mercoledì 30 giugno 2021

Il viaggio colorato dell'essere genitori: un laboratorio in divenire





Ritrovo sempre grande dignità, rispetto e ricchezza nei racconti che tanti genitori condividono , mentre si incamminano nel non sempre facile percorso di educare un figlio.

Ascolto parole che hanno cuore, fragilità forza e sofferenza.

Rimando, costantemente, che ogni percorso genitoriale presuppone un educare ma anche un essere educati. I nostri figli sono delle magiche opportunità per guardarci dentro, con coraggio e desiderio grande di cambiare.

Ci viene rimandato questo interrogativo, in ogni scoglio educativo , in ogni inadeguatezza relazionale: siamo disposti a modificare le nostre rigidità, certezze, etc tramutandole in qualcosa di nuovo ?

Quanto siano aperti a ritinteggiare le nostre stanze interiori perché l'esperienza esteriore ce lo chiede con insistenza???

Ecco qui... IL "laboratorio in fieri” dell'essere genitori ha molti strumenti, colori e opportunità da mettere in gioco; basta non restare fermi e bloccati nei terreni soliti, dove si agisce e pensa allo stesso modo, agendo un medesimo copione. Non vengono richiesti sguardi e azioni perfette da manuale ma possibilità nuove che nascono dall’esperienza personale e dalla “crescita” come obiettivo comune.

Ogni frase di nostro figlio che ci "colpisce", ogni comportamento che ci destabilizza ha valore ed è un' ottima opportunità per guardare più chiaramente ciò che non vogliamo vedere di noi adulti.

Dai bimbi arrivano molte lezioni di vita anche per me consulente.

Un giorno un bimbo mi disse " Sai non mi piaci sul tuo biglietto da visita : hai una foto che appari e sembri far finta.

Voi grandi fate spesso finta.

Tu cosa sei? Papà dice che sei famosa perché ti si trova su internet ... Pedagogista? Che cosa vuole dire ?

Io Non lo so, e proprio per questo ci coloriamo insieme!"

Quanti pensieri e riflessioni mi ha voluto trasmettere questo mio piccolo cliente? Se ne faccio tesoro, so che i laboratori pedagogici che conduco insieme alle famiglie, parlano anche alla mia storia e mi invitano a guardarla e a metterla al servizio con motivazione e grande consapevolezza interiore dei miei limiti e dei miei doni.

Crescere insieme al proprio figlio è bello anche se alle volte è faticoso perché, in fondo, impariamo e mutiamo tutti ad ogni età!

Questa sensazione vitale è piacevole e riprendo il senso prezioso della parola " piacevole" . Se ci pensiamo, la usiamo sempre con un certo riservo perché pensiamo che ciò che difficile sia sempre il viaggio migliore.

Essere genitori non sarà facile ma è un’ esperienza piacevole se si ha la consapevolezza di camminare" insieme " nessuno escluso e soprattutto nel qui e ora darsi la possibilità di vedere in modo nuovo! Tutto questo ci fa " stare bene" ci procura ben/essere e ci porta sempre poco più in là di dove siamo.

In questa palestra esistenziale nessuno è perfetto, nessuno è illuminato tutti siamo al servizio della vita in vario modo, con tanta “buona volontà” pronti ad imparare dagli eventuali errori che, a ben vedere, sono delle ottime opportunità!

Il laboratorio dell'essere genitori ce lo può far comprendere e ascoltare, con tutti gli strumenti che esso ha, nessuno escluso anche quelli più difficili da mettere in campo, come quello di guardarsi dentro e rimettersi in gioco con un sorriso di leggerezza…sempre…prima di tutto verso se stessi!


Ho scritto a tal riguardo una filastrocca dedicandola alla felicità condivisa in ogni ambito


                         

         La felicità è polverina

         che trovi nella Nutella ogni mattina

La cerchi anche in ogni pietanza

che accontenta palato e il tuo cuore con baldanza !!!

Felicità è mangiarsi un gelato cremoso

o una pizza con contorno sfizioso!!

Il tutto meglio se in compagnia

così sorride anche  lo stomaco in allegria.

 

Felicità è aria delicata

che ti Viene in dono ben arrangiata

essa allieta il tuo orecchio

e gioioso te danzar fa parecchio.

Musica sentita con le cuffiette

magari al caldo, sotto le coperte 

Che felicità e che calore

dona all'anima la musica e quel tepore!


