lunedì 13 dicembre 2021

L'arrivo di Babbo Natale visto dai bambini





In questi anni di professione,  ho incontrato e Incontro i bambini nei laboratori creativi pedagogici  che conduco e, ci è capitato, di  parlare, insieme, di Babbo Natale, protagonista indiscusso del Natale.
Chi è questo Babbo con la lunga barba?
Per i più piccoli il Babbo è un nonno saggio a cui scrivere per ricevere i doni più desiderati.
Le descrizioni si fanno colorate e i bimbi lo immaginano ma tutti aggiungono particolari famigliari a quella figura di omone, tutto barba e vestito rosso, che ama le famiglie, al punto di entrarci di notte in silenzio, lasciando doni per tutti.
Molti interrogativi sul viaggio che lo porta ad arrivare nella casa di ognuno; vengono in ausilio le renne che conoscono perfettamente la strada ,con folletti e abili assistenti di lettere ed e-mail.
In effetti, ora la tecnologia ha portato modifiche anche nel mondo ghiacciato di Babbo: con L’omone saggio, si può comunicare anche via pc e web, il lavoro postale si velocizza e la comunicazione è cosi più immediata, evitando che le lettere vadano perse, insieme a qualche desiderio che andrebbe, cosi, sfumato.
Lui usa sicuramente il cellulare, solo che i suoi tasti risultano essere giganteschi, visto che ha guanti e mani grandi perché generose con tutti.
Porta l’auricolare come fanno il  papà e la mamma al volante ma  spesse volte litiga con il  berretto rosso,  per farla restare in una posizione corretta.
Qualche bimbo, se vive in città, si interroga sul disco orario, sui parcheggi possibili per la slitta gigantesca e carica.
I più piccoli lasciano il cibo per un uomo che lavora senza sosta anche di notte e pensano ai biscotti più friabili perché, essendo anziano, potrebbe avere problemi con la dentatura.
Sono giorni freddi, e quindi anche lasciargli qualcosa di caldo o un calice di buon vino potrebbe fare la differenza.
C’è qualcuno che di anno in anno, crescendo, si ricorda anche, che come assistenti lui ha delle renne e, allora, chiede a mamma e papà l’acquisto di qualche carota.
Molti bimbi lasciano anche caramelle per i folletti perché pare che loro vadano in avanscoperta affinché luoghi e camere abbiano luce rigorosamente spenta: tutti debbono dormire perché accada la magia del Natale.
Resta ancora qualche perplessità tra i bambini, su come lui scenda da un camino troppo stretto per la sua mole, o da un lucernaio chiuso perfettamente , o da una finestra altissima il cui accesso è molto improbabile senza scala.
In tutti questi casi e in molti altri, interviene la magia.




Secondo i più piccoli, La magia del saggio omone natalizio,  può molto sulla vita degli uomini e può risolvere, magari, anche qualche problema, come la difficile situazione  di questi due anni! 
Dove  tiene Babbo Natale la sua preziosa magia?
Qualcuno insiste che la polverina magica lui la tenga in tasca ; qualcuno dice( e addirittura è pronto a dimostrarlo) che diventi invisibile; tutte ipotesi verosimili ed attendibili.
Nessuno lo ha visto se non nei sogni ma sicuramente ne ha trovato le tracce.
Un bimbo mi raccontava delle orme di cenere sul pavimento lasciate da stivaloni pesanti e, a terra, tante foglie secche a testimoniare che lui era entrato velocemente e cosi altrettanto velocemente se ne era andato dal balcone.
Mi è stato detto, tra lo stupore e il disappunto, che alle volte lui è pure disordinato, perché lascia le briciole dei biscotti sparse ovunque e magari è capace di ribaltare anche qualche bicchiere pieno, lasciando sul tavolo un disastro mai visto! Cosi, alla fine, la mamma con l’aspirapolvere in mano, si arrabbia pure con lui!
I Doni, però, alla fine, restano sotto all’abete o dove stabilito e sono sempre quelli richiesti , con qualche cosa in più di inaspettato, perché Babbo Natale sa essere speciale.
In tutti questi racconti, ho ascoltato la vera magia che un nonno saggio fa vivere, solo perché ha tanta esperienza di viaggio interstellare ed accoglie tutti senza giudizio: è quella di poter tornare bambini, creando, immaginando scenari e possibilità giocose.
Credo che" immaginare" creare con la fantasia sia un'abilità preziosa in ogni atto educativo: riguarda tutti. bambini, genitori, educatori , etc,
La leggerezza nasce da li.
Credo ricordi i fiocchi di neve che scendono con delicatezza dal cielo.
Leggeri, leggeri…e amorevoli.
 



giovedì 9 dicembre 2021

Puf e la valle dei castagni SETTIMA PUNTATA della serie " Storia di ordinaria PUF-fitudine . Un gatto alla scoperta del mondo"

 

Puf e la valle dei castagni.



