domenica 8 giugno 2025

"Filantrocca" dei calzini spaiati

 

Eccomi con una mia filastrocca o meglio “filantrocca” come le chiamo simpaticamente!

Mi è giunta oggi insieme al vento che qui spira forte

La lancio nell’ etere …. Farà la sua strada

 

 


Insieme anche se diversi

Filantrocca ” dei calzini spaiati




Cerco te

Cerco me

Uno

due e anche tre !

Mi son perso ma poi mi ritrovo…

Sto girando anche a vuoto!

Il mio amico bello e del cuore

Se ne è andato senza far rumore

Dove lo trovo?

Come lo cerco?

Sotto al letto, dentro al cestino?

Forse in bagno o vicino al camino?

Eppure, eravamo uguali e inseparabili

e i piccoli o grandi piedi rendevamo adorabili

Cerco con forza e determinazione

In ogni possibile direzione!

Ecco …. che trovo un calzino differente da me e Colorato,

sotto all’armadio tutto impolverato.

Mi sembra simpatico e divertente,

e così ci gioco amorevolmente.

Insieme facciamo una bella coppia:

Diversi per sfumature e colori siamo eguali per forma

E lasceremo “insieme” sulla Terra una profonda orma !

Ecco che un bambino tutto trafelato,

arriva veloce dalla cesta del bucato.

Non ha trovato ciò che cercava,

mentre la mamma lo chiamava.

Ci guarda così con simpatia,

Sentendo che quella potrebbe essere una nuova strategia!

E ci prende veloce e ci infila ai suoi piedini

Ora Siamo nelle scarpe “insieme” diversi

Ma comunque calzini !


 

FILASTROCCA del Granchio

FILASTROCCA del Granchio



Ho due occhietti e un corpo duro leggero

di esser crostaceo sono assai fiero.

Mi muovo furtivo tra le onde temendo rappresaglie,

per questo ho due grandi chele come tenaglie.

 



Mi nascondo sotto i fondali in mucchietti di sabbia come bottoni

quando vedo giungere gli uomini e i loro grandi piedoni.

Scappo, mi nascondo, corro anche all'incontrario

e svolgo questa attività in tutti i mesi del calendario.



D'estate mi muovo spesso: c'è più lavoro....

perché gli uomini cercan nel mare un fresco ristoro

e allora fuggo qui e fuggo là

non sto fermo mai: non è

novità!

Sono anche un segno zodiacale

e per farmi pubblicità non è poi tanto male!

Per finire, alle volte, casco nei secchielli

di quei sorridenti bimbi belli

che credendomi un nuovo giochino

mi fan spesso il solletichino.



E allora grido con bolle a bocca piena

Guardando triste lassù la luna piena.

."Liberatemi veloci nell'acqua di sale

la mamma mia è solo questo mare!!!”

I fanciulli mi guardano con tenerezza

Perché conoscono dell’acqua la freschezza.

Il loro cuore è generoso come un fiore

perché conoscono la parola Amore.

Delicatamente mi ripongono nel fondale sabbioso,

luogo di pace e non rumoroso

"Grazie !!"Dico loro con sorriso sincero

Parola di granchio.... Un granchio vero!

Le parole gentili sono come preghiere

Che sciolgono il gelo e superano tutte le frontiere.



(Rosa Rita Formica)

 

Filastrocca della Bora Triestina

 

Filastrocca della Bora Triestina

 


 

A proposto di venti… Ecco la Bora in filastrocca che ho scritto in  un giorno in cui l'ho incontrata 


 È la bora Triestina che, quando arriva,

spira forte a sera e a mattina!

Sta rinchiusa in una caverna del Carso stretta al suo borino

 che tiene con forza a sé vicino.

 Escono d’ inverno molto arrabbiati e per questo così ingrossati da venti impetuosi,

che fan chiudere in casa anche i più coraggiosi!

 Questa strega tutta scapigliata

Chissà mai chi l’avrà incontrata?

C’è chi dice sia una ninfa che ha perso l’amato…

In un giorno solo, davvero sfortunato!

 Per questo piange e si lamenta,

 e nessuno più l’accontenta.