      Felicità è carezza leggera

che ritrovi alla sera

quando ti abbracciano mamma e Papà

con cui in conflitto spesso si sta.

il loro amore è dono sicuro

che portiamo in cuore quale frutto maturo


Felicità è l'amico che ti tende una mano

con cui condividi anche un pastrano

Con lui voli con la fantasia

da questa grigia e solita via

quello che accompagni con il motorino

e con cui resti sempre vicino

 

Felicità è un grande amore

che ti dona un bel tepore

un abbraccio e una carezza

portatori di sicurezza

guardarsi occhi negli occhi

e principesse che trasformano ranocchi

La fiaba che diventa realtà

 sorridiamo a volontà


Felicità è divertirti con uno sport del cuore.

Che si  pratica con grande amore

la dedizione e l' esercizio

Sono capaci di un grande artificio

quello della gioia e del tripudio

della felicità davvero un bel preludio.


 Felicità è un fiocco di neve

che lento, lento  cade lieve

un bel panorama in riva al mare

e in un paesaggio di montagna in silenzio restare.

Osservare rapiti un fiore bello

un volo leggero di un bel fringuello.

La natura e le sue meraviglie

di luce solo piccole scintille.

 

Felicità è un nome strano che diamo a qualcosa che ci sfugge

a noi di mano.

ma dipingiamolo con il colore

che dell’Uomo  è un grande Amore

La luce che brilla dentro il nostro cuore

E che ci è donata dal Creatore

Padre Madre Fratello Amico Amore insieme

Il dono grande di stare bene!!!!

 

 


(  Articolo Pubblicato su officina genitori nella rubrica " i colori dell'ascolto")

"Io ho le antenne e tu?" Quando il mondo dei bambini parla per immagini








Janusz Korczak medico polacco, studioso entusiasta del mondo dei bambini scriveva """Se non credi nell’anima, devi pur sapere che il tuo corpo vivrà nell’erba verde, nelle nuvole. Siamo fatti di acqua e di polvere. I bambini lo sanno.

Voi mi dite: «Siamo stanchi di stare con i bambini». Avete ragione. E dite ancora: Perché dobbiamo abbassarci al loro livello. Abbassarci, chinarci, piegarci, raggomitolarci. Vi sbagliate non questo ci affatica, ma il doverci arrampicare fino ai loro sentimenti. Arrampicarci, allungarci, alzarci in punta di piedi, innalzarci. Per non ferirli. Quando ride un bambino, ride tutto il mondo""""


Incontro una bambina di sei anni nei laboratori creativi pedagogici che conduco per i più piccoli.

Ha occhi espressivi e attenti, pronti a scorgere ogni piccolo passaggio e sfumatura.

Ha mani grandi con cui esplora, curiosa, il mondo.

Giochiamo e coloriamo insieme.

A un certo punto, mi chiede di indovinare cosa sta disegnando.

Io ci provo.

Lei mi dice di “tirar fuori” con coraggio, le mie antenne da grande e ascoltare i segnali.

“Chiudi gli occhi! Dico chiusi, chiusi…. e non barare” mi propone. “Altrimenti non va bene e non funziona”

Naturalmente, io non indovino nulla di cosa lei stia creando, per cui lei ride divertita di queste mie antenne che, nonostante gli sforzi, non funzionano per nulla!

Si sono ammuffite o indurite, afferma lei con espressione seria: “ A voi grandi accade…e le antenne non ricevono più i segnali silenziosi che noi bambini trasmettiamo e magari non ve ne rendete conto!!!”

Alla fine, però mi dice che, nonostante tutto, le sono simpatica e ridere è importante: " Non si può avere tutto!" Aggiunge con aria divertita

Io sorrido e rifletto sul messaggio profondo donato da quella bambina, e ripenso sconcertata, a queste mie " antenne" che hanno perso la sensibilità crescendo: forse, nella stessa mia condizione, si trovano molti adulti!

Cosi capita che, quell’essere “ grandi”, faccia perdere, per una strana alchimia, la capacità di ricevere i segnali chiari che i bambini inviano sotto forma semplice ma non recepita, perché estranea al nostro modo di ragionare.

Noi adulti, procediamo poco per immagini e non visualizziamo con fantasia, e restiamo ancorati a ciò che conosciamo di reale, ai nostri schemi mentali e non ci lasciamo andare a nuovi modi di esplorare la relazione e la comunicazione.

Eppure i bambini ci permettono di “ricontattare” questo nostro lato, solo assopito, più libero, creativo, potenziale…. e immaginale.

