi apprendimenti 

Purtroppo l'utilizzo precoce delle nuove tecnologie, se da un lato apre le possibilità di conoscenza di connessione e di stimolo, dall'altro impoverisce per esempio, la basica possibilità di "mandare a memoria" e di utilizzare e sollecitare  quindi il nostro cervello ad immagazzinare informazioni e anche, di  sperimentare i cinque sensi in modo tangibile e concreto, intuitivo anche, per esempio, attraverso il tratto grafico.   

Il "muscolo della creatività" se allenato con costanza, sin da bambini, ci permette di  affrontare, da adulti  i momenti di blocco, di incertezza e instabilità dando loro un senso nuovo.

Credo sia prezioso imparare il mondo da diverse prospettive e angolazioni non privilegiandone una soltanto.

Per questo, essere creativi non è solo saper utilizzare i colori ma significa essere in grado di nutrire le personali passioni, interessi, propensioni e mantener vivo quello sguardo sul mondo e su se stessi che rimane curioso  e aperto ad ogni età.

Riesce a fare spazio e a trovarne di nuovo dentro e fuori se stessi

Significa, inoltre, valorizzare l'intelligenza intuitiva senza la quale non sapremmo cogliere le occasioni,  donarci la possibilità di sperimentare dei nuovi inizi; conoscerci in lati che non abbiamo mai esplorato attraverso utili  cambi di percorso, etc.

Come si può da adulti aprire lo spazio alle  possibilità ideative e creative ? 

Credo sia importante ascoltare se siamo allineati ai nostri desideri più semplici e autentici, nostri e non di altri che ci fanno sentire  profondamente vivi ma diverse possono essere la strade  da percorrere.

La natura e la sua sperimentazione è un buon modo per iniziare a ricercare e ad imparare un internet di connessioni spontanee; oppure la lettura di un buon libro con una bella storia e trama che stimola la nostra attesa oppure un saggio che apre il nostro sguardo a nuove frontiere di pensiero; una musica che ci fa sognare ed esplorare delle immagini nuove; la costruzione di un diario personale;   dipingere un quadro con qualsiasi tecnica pittorica; creare con le mani ( uncinetto, maglia, cucito, creta etc), scrivere una propria storia o un personale progetto professionale,  cucinare,  fotografare, etc  

Credo sarebbe prezioso redigere una lista delle cose che amiamo fare  ( almeno dieci)e che ci generano piacere e iniziare per metodo a farne una dandosi dei tempi di verifica.

Iniziare e finire un progetto creativo credo sia anche un' altro apprendimento  che va coltivato con  metodo e costanza

Questo esercizio ci aiuta ad aprire e chiudere i cerchi.

Se abbiamo figli e siamo genitori, queste intenzioni che diventano vive e non restano solo desideri, rappresentano un buon modo per donare un buon  esempio  se è vero che, la passione resta un prezioso tramite di comunicazione diretta che passa da cuore, ad un altro cuore.

Il più   più grande che indica  al più piccolo con il suo esempio di interezza,  ritengo sia ancora una via educativa efficace.

venerdì 20 maggio 2022

Filastrocca del fiume Natisone e del suo ponte del diavolo di Cividale del Friuli

Ho scritto questa filastrocca dedicandola alla mia città così suggestiva, quale perlina ricca di storia e di sfumature, incastonata in un paesaggio ampio tra le montagne e le colline, e una pianura di coltivazioni e prati 

Ho sentito che dovevo gratitudine  alla sua cura e presenza in questi anni nella mia vita,  che si è manifestata attraverso  i suoi scorci naturali, i suoi camminamenti lungo il fiume Natisone, dallo scorrere lento ed inesorabile, i suoi profumi di fiori e di sambuco, il soffio del  suo vento che pare rivitalizzare la canicola di momenti cittadini più lenti.

Le parole sono uscite dal mio cuore in modo veloce e ricordo di averla scritta in pochissimo tempo e di getto ispirandomi alla vecchia leggenda del ponte del diavolo che noi cividalesi conosciamo benissimo tramandata oralmente da generazioni.

Ringrazio chi l'ha già letta ed apprezzata e chi la leggerà sentendosi in sintonia con le sue parole

Ringrazio Giorgia Carlig presidente dell'assemblea contratto del fiume  e l 'assessore all'ambiente e istruzione Rita Cozzi  per aver fatto sì che la filastrocca venisse letta  ai bambini durante l'iniziativa cividalese " Il Natisone per tutti" tenutasi il 14 maggio 2022 a Cividale del Friuli





Sul Ponte del Diavolo guardo la suggestione

dello scorrere del Natisone.