          


Puf in quel giorno di neve appena fresca, con un freddo quasi polare, decise di incamminarsi, ciondolando sul sentiero gelato del bosco.

L'aquila del villaggio gli aveva parlato di un luogo magico sopra la montagna dove tanti “Baba alberi” anziani, dialogavano tra loro.

Erano antichissimi e dicevano tante parole sagge.

Avevano visto tanti anni passare, uno dopo l'altro con molte storie.

Così il gatto nero e curioso, aveva deciso di andarci. 

Il passo era faticoso e le zampine affondavano o scivolano sulla neve. 

A volte, si trovava a fare dei grandi ruzzoloni! 

Accade che, mentre stava camminando, dal cielo cadde una piuma bianca e venne dolcemente a posarsi sulle sue zampette.

Lui alzò gli occhi al cielo e vide un airone che stava volando. Gli parve un segno.  "Sono sulla strada giusta" si disse, e proseguì con rinnovata fiducia.

Improvvisamente, si alzò un vento forte che gli arruffò tutto il pelo.

Vide delle pietre disposte ovunque in modo sparpagliato ed immaginò di trovarsi nei pressi di un castello. Immersa da una nube di vapore, gli si parò dinanzi una donna corpulenta vestita di stracci con un cappuccio di tela in testa. " Ciao Gatto Puf " lo salutò.

“Io sono Aldamega la Custode del castello. Un tempo vivevo qui" è così dicendo segnò con il dito nodoso un angolo di bosco ricoperto di pietre squadrate e foglie secche. I cavalieri  non volevano salissi al loro castello ma mi chiedevano di curare i loro animali stanchi e di cucinare loro pietanze calde. Così, ho imparato ad occuparmi di loro. Dove stai andando da queste parti?" Gli chiese.

Puf ebbe un attimo di trasalimento; poi, convinto di parlare con un fantasma della sua immaginazione, rispose: " Il sono gatto Puf e mi sto recando nel bosco antico per parlare con il vecchio castagno". 

 Aldamega sorrise e gli disse" Ti accompagno io " così dicendo, con la sua gonna svolazzante e la sua mole che non la faceva perdere in leggerezza, si incamminò sul sentiero lanciando alle sue spalle lo scialle di lana .

Il gatto iniziò a seguirla, anche se la strada si  stava facendo scivolosa, e

cercava davvero di trovare i suoi passi tra le foglie, oltre al ghiaccio per non scivolare.

Ad un tratto, dal fitto bosco, secco per il gelo, molto affamato, si fece avanti un grande cinghiale. 

La vecchia del bosco gli si parò davanti e gli disse: " Tu cinghiale dei brutti pensieri fatti da parte! Vai altrove a cercar cibo! Non qui! '" e come per

Incanto, l'animale scomparve in una nuvola. 

Puf rimase impietrito dalla paura e  stupito dalla forza della donna.

A questo punto comprese che era una maga delle grotte quando ebbe modo di guardare i suoi piedi strani che sino a poco prima non aveva notato: parevano zampe di gallina.

Intorno a loro, il gatto vide molti alberi dal tronco enorme che avevano rami sino al cielo. 

Arrivarono in cima al percorso e trovarono una radura.

Al centro, un castagno enorme troneggiava fiero.

Aldamega disse a Puf: “ Ecco, ora che anche nel tuo cuore se ne sono andati i pensieri più pesanti, potrai parlare al vecchio albero e lui ti

risponderà! Una domanda sola però non di più! " così dicendo e con un sorriso, da lontano e senza sfiorarlo, abbracciò il micio, la maga se ne andò, così come era venuta.

Il gatto nero rimase incantato davanti a quella maestosità e pensò: " Che gli domanderò? ". 

 " Caro Baba albero, io sono gatto Puf... cosa debbo fare per essere più felice?" 

Ci fu un rumore di rami che si muovevano e con il ghiaccio la confusione fu ancora più forte

" Cerca di volerti bene e di aver cura di te, il resto verrà da se stesso. Trai il meglio da ogni avventura anche se appare faticosa" la voce usciva non si capiva da dove.

Era profonda e giungeva diretta. 

Non ammetteva repliche.