Quanto ci è offerto da questa palestra di gioco relazionale con i più piccoli, può rappresentare una bella occasione per noi stessi per essere più aperti e flessibili.

Come scriveva Vittoria Baruffaldi ( insegnante di filosofia e mamma) nel bellissimo libro ” Esercizi di meraviglia, fare la mamma con filosofia”

“ …L’uomo romantico era scisso tra ideale e reale, e si struggeva di continuo per quel suo tendere oltre. Era un tipo malinconico, irrequieto: il suo passatempo preferito consisteva nel desiderare il fatto di desiderare. I bambini è come se fossero dei romantici risolti: l’infinito ce l’hanno dentro e la realtà è come la vagheggiano loro. Tutto ciò che stride con la loro creazione lo reinventano con la fantasia Schelling per cogliere l’infinito usò l’arte, Schlegel la poesia, Hegel la filosofia, ai bambini basta l’immaginazione, che è una facoltà svincolata sia dalla ragione che dai sensi: dalle loro mani escono figurine colorate, dalle loro teste coriandoli leggeri, dalle loro bocche viaggi interstellari” (1)

Orecchie che sentono; antenne che recepiscono... oltre; occhi che guardano cose immaginate; ipotesi mai pensate; strategie nuove; mani che creano e non temono di sbagliare, etc, rappresentano le tante sfumature di una giocosità solo addormentata, in noi adulti, che ci fa superare i confini e i limiti di verità date per indiscutibili.

Alla fine, restano, e sono concreti, il sorriso condiviso e la vicinanza che ci uniscono in uno stesso cammino di crescita, sia grandi che piccoli, a immaginare, dialogare, esplorare nuovi modi di imparare insieme sorridendo!

Il sorriso è un bene universale che se indossato ogni mattina, si adatta a ogni abito!!!

Ho scritto a riguardo una filastrocca dedicandola ad una civetta che ascolta, silenziosa nella notte linguaggi sconosciuti e li intercetta solo perché sa trarre dal buio e dal suo silenzio ogni lezione e sfumatura impercettibile. Ci invita all'ascolto  profondo delle cose


La civetta  che ascolta la notte

Attendo neve che scenda candida

Attendo neve da guardare fulgida

Sono civetta qui nel buchino

e guardo fuori il mondo un pochino.

Uomini ansiosi, uomini rabbiosi

percorrono terreni alle volte sassosi.

Il buio e la luce guardo nei loro occhi

mentre la neve scende lenta a fiocchi.

Intero diviene il giorno insieme alla notte:

non sono divisi e non si prendono a botte.

Non c'è un prima e un dopo

Un gatto o un topo

Un amaro che non abbia un dolce

Un sogno e una verità feroce

Un uomo che non cerchi una donna

Una casa senza una colonna

Un bacio e un dolore

Un sasso e un colorato fiore

La vecchiaia e la giovinezza

La preoccupazione e la spensieratezza

Un sorriso ed una lacrima da asciugare

Tutto è unito e cosi fluisce e si lascia andare.

Io civetta accolgo della notte i sogni tristi

e li consegno al giorno trasformandoli in pensieri artistici

La trasformazione è la vera alchimia

E della scissione la vera e sola via!

L'anima quando trova pace,

riordina la vita in silenzio

E tutto tace.



Articolo Pubblicato per officina genitori nella rubrica" i colori dell'ascolto"

  1. VITTORIA BARUFFALDI “Esercizi di meraviglia. Fare la mamma con filosofia, casa editrice Einaudi, 2016, pag. 62



 

lunedì 28 giugno 2021

Quando "Andar per fiabe" su di un foglio bianco e penna, resta una ottima possibilità educativa ad ogni età. La filastrocca della zia Marta di Topolò e la paura dei ragni

 


Sono andata tempo fa, a Topolò.

Il borgo montano sull'estremo confine italo-sloveno nelle valli del Natisone  ( Friuli Venezia Giulia)  uno dei  teatri  della guerra di Caporetto; si presenta come una bomboniera, fatta di particolari. Ogni gesto  degli abitanti  ( sono pochissimi) alla propria casa, diventa parte del paesaggio, non è lasciato al caso e racconta al visitatore attento, emozioni nate dalla semplicità del vivere quotidiano.

Per raggiungerlo si percorre una via strettissima tra i boschi ma presto la valle si apre e il presepe di case appare al nostro sguardo curioso, incastonato sulla montagna

Ho incontrato una bimba che portava al pascolo le pecore con il padre. Mi ha colpita con  quanta serietà lo faceva, pur avendo  nel volto la felicità del gioco. 

