mercoledì 30 giugno 2021

"Io ho le antenne e tu?" Quando il mondo dei bambini parla per immagini








Janusz Korczak medico polacco, studioso entusiasta del mondo dei bambini scriveva """Se non credi nell’anima, devi pur sapere che il tuo corpo vivrà nell’erba verde, nelle nuvole. Siamo fatti di acqua e di polvere. I bambini lo sanno.

Voi mi dite: «Siamo stanchi di stare con i bambini». Avete ragione. E dite ancora: Perché dobbiamo abbassarci al loro livello. Abbassarci, chinarci, piegarci, raggomitolarci. Vi sbagliate non questo ci affatica, ma il doverci arrampicare fino ai loro sentimenti. Arrampicarci, allungarci, alzarci in punta di piedi, innalzarci. Per non ferirli. Quando ride un bambino, ride tutto il mondo""""


Incontro una bambina di sei anni nei laboratori creativi pedagogici che conduco per i più piccoli.

Ha occhi espressivi e attenti, pronti a scorgere ogni piccolo passaggio e sfumatura.

Ha mani grandi con cui esplora, curiosa, il mondo.

Giochiamo e coloriamo insieme.

A un certo punto, mi chiede di indovinare cosa sta disegnando.

Io ci provo.

Lei mi dice di “tirar fuori” con coraggio, le mie antenne da grande e ascoltare i segnali.

“Chiudi gli occhi! Dico chiusi, chiusi…. e non barare” mi propone. “Altrimenti non va bene e non funziona”

Naturalmente, io non indovino nulla di cosa lei stia creando, per cui lei ride divertita di queste mie antenne che, nonostante gli sforzi, non funzionano per nulla!

Si sono ammuffite o indurite, afferma lei con espressione seria: “ A voi grandi accade…e le antenne non ricevono più i segnali silenziosi che noi bambini trasmettiamo e magari non ve ne rendete conto!!!”

Alla fine, però mi dice che, nonostante tutto, le sono simpatica e ridere è importante: " Non si può avere tutto!" Aggiunge con aria divertita

Io sorrido e rifletto sul messaggio profondo donato da quella bambina, e ripenso sconcertata, a queste mie " antenne" che hanno perso la sensibilità crescendo: forse, nella stessa mia condizione, si trovano molti adulti!

Cosi capita che, quell’essere “ grandi”, faccia perdere, per una strana alchimia, la capacità di ricevere i segnali chiari che i bambini inviano sotto forma semplice ma non recepita, perché estranea al nostro modo di ragionare.

Noi adulti, procediamo poco per immagini e non visualizziamo con fantasia, e restiamo ancorati a ciò che conosciamo di reale, ai nostri schemi mentali e non ci lasciamo andare a nuovi modi di esplorare la relazione e la comunicazione.

Eppure i bambini ci permettono di “ricontattare” questo nostro lato, solo assopito, più libero, creativo, potenziale…. e immaginale.

Quanto ci è offerto da questa palestra di gioco relazionale con i più piccoli, può rappresentare una bella occasione per noi stessi per essere più aperti e flessibili.

Come scriveva Vittoria Baruffaldi ( insegnante di filosofia e mamma) nel bellissimo libro ” Esercizi di meraviglia, fare la mamma con filosofia”

“ …L’uomo romantico era scisso tra ideale e reale, e si struggeva di continuo per quel suo tendere oltre. Era un tipo malinconico, irrequieto: il suo passatempo preferito consisteva nel desiderare il fatto di desiderare. I bambini è come se fossero dei romantici risolti: l’infinito ce l’hanno dentro e la realtà è come la vagheggiano loro. Tutto ciò che stride con la loro creazione lo reinventano con la fantasia Schelling per cogliere l’infinito usò l’arte, Schlegel la poesia, Hegel la filosofia, ai bambini basta l’immaginazione, che è una facoltà svincolata sia dalla ragione che dai sensi: dalle loro mani escono figurine colorate, dalle loro teste coriandoli leggeri, dalle loro bocche viaggi interstellari” (1)

Orecchie che sentono; antenne che recepiscono... oltre; occhi che guardano cose immaginate; ipotesi mai pensate; strategie nuove; mani che creano e non temono di sbagliare, etc, rappresentano le tante sfumature di una giocosità solo addormentata, in noi adulti, che ci fa superare i confini e i limiti di verità date per indiscutibili.

Alla fine, restano, e sono concreti, il sorriso condiviso e la vicinanza che ci uniscono in uno stesso cammino di crescita, sia grandi che piccoli, a immaginare, dialogare, esplorare nuovi modi di imparare insieme sorridendo!

Il sorriso è un bene universale che se indossato ogni mattina, si adatta a ogni abito!!!

Ho scritto a riguardo una filastrocca dedicandola ad una civetta che ascolta, silenziosa nella notte linguaggi sconosciuti e li intercetta solo perché sa trarre dal buio e dal suo silenzio ogni lezione e sfumatura impercettibile. Ci invita all'ascolto  profondo delle cose


La civetta  che ascolta la notte

Attendo neve che scenda candida

Attendo neve da guardare fulgida

Sono civetta qui nel buchino

e guardo fuori il mondo un pochino.

Uomini ansiosi, uomini rabbiosi

percorrono terreni alle volte sassosi.

Il buio e la luce guardo nei loro occhi

mentre la neve scende lenta a fiocchi.

Intero diviene il giorno insieme alla notte:

non sono divisi e non si prendono a botte.

Non c'è un prima e un dopo

Un gatto o un topo

Un amaro che non abbia un dolce

Un sogno e una verità feroce

Un uomo che non cerchi una donna

Una casa senza una colonna

Un bacio e un dolore

Un sasso e un colorato fiore

La vecchiaia e la giovinezza

La preoccupazione e la spensieratezza

Un sorriso ed una lacrima da asciugare

Tutto è unito e cosi fluisce e si lascia andare.

Io civetta accolgo della notte i sogni tristi

e li consegno al giorno trasformandoli in pensieri artistici

La trasformazione è la vera alchimia

E della scissione la vera e sola via!

L'anima quando trova pace,

riordina la vita in silenzio

E tutto tace.



Articolo Pubblicato per officina genitori nella rubrica" i colori dell'ascolto"

  1. VITTORIA BARUFFALDI “Esercizi di meraviglia. Fare la mamma con filosofia, casa editrice Einaudi, 2016, pag. 62



 

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