Il gatto intravide un volto in mezzo al tronco e gli parve di un uomo con una lunghissima barba bianca.                                                        

 E fu così, che Puf, in un giorno di inverno inoltrato, rientrò' a casa felice nonostante il gelo. Un fuoco caldo scaldava il suo cuore e non temeva più il freddo! Presto sarebbe arrivata la primavera e i giorni della candelora, quando gli orsi si svegliano dal letargo ed escono dalle loro tane e vanno a cercare il miele. Avrebbe incontrato tante nuove  avventure  e amici generosi.

Puf e le foglie Il lasciare andare dell’autunno SESTA PUNTATA della serie "Storie di ordinaria PUF-fitudine. Un gatto alla scoperta del mondo

 

Puf e le foglie

Il lasciare andare dell’autunno




Era una giornata d’autunno e le foglie giallo oro del vecchio ciliegio volteggiavano come in una danza e il vento giocherellone le portava a passeggio, lontano dalla casa dei rami.

Gatto Puf, con la grossa coda tra le gambe, annusava il cambiamento di stagione.

L’inverno stava arrivando e l’aria fredda si faceva sentire.

Lui il vento lo prendeva tutto nel muso, e il suo pelo scuro, svolazzava come spettinato da un phon.

Giocava con le foglie e le rincorreva, speranzoso di fermarne la corsa.

“Che fai così agitato?” chiese il ciliegio al suo amico di pelo scuro

“Le foglie mi fanno divertire e te le voglio riportare lì vicino al tuo tronco” rispose il micio

“Un bell’esercizio di pazienza per te, caro amico e un bell’esercizio per me sul lasciare andare” rispose il vecchio albero con un sospiro

La sua chioma, orami sfoltita dalle foglie, parve chinarsi.

Nascosta sotto ad una foglia ma attenta al dialogo tra i due amici, una piccola cimice verde, ascoltava attenta.

Lei era molto timorosa di farsi vedere, perché le cimici non sono molto amate per l’ odore forte e sgradevole che emettono quando qualcuno si avvicina loro.

Paiono  difendersi cosi!

Per questo Mice la cimice conduceva una vita molto solitaria.

Puf improvvisamente si fermò.

Annusò l’aria e la sentì.

“Chi va là?” domandò

Mice piano piano, uscì da sotto la foglia gialla.

“Ciao gatto peloso, In che cosa posso esserti utile?” provò a dire pensando che questa volta non voleva fare l’antipatica e trattenne di emettere il suo odore sgradevole

Puf la guardò e fece un balzo indietro ricordandosi quanto si vociferava di quegli insetti verdognoli

Il suo cuore però, improvvisamente, fu favorevolmente sorpreso dalla gentilezza di quella voce e parve scaldarsi nonostante il freddo di quei giorni

Si fidò come era solito fare di quella sensazione strana ma piacevole

“Ciao A Te, se proprio ti fa piacere, metti un po' di foglie come coperta a quel fiore laggiù. Dicono gelerà e lui rischia grosso. Avevo pensato di aiutarlo”

“Subito e volentieri” rispose Mice e corse a svolgere il compito indicato con piccoli salti

Liso il fiore, sorrise gioioso di quel prendersi cura di lui e si lasciò andare in un bel canto per ringraziare i nuovi amici

Cosi, in una mattina di fine autunno il vecchio ciliegio, che nei suoi tanti anni ne aveva viste di tutti i colori, si scoprì a sorridere della bella collaborazione nata tra un gatto, una cimice e un fiore.

Era come sé la forza grandissima del vento, aiutasse tutti ad andare più in là.

Il ciliegio lasciava andare le sue foglie

Puf lasciava andare i suoi giochi

Mice lasciava andare il suo odore

Il fiorellino lasciava andare il suo canto

Il vento lasciava andare la sua danza

In tutto questo lasciare andare, tutti divennero più amici e vicini nel cuore

Il vecchio ciliegio sorrise e stiracchiò le sue radici, giocherellando sotto terra con quelle del susino lì vicino.

Durante l’inverno avrebbero comunicato in silenzio sotto la neve.

 

 

 

 



lunedì 22 novembre 2021

Puf e i compagni di scuola QUINTA PUNTATA dei racconti " Storie di ordinaria PUF-fitudine. Un gatto alla scoperta del mondo"

Puf e i compagni di scuola






Era una giornata di neve, di quelle fredde in cui il vento entra nel pelo e lo arruffa tutto!

Gatto Puf, vestito tutto a puntino, si stava incamminando lungo la strada di campagna verso la vecchia scuola nei campi. 

