Il periodo di Ognissanti un tempo era molto sentito
A tal proposito, ricordo sempre mia bisnonna Eleonora, una donna piccina, tutta morbida come fosse un bignè. Portava sempre i capelli bianchi raccolti ed abito scuro con grembiule a fiorellini, Dalle sue mani uscivano preziosità a non finire. Cantava sempre mentre lavorava ad uncinetto e lo faceva di più in questo periodo.
Avevo perso dei figli quando erano ancora piccini: un dolore grande per una donna.
Eppure, dopo giorni di ritiro e di silenzio, aveva ricominciato a cantare e a lavorare.
Io piccina le chiedevo : "ma nonna come fai? " lei mi rispondeva con il suo sorrido " la morte è parte della vita. Mi verrà data la forza da lassù " e pregava.
Ripenso alla bellezza della condivisione che si faceva davanti al fuoco, proprio per ognissanti, mangiando castagne , bevendo vin brulè e mangiando qualche fetta di dolce con le mele raccolte in montagna . Vi erano tutti di famiglia e le donne sferruzzavano, raccontandosi ciò che pesava sul cuore e rendendolo così, più leggero. Si narravano anche le storie di paese o dei personaggi che l'attraversavano con le loro esistenze, popolando lo scorrere delle giornate di un piccolo borgo rurale. Riti di condivisione che preannunciavano il calare della stagione e del calore del sole, in giornate più corte.
Ricordo anche i vecchi libri di fiabe sfogliati insieme; i grossi e colorati almanacchi, che con le loro ricette e i consigli erano capaci di attraversare un anno solare invitando alla bellezza dei gesti quotidiani. Le loro pagine erano, alle volte, sporche di sugo, ma questo li rendeva manuali di pratica quotidiana
Si ascoltava il finire della stagione e il preannuncio dell'inverno, ove si veniva chiamati a un tempo di ritiro più intimo e meno proteso al lavoro in campagna
Le mani delle donne si muovevano veloci in cucina, o nei rammendi , ricami, maglia etc. e le stanze erano abitate da profumi caldi di pietanze essenziali ma sane.
Anche Il profumo del vino diventava più corposo, dopo essersi trasformato, attraverso un ciclo di passaggi sacri ed indispensabili, da uva in nettare.
Grazie al raccolto e alla spremitura di settembre, attraverso una operosa, certosina dedizione e lavoro di conservazione nelle damigiane e poi nelle bottiglie si riponeva tutto in una fresca cantina, da dove penzolavano i salami, anche essi prodotti secondo tradizione.
Nonno Titta raccoglieva, in quel periodo di novembre, i funghi dal bosco e il loro aroma , unito a quello della carne del coniglio e del brodo, facevano da padroni nella vecchia cucina.
Si raccontava di chi non c'era più, ma lo si faceva ricordando i momenti belli trascorsi in vita perché si diceva che nell'Amore tutto era ancora presente, senza tempo. Nei giorni a seguire, I crisantemi coltivati nell'orto venivano riposti sulle tombe degli antenati
Un dì, credo avessi sette anni, in cui mia madre mi ha lasciato da bis-nonna Eleonora per andare a fare compere in città, la nonna ha iniziato a canticchiare più di sempre e a sorridermi, continuando a ripetermi" è tutto finito"
Una frase che improvvisamente è diventata una cantilena senza altre parole
Ricordo il mio smarrimento e la mia incredulità perché non capivo che cosa le fosse accaduto
Così in un giorno solo, se ne è andata.
Cantando con la stessa leggerezza con cui aveva attraversato ogni guado esistenziale.
Credo per lei fosse stata in vita, una chiave personale, capace di aprire ogni porta.
Oggi, ripenso a quei momenti e comprendo la saggezza che contenevano quelle parole
Ciò che ci rende davvero vivi è accogliere la vita e la morte ( che si esprimono entrambe in molte manifestazioni) quali volti della stessa esistenza nel suo perpetuo fluire.
A noi assecondarne lo scorrere.
A noi benedirne il processo che ci porta, ogni volta, più in là.
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