Tracce d'arte e di bellezza naturale ricordano che qui, una volta all'anno si   svolge una specie di laboratorio all'aperto,  reale ed immaginale che utilizza ciò che c'è senza scenari o palcoscenici se non le strade e le case, i prati esistenti. Questo accade nel mese di luglio e si chiama " stazione di Topolò" ( Postaja Topolove).

Le vie diventano , in quel momento, luogo di incontro di artisti di diversa area e tendenza ( poeti, scrittori, scultori, registi, musicisti, performers e uomini di scienza,  etc) pronti al dialogo e al confronto, e l'arte diventa lingua universale

Molto spesso capita che una immagine, degli scorci, mi permettano di contattare la  mia parte  più ideativa e creativa e  con blocco alla mano, scrivo.

Credo ancora si possa trarre vantaggio dalla scrittura a mano su di un foglio bianco , la memoria e l'apprendimento ne risultano  avvantaggiate ad ogni età e si può associarla all'uso della tastiera, ormai diffusissimo anche nei bambini grazie alla DAD.

L'uso della carta e penna, matita dona alla nostra parte cerebrale più agganci per codificare i ricordi, grazie ad una maggiore attività senso motoria del cervello. I sensi vengono stimolati ( vedo, sento, percepisco, etc ciò che produco) Il processo è quanto mai delicato e complesso. 

Le lettere sono differenti e non si assomigliano tutte come  sono i tasti da premere! 

"Secondo quanto sostiene di Benedetto Vertecchi, professore di Pedagogia  la scrittura a mano aumenterebbe la capacità di linguaggio nei bambini, permettendogli di esprimere su carta pensieri più riflessivi e ragionati.

Inoltre, impugnare una penna o una matita migliora notevolmente la manualità generale del bambino. (Cit.)"

Dalla Maria Montessori alle neuroscienze, si è confermato di come  il bambino abbia una curiosità istintiva per la scrittura già nella prima infanzia e che se vive questo apprendimento in modo molto" pratico", sperimentando il contenuto che imparerà, ricorderà maggiormente questa esperienza come positiva e gli stessi contenuti gli rimarranno più a lungo stabili a livello neurologico. La scrittura come tratto senso motorio, imprime nella memoria e rafforza l'autocontrollo.

Dai sensi, al cognitivo, alla scrittura;  fuori e dentro dialogo per ex-premere chi siamo!  

Tempo fa, scrissi una filastrocca: ricordo che l'idea di scriverla nacque dall'incontro con una vecchissima abitazione di Topolò, ove intravidi  due esili ragni trampolieri che stavano creando una ragnatela. Presi il blocco, mi misi sotto ad un vecchio albero e la scrittura ebbe inizio

Non dimentichiamoci di riappropriarci del tratto scritto ad ogni età! 


La zia Marta e il paese di Topolò

                                                       

Il paesetto chiamato Topolò

 

 sui monti abbarbicato come non lo so…

 

in una casa quasi diroccata,

 

al limitar di una stradina in salita,

 

 che tra i vecchi ruderi pare scolpita,

 

vive la vecchia zia Marta

 

che di mestiere fa la sarta.

 

Gira per strada con un enorme cappello

 

teme il sole, e  gli fa da ombrello.

 

Possiede una bicicletta tutta sgangherata:

 

chissà da dove l’ha riciclata!

 

La sua casa è l’abitazione di ogni genere di animaletto:

 

gatti, cani, topi e anche di qualche insetto…

 

Le ragnatele fanno da tendoni

 

e s' intravedono dietro ai grandi  balconi.

 

I topini sul tavolo si recano a cena

 

perché Marta di pulire non ha nessuna lena!

 

La polvere sui mobili fa da tappezzeria,

 

con le dita un sole, un albero si disegnano con maestria.

 

Insomma, una casa molto disordinata

 

come la sua gonna che è sempre strappata!

 

I suoi calzini son sempre bucati,

 

i suoi capelli son ogni giorno arruffati.

 

Un gatto nero è il suo amico del cuore,

 

porta sfortuna ma è il suo grande amore!

 

Lui le sta vicino in quella grande confusione,

 

 e della stamberga infondo è il grande padrone.

 

Un giorno, dalla città venne lì nei pressi a soggiornare,

 

un bimbo fragile, pallido con cui era difficile parlare.