Si agita e soffia un vento quaggiù,

perché proprio non ce la fa più!!!

Nemmeno Madre Natura

 comprendendo che per lei è davvero dura,

 riesce a portale un sollievo piccolino,

 dandole un dolce e tenero bacino

 e regalandole un autunno bello e colorato,

 dipingendo il Carso di un rosso intenso e mozzafiato!

Vento di bora gli uomini lo hanno chiamato

E con sfumature soprannominato

 Borin se si muove piccinin

Diventa invece borineto

Se soffia con fortissime folate senza alcun veto!

…. Così …Resta la bora un vento famigliare

 Con cui Trieste senza non ci può stare!


 Filastrocca liberamente tratta dalle tante leggende e racconti sulla bora che è un vento che soffia nel golfo di Trieste con direzione E-NE. È un vento discontinuo che può avere raffiche molto forti La bora a Trieste viene chiamata bora scura in presenza di cielo coperto, pioggia o neve oppure bora chiara se il cielo è sereno

sabato 7 giugno 2025

Silenzio ed ascolto della Natura



 Nei silenzi in cui parla la Natura, 

ricevo le risposte improvvise alle domande che da tempo pongo al mio cuore.

Nel Saper "restare" nel momento presente,

assecondando i sensi in ascolto,

incontro un Verbo che poco conosco
"Attendere"

La natura Ama non fa fatica e non impara a farlo : è la sua essenza.

Amore infinito in un rivolo di vento che accarezza il volto.


Nella foto Monte Krn ( Nero ) al tramonto

martedì 5 novembre 2024

Le fiabe: un mondo immaginale al servizio della relazione con se stessi e con l'altro. Tante storie nella storia dell'incontro

 

Le fiabe: un mondo immaginale al servizio della relazione con se stessi e con l'altro. Tante storie nella storia dell'incontro

  

Credo che le fiabe, quelle vecchie e quelle nuove, possano contribuire a educare la mente. La fiaba è il luogo di tutte le ipotesi: essa ci può dare delle chiavi per entrare nella realtà per strade nuove, può aiutare il bambino a conoscere il mondo.
(Gianni Rodari)

Le favole dove stanno?
Ce n’è una in ogni cosa:
nel legno del tavolino,
nel bicchiere e nella rosa.
(Gianni Rodari)

 


In un mondo  ove lo sviluppo tecnologico e l’ accelerata digitalizzazione  trovano spazio  sempre più ampio per esistere nel quotidiano, mi pare quasi una piccola magia poter "ancora" pensare che le fiabe  possano  rappresentare una possibilità per grandi e  piccini, non solo di crescita ma anche di incontro e relazione.

Il desiderio di” raccontare e ascoltare”   sono le  due sponde che contengono e alimentano, il  fiume della narrazione, fatta in presenza.

Questo ponte che unisce chi grande a chi piccolo e viceversa, si incontra già  come bisogno profondo nel bambino agli inizi della vita. I piccoli amano ascoltare le fiabe lette dai genitori, e la loro voce diventa un suono che culla le notti, gli incontri, i giochi  e l'ora di andare a nanna. Se ne inventano, in quel contesto, anche tante di nuove, più divertenti con personaggi della quotidianità.

Se ci portiamo al periodo di gravidanza, anche in quel percorso si può dare vita qualcosa di magico, se pensiamo al  prezioso contatto madre e bambino fatto di suoni, emozioni e immagini!. 

Lo Spazio d'incontro”  che si crea è una complessa ed intricata rete di messaggi verbali, non verbali, emotivi ,etc. che rende “significativa” una relazione. Credo resti una "culla affettiva di crescita" insostituibile che alcuna virtualità potrà mai eguagliare!

Tante storie nella storia di un incontro.


Leggere fiabe è come iniziare un cammino, entrare in un bosco e lasciarsi prendere e perdersi tra i suoi  colori, profumi e  rumori...un animaletto corre veloce, un fungo fa capolino tra il muschio.

