Anni fa, mi fu chiesto insieme ad altre colleghe di area educativa, di far parte di una antologia in cui si parlava di maternità, la raccolta era edita Scalino
Io pubblicai questo brano e fu accompagnato da un disegno di mia figlia che allora aveva nove anni
Insieme verso la vita
Camminare ogni mattina verso
il pulmino giallo “canarino” ci riempie di gioia.
Un modo per iniziare insieme
la giornata.
L'erba di primavera si
impreziosisce di rugiada ed un tappeto di perline trasparenti ci accoglie tra i
fiori di tarassaco che guardano il sole con grazia, desiderosi di trasformarsi
in soffioni.
Stringo a me mia figlia e lei si lascia andare a quel contatto
affettuoso.
Non è la brezza che qui spira
sempre insidiosa a farci avvicinare l'una all'altra.
Ma è una tensione del cuore,
un fiume che si unisce alla
sorgente per riconoscere il suo
scorrere.
L'abbandono ad un abbraccio è
contemplazione di forza e fragilità insieme.
Il suo corpo esile di bambina
si sta irrobustendo piano piano. Gli anni della dieta priva di glutine hanno
reso le sue masse muscolari più toniche, ed ora i suoi movimenti non risultano
maldestri.
Rivedo tutte le volte che la osservavo in difficoltà ed impacciata
per la sua fragilità.
Ricordo le rovinose cadute a
terra e i suoi occhi smarriti quando si rialzava sconfitta da una lotta con le
sue forze.
Insieme abbiamo attraversato
ed attraversiamo la celiachia (intolleranza permanente al glutine) con fatica
ma anche con gioia.
Scriviamo insieme fiabe,
inventando personaggi che prendono vita dall'inchiostro della mia penna e si
materializzano con i suoi colori, quasi reali, ad acquarello.
Il suo pennello ha un' anima
da quando era piccola.
Lo definiva “un bastoncino
con le piume” quasi una bacchetta magica che l'aiutava nella realizzazione di
magie sfumate, che materializzavano i suoi pensieri.
Ora il suo pennello pare
avere occhi e orecchie.
Sente un linguaggio che le appartiene e
che io, mamma, ho sempre ascoltato con rispetto, senza
forzature.
Cosi, sino ad oggi, dieci
anni sono diventati un album di parole unite ad immagini che hanno contribuito
a creare una danza educativa di molti
passi avanti ed altri indietro.
Tutti insieme hanno valore e
producono un percorso familiare di sperimentazione di sé come dono.
Nella nostra camminata
mattutina, con il sole e con la pioggia, parliamo di amici, di compiti in
classe, e i nostri passi si fanno eguali.
Alle volte ci capita di camminare per gioco come fossimo un piccolo
plotone di soldatini, una marcia con medesimo ritmo,e ridiamo sino a che non prendiamo lo stesso passo.
Alla fermata ci scambiamo un
sassolino colorato portafortuna, dono per entrambe in quella giornata.
Esso troverà un posticino
custodito nella tasca del giaccone, quasi fosse un tesoro.
Poi, dopo questi gesti
complici, ecco, comparire il rombo inconfondibile del pulmino che si
fa sentire in lontananza.
Il suo rumore borbottante, lo si riconosce
anche al buio.
Carlotta mi guarda e mi
chiede con gli occhi un bacio in fronte, rituale atteso ogni giorno e
rinnovato come costante presenza nella sua vita.
“Ciao Ranocchia” dico io
mentre le porte del vecchio macinino si aprono veloci, quasi a voler
palesare che l'età della sua carrozzeria
e la ruggine non gli impediscono di possedere tutta
l'efficienza per restare sulla strada.
Carlotta sale veloce sul pulmino, quasi temendo di perdere
qualcosa, con lo zaino sempre più pesante sulla schiena.
I gradini diventano sempre
più accessibili a mano a mano che le gambe si allungano.
Dai passi barcollanti della
scuola d'infanzia sino alle falcate di gazzella della quarta classe.
Il tempo viene scandito dalle
piccole e grandi conquiste di ogni anno che passa.
Si siede sul sedile rigido e
da lassù mi guarda, felice di essere più alta di me.
Mi fa cenno con la mano, un
saluto che da esclusivo quale era quello dei primi anni, è divenuto sempre più
un cenno di capo perché l'impegno della condivisione con le compagne sta
diventando sempre più un bisogno.
Sento che questa è una sua
apertura verso la vita e gioisco per lei.
E in questa mattina, come in
altri momenti, penso che essere madre sia un lasciare andare i figli verso la
vita, la loro, confermando con Amore e presenza la certezza del nostro esserci,
qui, semplicemente dietro di loro, non davanti
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