Il monte Nero e il Matajur fanno da sfondo

allo scrosciar delle acque limpido e giocondo.

Lui nasce con grande amore

da un monte che di nome fa Maggiore

Si porta poi in terra slovena

e in Italia ritorna in piena.

Boschi e valli attraversa chiaccherone

perché vuole darsi l’occasione

di respirare aria pura e aria buona

che prende a prestito da ogni zona!

Con Elfi, Fate, Folletti  e Agane

tiene stretto un solido legame.

Grotte e anfratti molto sassosi

ospitano gli animaletti più timorosi.

Anatre cigni e aironi

volano sulle sue acque come fosse una leggiadra occasione,

di rinvigorir le ali al vento,

quando nel suo letto soffia con determinato convincimento.

L’Aria o il vento di bora più impetuoso,

si fanno sentire sul Ponte del Diavolo in modo sinuoso:

ogni abito tende a svolazzare

e ogni parte del corpo finisce così per raffreddare.

In ogni stagione, il Natisone accoglie il turista,

rinfrancato da questa bella vista,

caratterizzata da molta frescura

che persiste, si rende avvolgente, e così nel cuore si fa duratura.

Sicuramente la storia ha attraversato le sue sponde

quando popolazioni straniere sono giunte con culture feconde.

Celti, Longobardi e Romani

hanno fondato e costruito la città di Cividale a piene mani,

donando al territorio storia tradizioni e cultura

che regalano ad un popolo una trama solida che ancora perdura.




L’acqua gioiosa e fresca d’estate,

accoglie il cuore con belle passeggiate.

Grazie al suo scorrere, ognuno fa propria la possibilità,

di rigenerarsi dall’esistenza pesante, ad ogni età.

Nel suo color d’acque smeraldino,

la bellezza fa capolino

per cui pare un verde trasparente di luce,

gettato sul gretto da un sole che preziosità produce.

La sua piena porta carico d’acqua in stagione autunnale

e rami e foglie a sé raccoglie, che fermarla a nulla vale!

La leggenda del suo ponte racconta della fiabesca costruzione

che fu una controversa questione!

Si narra che un sindaco e un diavolo si sono messi a confronto

per costruire un solido monumento di muratura senza

alcuno sconto!

Il diavolo ha chiesto un’anima in cambio del suo intervento

che sarebbe durato solo l’esatto giro del sole nel firmamento.

Il sindaco ha domandato una costruzione che sopravvivesse

alle stagioni severe

e ad ogni genere di intemperie.

Il patto fu sancito da una stretta di mano

perché ogni agire non fosse vano.

Il diavolo con tutto il suo ardimento

pose in opera il suo intendimento.




Prese una unica pietra enorme dalle vallate

perché sostenesse le due arcate

e divenisse base solida di questa architettura,

resistente ad ogni temperatura,

e unisse le sponde del cividalese,

senza avere troppe spese.

Quando l’opera fu realizzata,

l’anima in cambio fu domandata.

Il sindaco ammirando tanta bellezza,

comprese che giocar doveva di destrezza:

mise, pertanto, in un sacco colorato

un furbo cagnolino del vicinato

che si sarebbe dimostrato veloce nella corsa

e fuggito avrebbe potuto, così, dalla borsa.

Quando il diavolo aprì il legaccio,

comprese che doveva togliersi dall’impaccio,

di essere stato preso per il naso

da un essere umano, e non a caso!

Lasciò libero l’animaletto

ma si arrabbiò così tanto per il dispetto

che andò gridando a Castelmonte come un forsennato

e nella sua grotta con l’Angelo fu relegato.

I cittadini felici e contenti gli dedicarono solo il nome

“Ponte del diavolo” per ricordare la vicenda e la questione

dove il bene e il male si erano incontrati

e per costruire si erano alleati,

 generando una strana magia

che aprir potè una terza via!

Credo sia un prezioso insegnamento che questo fiume

getta silente

e lo fa con scorrere sapiente.

Negli anni, nei secoli che sono stati

e quelli che verranno e ci vedranno cambiati,

sarà l’amore e la cura che gli daremo

se con accuratezza lo conserveremo

da cittadini impegnati insieme,

a portare il suo e il nostro Bene.

 

 


Brano tratto dall'archivio del Messaggero Veneto 20 aprile 2022


Rosa Rita Formica  



giovedì 12 maggio 2022

Il 16 maggio 2022 giornata mondiale della celiachia- Una mia fiaba per parlarne ai bambini: Stella di Luna e Gluten e la leggerezza di un giullare

Scrissi questa fiaba anni fa.