Parole ed immagini danzano insieme e si abbracciano per creare un'atmosfera unica

In questo mondo il rito e tutt'uno con il magico, l'imprevisto è importante anzi ricercato, dove è reale la fantasia e fantastica la realtà, dove la potenza dell'immaginario genera possibilità, traccia strade, favorisce  scelte, prospetta percorsi evolutivi.






Daniel Lumera in un suo articolo   definisce le fiabe “una medicina naturale  capace di riequilibrare  e riportare a ritmi di ascolto lenti profondi ed essenziali, al contatto umano e ai valori della vita sia per adulti che per piccini. Nell’era della dopamina e dell’adrenalina, in cui sempre più strutture tecnologiche vengono utilizzate come veicoli per creare dipendenza, le fiabe diventano un balsamo per la mente e per il cuore. Hanno il compito di ricordarci che nella nostra specie la necessità della presenza dell’altro e del suo sguardo non è qualcosa di sostituibile o superfluo, ma un bisogno ancestrale, come respirare, mangiare, bere o dormire” (  Daniel Lumera Corriere della sera 27 ottobre 2024).

Usando un linguaggio dei nostri giorni direi che ogni fiaba è un ipertesto, crea collegamenti, link, libere associazioni, rimanda a un altrove e a un altrimenti, un internet dell'immaginario



La fiaba è un ponte gettato dall'età adulta all'infanzia e viceversa.

Si sta scoprendo il gusto di percorrerlo, di usufruirne e di viverlo sia nei rapporti con i figli, sia nei percorsi educativi o didattici, nelle scuole; qui si mimano storie, le si leggono, rappresentano, disegnano, etc.

Esse  aiutano il pensiero critico; a sviluppare l'immaginazione e le sue funzioni; ad apprendere il linguaggio delle parole scritte e parlate e anche quelle  delle emozioni;  educa alla  lettura,  e a costruire la resilienza emotiva attraverso le sfide che propongono in senso metaforico, insieme al loro superamento.

Mi capita, come pedagogista, di utilizzarle anche nei contesti di formazione con gli educatori nelle esperienze di "circle time" in cui si esplorano, grazie ad esse, le soft skills di ogni operatore e del gruppo Mi piace utilizzare, anche in quei contesti, i silent-book che sono libri in cui le immagini vere o illustrate fanno da ponte silenzioso tra dentro e fuori    

Questo è un bene, perché fa bene!

Troppo spesso, però incontro bambini e adulti silenziosi davanti ad un foglio bianco da disegnare o scrivere,  senza parole di fronte ad una storia da inventare. La nuova era digitale ha cambiato il mondo e gli uomini. Tutto è più veloce, risponde prontamente al bisogno immediato ma non  scende in profondità.

Creare non è solo un gioco, ma è una esperienza che ha forti potenzialità educative  che implementano il pensiero divergente

                                                                                


                                               

Il termine "esprimere" che resta alla base di ogni atto creativo da "ex-premere" mettere fuori qualcosa che era dentro, racconta che in questo movimento di transizione,  si generano  e scoprono infinite capacità che sono utili, non solo nella prima infanzia, ma implementeranno le capacità strategiche degli adulti di fronte agli imprevisti della vita. 

I piccoli amano le fiabe e i racconti illustrati o raccontati a voce. La ritengo una efficace “omeopatia” fatta di piccole dosi di linguaggio simbolico che affonda le radici negli archetipi, che hanno attraversato il tempo, sono portatori di un linguaggio universale e mantengono intatta la loro forza evocativa. 

La lettura fatta insieme tra genitore e figlio è in grado, da se stessa, di generare  una atmosfera magica di grande complicità e calore , fatta a volte  di rituali se accompagna il sonno. 

L 'accompagnamento della voce e la vicinanza, regalano al più piccolo  la "fiducia"  nell'atto  dell''addormentamento, ingredienti che nessuna fiaba proposta sullo schermo  e  magari, vissuta in solitudine, è in grado di creare .



Può capitare che il bimbo desideri leggere o, meglio, ripetere all'infinito, la stessa storia.

Questo significa che lui “ha bisogno” di quella storia in quel momento della sua crescita.

Quel racconto sta probabilmente riproponendo un suo vissuto assopito ma al tempo stesso lo "cura" con la medicina dell'immaginario.