 

Sempre solo, quasi mai lui si divertiva

 

e dai suoi occhi tristi lo si capiva.

 

Si chiamava Andrea il fanciullo solo soletto

 

che dal suo cancello guardava di zia  Marta il giardinetto.

 

Lui lo spiava da lontano incuriosito

 

ma anche un poco intimorito.

 

Tanti libri lui leggeva di fantasia

 

perché così il tempo gli volava presto via.

 

Cavalieri e draghi, castelli , streghe e folletti felici

 

Erano per lui i soli amici.  

 

La zia Marta che era una persona sensibile

 

e per certi versi imprevedibile,

 

con dolcezza lo invitò a bere una cioccolata profumata

 

dicendogli che densa, e colorata l’avrebbe preparata.

 

Andrea quando entrò nelle stanze del disordinato casone, 

 

spaventato si rannicchiò in un cantone.

 

Che paura aveva di quei grossi ragni,

 

pelosi, neri anche se dicon che portan guadagni!

 

Marta gli si avvicinò con dolcezza,

 

sul visino gli fece una delicata carezza;

 

lo abbracciò stretto stretto

 

e lo nascose sotto il suo grande berretto.

 

“ Veloci, usiamo la plastilina… e

 

 del ragno facciam la faccina;

 

Coraggio!! Dipingiamo quel mostriciattolo di un colore gioioso

 

che non ti sembri a prima vista spaventoso…

 

raccontami come ti senti

 

quando lo vedi e batti i denti! ”

 

Tra i due si creò, cosi, un gran calore

 

e il bimbo calmò lentamente il suo tremore.

 

Nacque immediata  una grande intesa

 

Il tutto nato da una paura presa…

 

Che  sbocciata è  come fiore

 

E ha donato al cuore gran tepore

 

Andrea con i ragni iniziò a familiarizzare

 

e con i bambini del  piccolo paese a giocare…

 

Il giardino della zia Marta ora è un paradiso d' idee e di tesori da scoprire

 

basta non farsi intimorire…

 

I bambini ora l’aiutano a riordinare,

 

 e in quella casa c’è un bel daffare:

 

spolverare, spazzare, rammendare!

 

Ci sono anche i letti da rifare!

 

Il tutto è fatto in allegria

 

per stare insieme in compagnia,

 

c’è l’estate e si sta in vacanza.

 

Ci si diverte con grande baldanza

 

tra le montagne abbandonate

 

ma di aria fresca e bei paesaggi circondate.

 

Un mondo incontaminato

 

Che va dagli uomini valorizzato.

 

Andrea ora vive  a Topolò non ha solo molti amichetti

 

… si diverte  anche con i ragnetti.

 

Ora lui inventa le sue fiabe preferite

 

La bella verde natura le ha abbellite…

 

Di caldi colori

 

Perché le sue parole sono diventate fiori!!!!!!

  

 

 

 


martedì 1 giugno 2021

Le parole del silenzio riflessioni pedagogiche e la Filastrocca " il topino nella notte silenziosa"

 Le parole del silenzio





L’attuale società è “stimolante” per tutti, non solo per i più piccoli, perché popolata di parole, suoni trasmessi alla radio, alla tv, Internet, cellulari, etc.

Lungi da me dallo screditare il valore profondo delle parole, desidero riflettere e soffermarmi sul significato del “silenzio”.

Solo le parole che calano nella vita silenziosa delle persone portano semi.

Il silenzio parla della capacità di ascoltare che è fondamentale come quella di saper comunicare.

E’ uno spazio prezioso “nuovo” e potenziale, del margine e della possibilità.

Fa paura perché ci riconduce all’assenza più che alla presenza.

In una società dove il sottofondo rumoroso, il brusio pare essere la ricerca costante per non sentirsi soli e l’attaccamento diviene l’elemento caratterizzante, staccare la spina è faticoso, perché significa creare il vuoto.

Questo genera paura, ansia, etc.

E’ solo nel silenzio che siamo davvero presenti a noi stessi , all’altro e alla vita che scorre.

I bambini lo apprezzano, lo ricercano come bisogno inespresso, proprio perché appaiono storditi dal rumore e dalla confusione degli stimoli. Quando lo trovano, cercano nella pace e nella tranquillità la possibilità di “pensare da soli” o di trovare pause utili per giocare, disegnare, forse…leggere, etc.

Un tempo in cui ci si possa “annoiare” e avere il piacere di farlo, oltre la chiassosa ed intensa programmazione di una giornata, scelta molto spesso dagli adulti.