Venne, a seguire, pubblicata sul sito skuola net

in questi ultimi anni L'ho  rivisitata , alla luce di nuove consapevolezze

Il racconto si nutre anche di storia  e tradizione della nostra terra friulana con riferimenti a luoghi realmente esistiti  e a dolci che fanno parte della tradizione locale come la gubana che noi, appena approdati in famiglia ad un nuovo regime alimentare, auspicavamo di poter  cucinare con le farine speciali.

Quando la scrissi, erano gli anni  in cui mi incontravo, per la prima volta, con la diagnosi di celiachia (una infiammazione cronica dell' intestino tenue che viene di norma scatenata nei soggetti predisposti geneticamente dall'ingestione di glutine)

In famiglia  trovare strade educative buone che parlassero  di questa  situazione complessa, con un linguaggio semplice, magari accarezzato da immagini, riflessioni o approcci più leggeri  che tenessero conto di realtà e di vissuto emotivo, non è stato per nulla semplice.

Le fiabe inventate, per  incontrare la mia storia e quella di tanti bambini conosciuti  in AIC in quegli anni, sono state una medicina emotiva per  genitori e bambini perché se è vero che un bimbo va aiutato a vivere la celiachia , è altrettanto vero che i genitori è bene vengano accompagnati in  questa nuova dimensione e consapevolezza che con il tempo diventerà " normale" ma che all'inizio appare una fatica insormontabile.

Le fiabe in realtà, fanno bene a tutti, forse perché parlano per metafore o forse perché il  "C'era una volta..." incipit con cui iniziano, porta lontano qualcosa che invece è molto prossimo ma cosi lo si riesce a vedere e vivere  meglio.

Così è stato, anche per me  affinché  in famiglia vivessimo  felici  e contenti, nonostante qualche fatica

La vita è questa: fiaba e realtà

Basta scoprire l'Amore che l'attraversa nascosto a volte, tra le pieghe.

Credo sia la magia più grande.

 

Oggi, in questa giornata di sensibilizzazione  alla "celiachia" un pensiero va  a tutte le risorse che ogni individuo e famiglia mettono in atto, per convivere con il problema che può diventare una occasione per guardare l'alimentazione e la vita in chiave diversa  pur nelle reali difficoltà.




  



STELLA DI LUNA E GLUTEN E LA LEGGEREZZA DI UN GIULLARE

 

In un regno di fiaba, tanti e tanti anni fa, in un castello abbarbicato su una montagna rocciosa, viveva un Re malvagio che portava un nome lunghissimo: Rico Etnad Ivid di Gronumbergo, per i pochissimi amici… Gluten.

Il Re era ricchissimo e molto avaro, e ai suoi sudditi concedeva meno di nulla; era bramoso di conquistare terre e villaggi che metteva a ferro e fuoco, e sulle terre rase al suolo voleva poi che venisse seminato frumento che raccoglieva in gran quantità colmando d’oro e d’argento i suoi forzieri.

Per questo veniva chiamato Gluten, nome che deriva dal glutine, sostanza contenuta nel grano.
Gluten era diventato il Re più potente di tutte le terre ma mancava ancora al suo disegno di guerra il piccolo villaggio di Grupegnus abitato da poveri contadini dediti alla coltivazione del mais.

A Grupegnus, in una casina di sasso piccola e graziosa sulle sponde del fiume Natisone, viveva una bambina di nome Stella di luna, tanto piccola e minuta quanto forte e coraggiosa. Lei non poteva mangiare il glutine perché questa sostanza le creava dei grossi problemi alla salute. Però poteva cucinare il mais in molti modi.

Gheorg, un omone con grandi baffi bianchi, buono, saggio ed operoso, era il miglior amico di Stella di Luna, quasi un vero nonno e la proteggeva moltissimo proprio perché l’amava.

Quando uno stormo di corvi neri si posò sul tetto della casina di sassi la bambina corse ad avvisare il nonno Gheorg, raccontandogli che uno dei pennuti aveva parlato dicendo che, di lì a poco, Gluten avrebbe distrutto il villaggio e quindi avrebbe fatto razzia di tutti i campi del prezioso mais

“Come potremo affrontare la forza del Re?”, si preoccupò la bambina.
“Affronteremo Gluten con l’astuzia e l’ingegno… difenderemo i campi di mais e, vedrai, avremo la meglio!”, rispose il nonno saggio soffregandosi i baffi.
Il vecchio sapeva bene che chiunque, sia anche esso mostro o mago, ha un punto debole, basta saperlo trovare, e Gluten non avrebbe fatto eccezione. Gheorg era amico di Ododril, giullare di corte, di certo lui avrebbe potuto capire quale fosse il punto debole del Re.