I personaggi in cui il bimbo si identifica sono degli archetipi o simboli del suo immaginario che lo sostengono, sorreggono nella crescita, anche ad elaborare le sue parti più profonde, da ascoltare.

Lo stesso beneficio può averlo la persona adulta se ama scrivere storie personali o leggerne di immaginali, recuperando una parte bambina , pronta a dialogare con l'età matura e ad offrire a quest'ultima soluzioni nuove. 

Ma c'è differenza tra fiabe e favole e molto spesso noi usiamo i termini dando ad essi lo stesso valore.

Le fiabe raccontano gesta di eroi umani e immaginari, principi e principesse, streghe, maghi e re.

In genere l'eroe positivo viene insidiato dall'antieroe e sembra stia per soccombere, quando, per un intervento magico, tutto si risolve per il meglio ed il bene trionfa!

Le favole ,invece, hanno una struttura narrativa più semplice e breve, i protagonisti sono di solito degli animali parlanti che con le loro esperienze ci dimostrano una sorta di saggezza popolare che si concretizza nella morale esplicitata alla fine della favola.

I genitori non si spaventino, quindi, nell'usare fiabe o favole con personaggi in cui c'è un orco, un lupo, etc. se il bambino li richiede.


Questo può essere utile perché il piccolo in essi proietta molte delle  emozioni che  altrimenti resterebbero nel suo vissuto recuperando  e rielaborando significati che  traducono in modo comprensibile ed accettato,  la paura, l ‘ inadeguatezza, il   conflitto, la solitudine,  la rabbia, la gelosia ,etc.

Può accadere che leggendo le fiabe, personaggi terribili diventano ridicoli, altri indistruttibili vengono il più delle volte “combattuti” e sconfitti,  tutto questo, rassicura i più piccoli e apre l'immaginario della soluzione, della possibilità.  Per un lupo c'è sempre un cacciatore; per un orso scontroso sempre una fatina; per un re cattivo vi è sempre un  principe buono; etc.

Anche gli adulti possono attecchire al pozzo prezioso delle fiabe/ favole per ritrovare significati che sfuggono; ritrovare la semplicità della vita; donarsi chiavi  di lettura  più leggere e divertenti che aiutano ad affrontare la pesantezza del  quotidiano, intravedendovi risposte  e vie da praticare, magari insperate. 



Per concludere, desidero ricordare che in ogni famiglia esiste, inoltre, una sorta di mosaico fatto di racconti, filastrocche,  narrazioni di storie di antenati, etc.

Raccontarli ai propri figli può essere positivo sia per noi  adulti che recuperiamo attraverso la forza di un ricordo il valore delle nostre radici; sia per i più piccoli perché si sentono parte di un sistema famigliare più allargato, che ha reso possibile la loro presenza  e che sorregge il loro cammino verso il futuro.

 

 

                                                                                    

 

 

 

 







lunedì 20 marzo 2023

Lettera al maestro Benito Beltrame della Val Colvera




Caro Benito,

Di te ho un caro ricordo ed oggi , giornata di primavera che tu amavi molto insieme ai suoi tanti fiori, ripenso a te con gratitudine.

Seduto con la tua amata Ita ( Manuelita) attendevi me e Roberto, nel tuo salotto pieno di libri e di ricordi.

Per accoglierci ci facevi sedere nella comoda poltrona di un abbraccio o di una parola saggia e buona, capace di scaldare e farci sentire comodi.

Con Ita tua moglie dimostravi una pazienza compassionevole , spiegandole ogni passaggio o frase che non capiva, seduta sempre vicino a te , quasi fosse impossibile non immaginarvi uniti e insieme in un intreccio d’amore.

