La vita nel silenzioso fiocco di neve.
Mi capita spesso, d’inverno, di sedermi sotto al vecchio ciliegio
in completa solitudine, e veder volteggiare, trasportati dal vento, quando il
cielo, bianco come il latte, preannuncia un cambio di tempo, dei fiocchi di
neve.
Uno ad uno calano leggeri ma solo insieme diventano coltre nel
letto del paesaggio.
Un giorno, ne vidi scendere parecchi, e mi soffermai ad osservare
uno in particolare.
Era un batuffolo di cotone bianco, cullato da una corrente d’aria.
Una felicità silenziosa accompagnava la sua caduta.
Era candido, vestito da mille gocce d'acqua pura ghiacciata e
pareva pavoneggiarsi nel suo ondeggiare.
Aveva appena lasciato la nuvola, ed era pronto ad affrontare la
vita.
C'erano tanti amici fiocchi vicino a lui, ma il momento era talmente magico che quasi se ne dimenticava, non curandosi di loro. Ho immaginato parlasse, e gli ho dato voce, insieme a ciò che gli danzava intorno nel silenzio.
Quella sua solitudine improvvisa e quasi scelta, la sentivo amica
e dialogava con me che spesso mi apparto, a camminare nei boschi, lontano dal
chiassoso mondo, per ritrovare e ridonare significati che sento sfioriti.
“Cosa andrò a fare laggiù?” stava pensando il fiocco ma la
speranza in ciò che doveva accadere, non toglieva la forza a quella caduta
silenziosa e solitaria.
Immerso in questi pensieri, zigzagava nell'aria e si faceva sempre
più pesante e veloce.
Un pettirosso che volava alla ricerca di un riparo, udii la sua
voce.
“Come mai sei così fiducioso? Tra poco sarai di nuovo acqua e
scomparirai per sempre. Così, caro fiocco di neve, non ci sarai più!” gli disse
preoccupato.
“Hai ragione” rispose lui” tutto può accadere mentre
si precipita nel vuoto. Gioisco di questa caduta e, ogni piccolo
momento, lo porto nel cuore come un tesoro.
Sento l'aria che mi inebria; respiro l'odore del freddo; mi faccio
accarezzare dal vento; osservo i comignoli fumanti dei tetti e il campanile
sotto di me.
Posso vedere anche gli occhi grandi e stupiti di quel bambino
laggiù che guarda il cielo, tendendo le manine arrossate verso l'alto, nella
speranza di potermi abbracciare o riporre nella sua scatolina dei segreti.
Amico mio, c'è tutto in questo precipitare silenzioso! Tutto
l'amore profondo che donerò alla terra!”
Il pettirosso si infilò sotto le legna accatastata con ordine dal
contadino, e volse il suo sguardo verso il nuovo amico che presto avrebbe
toccato il suolo.
Il contatto con la zolla di terra avvenne di lì a poco: il fiocco
di neve si posò senza fare rumore.
Nessuno lo sentì.
Lentamente iniziò a cambiare colore e da bianco divenne scuro,
unendosi al terreno.
Fu un’unione benefica come le note si uniscono insieme per creare
una melodia.
“Il fiocco bianco si è sporcato!!! Ora non è più bianco puro come
la sua natura conviene” pensò dispiaciuto l'uccelletto intirizzito dal soffiare
del vento.
La terra
accolse quel dono venuto dal cielo come la mamma strinse le mani di quel
bambino che ancora volgeva le sue grida alla magia della neve.
Il fiocco si trasformò in acqua e ammorbidì la zolla indurita dal
gelo di quei giorni.
Sotto, nella profondità, un solitario semino di grano avvertì un
tepore venire da quella delicata unione.
Rabbrividì di gioia e pensò che, da lì a pochi mesi, sarebbe
salito verso l'alto, in senso contrario alla caduta del fiocco di neve.
Avrebbe allungato il suo esile stelo, e aperto le sue
foglie al calore del sole.
Ci fu un luccichio e poi il fiocco scomparve, trasformandosi in
vita.
La sua caduta silenziosa aveva abitato molti cuori, compreso il mio, ed aveva catturato nella totale quiete, immagini che mi abitavano, e si riflettevano a specchio nella Natura Amica.
La solitudine, a volte, porta con sé la forza e lo sguardo profondo necessari a dialogare con noi stessi ma solo l’unione con gli altri genera la vita, e questi due messaggi erano i regali donati dalla fiaba di un semplice fiocco di neve che, in un pomeriggio innevato, ha rallegrato la mia anima con le sue immagini
Nessun commento:
Posta un commento