Fu così che Ododril, giullare di buon cuore, decise di aiutare Stella di Luna e Gheorg, sapendo che, con canti e burle, e magari con l’aiuto di un po’ di buon vino, sarebbe riuscito ad ingannare il Re…

L’occasione buona si presentò quando Gluten, dopo aver banchettato mangiando e bevendo in quantità, chiese di ascoltare le melodie del mandolino del giullare.
Ododril allora mise in atto il suo piano e intonò una melodiosa cantilena che altro non era che un indovinello per il Re:

Ghirin ghirin gaia…
il gallo è sulla ghiaia
che becca il grano d’oro preso dal grande tesoro
che il Re custodisce gelosamente
e difende con il suo affilato fendente!
Ma come avrà fatto il furbo galletto
a non essere preso per il colletto?
Forse una magia dietro ci sta
che ha confuso le guardie di sua maestà…?”

Il Re, preoccupato e incuriosito da quelle parole, si rivolse al giullare:

“Che storia è mai questa? Quale inganno o scaltrezza ha usato il galletto?”

“E quale mai potrebbe essere, mio Re?” rispose Ododril, “Tu hai timore di qualcosa?”
“Ti risponderò in rima, caro giullare…” e così Gluten iniziò:

“Io non temo nulla, caro giullare
ma per potermi conquistare
forse basta saperci fare!
Vado pazzo per i dolci e le caramelle
le torte, i gelati e le ciambelle!
Sono un grande golosone
e mi riempirei il gran pancione
di un dolce buono come la gubana
che ha sapore di terra friulana.
Noci, cacao, pinoli e uvetta
sono avvolti in una sfoglia perfetta
che l’acquolina mi fa venire
e quasi mi sento di svenire!
Ahimè, nessuno la sa cucinare
e quindi la devo solo bramare…
ma se qualcuno troverò
che sappia donarmi questo dolcetto
avvolto in tondo come un salsiccetto,
buono con lui diverrò…”

Così il Re aveva svelato in rima il suo punto debole: sarebbe capitolato davanti ad una gubana.

Il nonno Gheorg conosceva Marta, un’anziana donna del paese che sapeva cucinare magnificamente antiche ricette che custodiva in una vecchia scatola di latta colorata.

La chiamò e le chiese una cortesia del cuore.

E fu cosi che nottetempo, con amore e pazienza, Marta cucinò un’ottima Gubana che, all’alba, Gheorg e Ododril erano pronti a consegnare al Re.

Giunti nella sala del trono i due si inchinarono al cospetto del sovrano, implorandolo ancora di non distruggere il paesino di Grupegnus.

“Mai nessuno si è permesso di dirmi ciò che devo fare! La vostra impertinenza sarà immantinente punita con la prigione!” urlò adirato Gluten

“Nemmeno per una ottima gubana sapresti rinunciare al tuo perfido disegno?” replicò rapido il nonno.

A quelle parole il Re strabuzzò gli occhi: “Una gubana? Una gubana???Magari…”
E il nonno tolse prontamente dal sacco un profumato dolce che Gluten afferrò con ingordigia.
Il Re era feroce ed avaro ma da buon guerriero, bisogna riconoscere che sapeva mantenere la parola data, accettò così il patto perché alla gubana di nonna Marta non si poteva resistere!

Nel forno della casina di sassi, intanto, Stella di luna e la mamma cucinavano la gubana con la farina di mais e Marta faceva lo stesso, così che ci fu almeno una fetta di dolce per ciascun abitante del paese.

Gluten non disturbò più la quiete del borgo, né volle più far razzia dei campi di mais, perché lì si producevano i dolci di cui andava ghiotto.
Gli abitanti di Grupegnus si impegnarono nella costruzione dell’ANTICO FORNO DI NONNA MARTA, e da allora in poi ci furono gubane e dolcetti di mais per tutti!

Ogni storia finisce sempre con dolcezza….

Lettera al maestro Benito Beltrame della Val Colvera

Caro Benito, Di te ho un caro ricordo ed oggi , giornata di primavera che tu amavi molto insieme ai suoi tanti fiori, ripenso a te con grat...