E lo facevi con una tenerezza che mi rapiva, mentre ti osservavo
Parlavi di te ma eri molto curioso del mondo che noi ti portavano, arrivando da fuori provincia per farti visita, nei nostri racconti e zaini

Eri attento osservatore di stati d’animo e lettore di vissuti tra le pieghe di una narrazione
Di te parlavi nel presente , coniugando passato e futuro con facilità e memoria singolare
I tuoi progetti nuovi erano mongolfiere sempre con il fuoco acceso , non ultimo quello della pubblicazione del “tuo libro raccolta” di cui a gennaio ci hai parlato diffusamente entusiasta

Il passato fatto di storie di uomini ,bambini , guerra , passaggi in terra africana o viaggi oltre oceano avevano il colore e calore delle tue parole sempre rispettose e ricche di particolari entusiasmanti.
Il tuo amore per l’arte , la poesia e la natura era la manifestazione concreta che la vita la si guadagna ogni giorno anche attraverso la curiosità , quale esperienza infantile rinnovata ad ogni età.

Amavi moltissimo i bambini e le loro famiglie; a loro hai dedicato parte della tua vita come maestro e come guida educativa, dimostrando che con l'esempio, si possono indicare strade sempre nuove ed efficaci.

La tua è sempre stata una pedagogia dell'essenziale, della "pratica educativa" in natura e nel quotidiano ove l'ascolto attivo dell'insegnante poteva aprire nuove finestre sulle potenzialità del discente

Apicultore per passione hai trasmesso questo amore a molte missioni in Africa e proseguisti sostenendo alcuni ragazzi immigrati sbarcati in Sicilia e affidati al comune di Frisanco offrendo loro solide basi per poter vivere in comunità attraverso insegnamenti efficaci riguardanti la cura personale, dell'ambiente, la geografia ,l'orientamento, etc
lo raccontavi spesso con gioia ed entusiasmo vivi in te, e per questo ottenesti la nomina di commendatore dell'ordine del merito della Repubblica Italiana da Presidente della Repubblica.

Ci dicevi spesso, che ritenevi di avere fatto solo il tuo dovere come molto spesso avevi fatto nel corso della tua vita sui campi di guerra, e quelli a seguire di molti anni di vita intensa.
Ci credevi nella comunità e insieme a Ita (non solo moglie ma anche compagna di progetti condivisi) sei sempre stato punto fermo per chi era dovuto emigrare all'estero e che tu stesso ospitavi o ti recavi ad incontrare anche oltre oceano.
Essere testimoni di radici solide, di tradizioni e di cultura, questo era un tuo credo fermo e lo ripetevi spesso.

Ripenso alle estati in cui, venendoti a far visita, ti trovavamo a camminare con la poetessa Novella Cantarutti tua amica di sempre e che da te giungeva in vacanza sentendosi a casa e accolta. Lei lo diceva spesso, nella lingua friulana di cui era alta espressione.
Dialoghi, pensieri che hanno sicuramente arricchito la tua penna e scrittura. La tua casa, negli anni, un crocevia di incontri di cui tu hai trasmesso la bellezza nei tuoi racconti e pensieri pubblicati nell'eco della val Colvera a gennaio divenuti una raccolta





A casa, conserviamo appesi i tuoi due quadri ad acquerello che ci donasti tempo fa, quando avevi deciso di sperimentarti con i pennelli. Rivedo in te l'allegria, curiosità divertimento di un bambino quando ci mostravi tutti i trucchi che avevi imparato per dipingere il cielo; in questi dipinti, ti era caro rappresentare gli scorci più suggestivi della tua amata Frisanco, osservati con la poesia del cuore.

Ricordo ancora quando ci siamo salutati . Ti ho sentito fragile e ci hai accompagnato alla porta per la prima volta appoggiandoti ad un bastone e pregandomi di non smettere mai di scrivere.
Anche ora ti faccio dono di queste parole con la speranza che al di là del Raut, ove qualcuno ti ha immaginato, tu sappia donarci ancora la fiducia nella vita che attraverso ogni incontro rinnova di significato
Ed io sono grata del nostro esserci incontrati e ri - conosciuti
Ti porterò nel cuore caro amico Benito
Con affetto

Rosa Rita Formica



mercoledì 26 ottobre 2022

Tempo di Ognissanti










Il  periodo di Ognissanti  un tempo era molto sentito

 A tal proposito, ricordo sempre mia bisnonna Eleonora, una donna piccina, tutta morbida come fosse un bignè. Portava sempre i capelli  bianchi raccolti ed abito scuro con grembiule a fiorellini, Dalle sue mani uscivano preziosità a non  finire. Cantava sempre mentre lavorava ad uncinetto e lo faceva di più in questo periodo.