All'alba, appena alzato dal letto, si era domandato, dubbioso: “Stamattina salirò sul  pulmino del borgo, quello guidato dal vecchio rospo??" 

Alla fine, aveva deciso di no.  Camminare nella neve gli piaceva parecchio, era come stampare orme nuove su di un foglio bianco. 

Così, saltellando sul terreno soffice, sentiva i suoi cuscinetti molto freddi..." Brrr...pensò!"

Non aveva fatto che pochi passi, quando due gatti vestiti tutti di pelle scura e occhiali neri, capelli colorati e berretti dal frontino rovesciato, gli si pararono di fronte, sbarrandogli il cammino.  " Dove credi di andare gatto nero? Non sai che porti iella? Tu pensi che ci lasceremo attraversare questa strada da te, gattaccio nero ... cosicché, oggi,  magari tu ci faccia capitare ogni genere di sventura????  Sai o non sai che il colore nero porta sfortuna ? "   

Così dicendo gli puntarono un artiglio ben affilato della zampa sul naso, molto minacciosi ... Puf si sentì davvero mancare. Le sue gambe iniziarono a tremare ma non per il freddo, per la paura.  Il più grosso dei mici, che portava un tatuaggio sul braccio, gli disse" Dacci immediatamente la merenda che tieni nello zaino o ti prenderemo e ti getteremo nella neve fredda!"  Puf sapeva di avere nello zaino un ottimo panino con il salame... che fare?  Timoroso, con la zampina, estrasse il pacchetto e lo consegnò al brutto ceffo. Con uno strattone questo glielo prese. " Ora cammina e va a scuola piccolo marmocchio " gli dissero dandogli uno spintone.

Puf cadde a terra con il muso nella neve. Si rialzò a fatica e iniziò a correre verso la scuola. Quel giorno, anche le lezioni gli parvero pesanti per il macigno che sentiva sul cuore.

Una volta a casa, ne parlò con i suoi genitori che gli proposero di

accompagnarlo il giorno successivo a scuola . Lui si rifiutò perché si

sarebbe sentito ancora più piccolo agli occhi dei suoi compagni che lo avrebbero deriso.

I suoi gli dissero, allora, di farsi sostenere da qualche amico più robusto di lui. Questa proposta gli sembrò buona.

Pensò a lungo quella notte prima di dormire e gli venne a mente la grossa, enorme Gatta Lilla sua amica da sempre. Avrebbe chiesto a lei aiuto così " in compagnia " una minaccia gli sarebbe sembrata più piccola.

Fu così che il giorno dopo che era una bella giornata di sole, Puf si fece accompagnare a scuola, dalla sua cara amica .

 Lilla era un gatto enorme, quasi un orco dei felini. Era maestosamente pelosa con un muso da fare paura.

Mentre camminavano lungo il sentiero gelato, ecco ricomparire i ceffi tanto temuti. “Fermi là” gridarono “Dove credete di andare?” o ci date ciò che avete nello zaino o da qui non si passa!”

Lilla mise dietro a sé il gatto Puf e arruffando il pelo gridò: “ La volete smettere? Credete forse di essere forti facendo paura ai più fragili? E ‘ con i più forti che si manifesta il vero coraggio.  Ho la sensazione che dietro a quella vostra faccia si nascondono tanti piccoli gatti che piangono”

La sua voce era cosi ferma, come pure i suoi occhi, e i suoi atteggiamenti

che i tipi indietreggiarono.

“Meglio non prendersela con questa gatta, è un piccolo mostro inferocito ….io preferisco andarmene” sussurrò il gatto più spavaldo all’orecchio dell’altro.

Senza dar troppo nell’occhio, con apparente sicurezza, sbuffarono e se ne andarono da dove erano venuti.

Puf abbracciò Lilla con tutto il calore peloso di cui era capace!

Un amico è un prezioso alleato, perché da soli, alle volte, il mondo può sembrare ostile.

Arrivarono a scuola quando i primi fiocchi iniziavano a cadere

Per la prima volta Puf riuscì a seguire tutta la lezione con gioia e a godere della amicizia dei suoi compagni di scuola. Ascoltò con entusiasmo le

tante belle notizie del bosco che la maestra gli raccontò.

“La vita è bella” pensò, mentre una macchia d' inchiostro nero gli macchiò quel poco di pelo bianco che gli restava.

“il nero è un colore bello” pensò “non porta sfortuna, perché colora ciò che io sono di prezioso”                                                                   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

Le fiabe: un mondo immaginale al servizio della relazione con se stessi e con l'altro. Tante storie nella storia dell'incontro

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