Anche i genitori è bene ricerchino il silenzio come momento di ben-essere e diventino, in tal senso, specchio emotivo per i figli.

Non dimentichiamo poi che nel silenzio degli atti educativi, ad esempio, essi iniziano a soffermarsi di più sugli sguardi, sul non verbale, sul corpo, sul contatto; forse, provano a rispettare il “segreto” che l’altro cela con il suo “mistero” e si incamminano a riconoscerlo.

Nel silenzio di uno sguardo intenso, un genitore può passare la forza del suo no, anziché urlare o spiegare; può esprimere interamente l’intensità del suo cuore e del suo amore attraverso una stretta.

Nelle classi, ad iniziare dalla prima infanzia, (Maria Montessori ne parlò e scrisse diffusamente) le insegnanti è bene lo ricerchino dando l’esempio, immaginando anche giochi o simulazioni, per insegnare ad amarlo e a non considerarlo solo un “vuoto” da riempire che magari crea disagio ed imbarazzo.

Si può imparare a scoprirlo e magari ad ascoltarlo, facendo un sacco di scoperte: il mondo e i suoi rumori; oltre che il nostro mondo interiore dove il respiro e il cuore hanno melodie proprie e pause.

Il silenzio io lo ricerco nelle frescure di un bosco, di una camminata o nella mia vita quotidiana.

Diventa lo stimolo per ritrovarmi e riscoprire ciò che attorno muove e molto spesso non vedo.

Me lo dono, come preziosità in alcuni momenti della giornata anche isolandomi dal resto, semplicemente appartandomi un attimo.

Nel silenzio ascolto le storie di vita che incontro, nella vita e nella professione e imparo davvero ad ascoltarle e a non parlarci sopra!!!

Nel silenzio scrivo e trovano voce le mie fiabe o pensieri scritti.

Nel silenzio incontro chi amo davvero e riesco piano piano a formulare qualche utile mi dispiace; in quello spazio bianco, ridivento nuova, rigenerata da significati che non vedevo.

E ‘ cosi….solo ascoltando il silenzio di una notte, ho immaginato la vita di un topo….forse perché, su in soffitta ne ho sentito i piccoli passi…..

La dedico ad adulti e bambini perché si sa, quando si incontra il silenzio e la sua paura…..temo si diventi un po’ tutti bambini!!!

 

 

Il topino nella notte silenziosa.

Che ci faccio nel buchino?

Sono solo un topolino!

Ho musetto e naso a patata

Per sentire il profumo della frittata

Adoro gli spaghetti al pomodoro

Che mi mangio con una foglia verde di basilico in bel decoro!

Esco di notte con l'aiuto delle tenebre scure

Non temo i fantasmi che fermo pure.

Ci parlo volentieri e fitto fitto

così mi svelano i loro sogni e io resto zitto.

Siamo protagonisti dell'ombra nera

che cala sul sonno degli uomini quando viene sera

Loro non sanno che furtivi ci aggiriamo

e della casa il vero cuore incontriamo!

Infatti le persone dormendo donano i sogni alla notte

che li accarezza come fa il cielo Con le Nuvole a frotte!!!

Il nero riposa , il nero accoglie

come un tappeto d'autunno di foglie.

Alle volte la luce abbaglia

ed ogni topino così se la squaglia!

Da Ogni buco, compresi quelli del gruviera,

facciamo capolino al calar della sera!

Evviva evviva parliamo della notte nera?

Solo allora le lampare si recano al mare per la pesca vera!

Io topino mi accovaccio in fondo al letto

e guardo con dolcezza il volto perfetto

Di ogni uomo che Ama davvero

con cuore aperto e sincero

Lo annuso lo sento.

L' autenticità del suo sentimento

Sono solo un piccolo topino

tienimi solo qualche volta a te vicino.
Ti lascerò al tuo scelto destino....

Potrò alleggerirtelo solo un pochino?

Forse….

Facendoti sorridere come un bambino.

Non scordarti mai che ti voglio bene

Quando della vita incontrerai e scioglierai le sue catene!

Son topo e spero nella libertà

Quella di un cuore che da solo, prima, si è nutrito a sazietà!

 

 


 

 

Lettera al maestro Benito Beltrame della Val Colvera

Caro Benito, Di te ho un caro ricordo ed oggi , giornata di primavera che tu amavi molto insieme ai suoi tanti fiori, ripenso a te con grat...