Avevo perso dei figli quando erano ancora piccini: un  dolore grande per una donna.
Eppure, dopo giorni di ritiro  e di silenzio, aveva  ricominciato a cantare e a lavorare.
Io piccina le  chiedevo : "ma  nonna come fai? " lei mi rispondeva con il suo sorrido " la morte è parte della vita. Mi verrà data la forza da lassù " e pregava.

Ripenso alla bellezza della condivisione  che si faceva davanti al fuoco, proprio per ognissanti, mangiando castagne , bevendo vin brulè e mangiando qualche fetta di dolce con le mele raccolte in montagna . Vi erano tutti di famiglia e le donne sferruzzavano,  raccontandosi ciò che pesava sul cuore e rendendolo così, più leggero. Si narravano anche le storie di paese o dei personaggi che l'attraversavano con le loro esistenze, popolando lo scorrere delle giornate di un piccolo borgo rurale. Riti di condivisione che preannunciavano il calare della stagione e del calore del sole, in giornate più corte. 

Ricordo anche i  vecchi libri di fiabe sfogliati insieme; i grossi e colorati almanacchi, che con le loro  ricette e i consigli  erano capaci di attraversare un anno solare invitando alla bellezza dei gesti quotidiani. Le loro pagine erano, alle volte, sporche di sugo, ma  questo li rendeva  manuali di pratica quotidiana 
  
Si ascoltava il finire della stagione e il preannuncio dell'inverno,  ove si veniva chiamati a un tempo di ritiro più intimo e meno proteso al lavoro in campagna
Le mani delle donne  si  muovevano veloci in cucina, o nei rammendi , ricami, maglia etc. e le stanze erano abitate da profumi caldi di pietanze essenziali ma sane.
Anche Il profumo del vino diventava più corposo, dopo essersi trasformato, attraverso un ciclo di passaggi sacri ed indispensabili, da uva in nettare.
Grazie al raccolto e alla spremitura di settembre, attraverso una operosa, certosina dedizione e lavoro di conservazione nelle damigiane e poi nelle bottiglie si riponeva tutto in una fresca cantina, da dove penzolavano i salami,  anche essi prodotti  secondo tradizione. 
Nonno Titta raccoglieva, in quel periodo di novembre, i funghi dal bosco e il loro aroma , unito a quello della carne del coniglio e del brodo, facevano da padroni nella vecchia cucina.
Si raccontava di chi non c'era più, ma lo si faceva ricordando i momenti belli trascorsi in vita perché si diceva che  nell'Amore tutto era ancora presente, senza tempo. Nei giorni a seguire,  I crisantemi coltivati nell'orto venivano riposti  sulle tombe degli antenati 

Un dì, credo avessi sette anni, in cui mia madre mi ha  lasciato da bis-nonna Eleonora per andare a fare compere in città, la nonna ha iniziato a canticchiare più di sempre e a sorridermi, continuando  a ripetermi" è tutto finito" 
Una frase che improvvisamente è diventata una cantilena senza altre parole
Ricordo il mio smarrimento e la mia incredulità perché non capivo che cosa le fosse accaduto 
Così in un giorno  solo, se ne è andata.
Cantando con la stessa leggerezza con cui aveva attraversato ogni guado esistenziale.
Credo per lei fosse  stata in vita, una chiave personale, capace di aprire ogni porta.

Oggi, ripenso a quei momenti e comprendo la saggezza che contenevano quelle parole 
Ciò che  ci rende davvero  vivi  è accogliere la vita e la morte ( che si esprimono entrambe in molte manifestazioni) quali  volti della stessa esistenza nel suo
 perpetuo fluire.
A noi assecondarne lo scorrere.
A noi benedirne il processo che ci porta, ogni volta, più in là. 

"Filantrocca" dei calzini spaiati

  Eccomi con una mia filastrocca o meglio “filantrocca” come le chiamo simpaticamente! Mi è giunta oggi insieme al vento che qui spira for...