lunedì 26 luglio 2021

Racconti del passato come ricchezza e dono

 Esiste una Luce

In fondo al nostro cuore
Racconta di storie lontane di antenati che hanno brillanti e non solo pesi da portare
Per spingerci più in là nel nostro presente.
Le loro esperienza, giunta a noi nel racconto, può rappresentare uno stimolo importante per elaborare nodi insoluti personali e famigliari.
Storie di resilienza e di fiducia, di tenacia e di coraggio
abitano la nostra casa interiore insieme alle radici profonde del nostro albero genealogico.
Credo profondamente, nei racconti famigliari tramandati da generazione in generazione.
Questi passaggi orali, di mano in mano, si arricchiscono di nuovi spunti, emozioni che riguardano chi ne racconta la storia, guardata e letta attraverso i suoi occhi
Un puzzle che attraversa anni , alle volte secoli di storia.
I nostri avi portano con sé una energia che sorregge il nostro andare e lo rende solido
Se rileggiamo in chiave positiva ogni insegnamento, lo avremo colto e trasformato in noi in senso ampio, alleggerendone i pesi.
Le fiabe più belle che i nonni potranno raccontare ai bambini sono queste storie di antenati. perle di una collana intrecciata di mani invisibili ma vive, nel nostro DNA emotivo.


Nella foto Nonno Antonio Juan che fu costruttore di un pozzo molto antico nella frazione di Grupignano a Cividale del Friuli.
Lo Costruì per mesi scendendo a testa in giù, legato con una corda alla vita, con solo scalpello, piccone  e martello. 
Rischiò la vita ma salvò i compaesani dalla siccità di quelle annate, trovando una faglia d'acqua in profondità. La sua vita decise di metterla al servizio del paese, in nome della figlia  Ada scomparsa in tenera età a otto anni, in modo tragico. 
Mentre lei era  scuola, poiché faceva freddo, si appoggiò ad una stufa, ma la sua gonna e grembiule arsero; per fuggire all'esterno, venne travolta dal vento che  soffiava in quei giorni,  che  aumentò la potenza del fuoco.
Morì in seguito alle ustioni, lasciando trisnonno Juan affranto. Raccontano che dal suo volto non scomparse mai la tristezza. 

A tal riguardo ho scritto una filastrocca pubblicata da un giornale locale in occasione della inaugurazione del pozzo stesso, riportato in luce  e ristrutturato, grazie ad una associazione locale  amis di Grupignan  e  alla ricerca dello storico cividalese dott. Claudio Mattaloni  a cui va la mia personale gratitudine 


La storia del pozzo ritrovato.

 

Era un anno di carestia

e il caldo vento spazzava via

nuvole di fumo dalla strada polverosa in una stagione veramente afosa.

Le vecchine andavan con i secchi pesanti di rame

e i contadini spalavan letame,

odori pesanti nella calura

tutti con difficoltà ad affrontar l'arsura.

Antonio Juan con il cappello a  larga tesa

pensava con ardore  di gettarsi nell'impresa

di scavare un pozzo profondo nel terreno

per dare al paese un futuro sereno

in cui l'acqua non venisse a scarseggiare

e per questo tutti si davano un bel daffare.

Lui chiese aiuto alla Provvidenza

perchè gli segnalasse dell'acqua la presenza.

Venne in suo aiuto un topo piccino

che di nome faceva “Pudumer Tino”.

 Il faccino paffuto e ben colorato,

un simpatico tipo un po' sbadato

che per ottenere un po' di formaggio stagionato

diede all'uomo un parere disinteressato

indicandogli la giusta posizione

dove dell'acqua avrebbe trovato il filone.

L'uomo alto e ben piantato

non si sarebbe scoraggiato

e ogni giorno scendendo nel pozzo laggiù

avrebbe scavato con forze di gioventù.

Un martello e un piccone,

una corda e una grande decisione

avrebbero fatto la magia

di creare nella terra una galleria:

un foro ben regolare

dei mattoni a  circolare

lo avrebbero portato quasi al centro,

nel cuore della terra ...giù sino a dentro,

dove zampilla l'acqua cristallina

per portarla con i secchi di rame sino in cima.

Il topino si mise di impegno

a sostenere l'amico Antonio e il suo disegno:

chiamò così a rapporto tutte le talpe del vicinato

e dopo aver un comizio annunciato

promise a tutte radici in quantità

se il buco si fosse fatto in comunità.

Ci fu in quegli anni un gran lavoro,

fatto con  amore e grande decoro.

Persino un angelo su nel cielo,

diede il suo contributo con molto zelo,

accendendo la luna forte di lassù

perchè di notte si vedesse molto di più.

Antonio diede un  nome a quel celeste amico

che una bambina le parve sin dal principio

che gli ricordava Ada, la figlioletta

tanto amata e prediletta.

Quanto amore dietro a questa impresa,

l'amicizia, i legami l'avrebbero  sicuramente resa

possibile in tutta la sua grandiosità

e dato al paese tanta felicità.

L'acqua fu trovata fresca in profondità

e portata alla luce in grande quantità!

Da  quel giorno,le donne e gli uomini assiepati ogni mattina

si ponevano vicini in religiosa fila

rispettando il proprio turno con rispetto

dondolando i secchi vicino al pozzetto.

I contenitori di rame venivan calati con una corda

sino a sentir infondo il tonfo nell'acqua sorda.

Quanta freschezza in quell'acqua cristallina

da gettarsi sulla faccia ogni mattina...

Antonio e il topino divennero i custodi di quel filone di vita

dopo non essersi risparmiati in  alcuna fatica.

Poi il tempo cancellò il pozzo per l'arrivo delle comodità,

i tubi dell'acqua arrivavano veloci dalla campagna alla città.

Il silenzio sul pozzo calò

ma il ricordo non scemò

e alla fine  ritornò...

solo quando il piccolo topino  Tino Pudumer desideroso

incontrò Claudio ,uno studioso dal cuore curioso: 

lui è uno storico  per  amore e  per passione

che alla ricerca  si dà con grande dedizione.

I due si capirono al volo,

e una simpatia nacque in un attimo solo.

Un giorno negli archivi polverosi, tra i libri antichi

gli consegnò dei fogli ingialliti

dei vecchi  progetti

in cambio di formaggio a pezzetti...

e la storia  di Antonio finalmente venne tolta

dal tempo che l'aveva  poi sepolta.

Ancora una volta accadde la magia

che l'amicizia  di un topino e di uno storico con curiosità

si sia spinta  nella storia in” profondità”

in profondità...

Come  aveva fatto anni prima il coraggioso Juan Antonio...

Claudio consegnò alla comunità nuovamente un patrimonio!

Ora  quel pozzo dell'acqua costruito con grande passione

è  stato dopo anni ricostruito  da una Associazione

che ama e rispetta le proprie radici

e ricorda momenti lontani e felici,

dimostrando con affetto e cuore sincero

per la propria terra , il proprio paese , amore vero!

Grazie diciam tutti

Grazie a questi paesani ,a Grupignano e a questi suoi frutti! 


il castagneto secolare di Pegliano e il racconto dell'albero della vita

 


 

Una escursione piacevole, merita Il Castagno secolare di Pegliano nelle valli del Natisone
Mi ci sono recata questo autunno, immaginando che i boschi delle fiabe possano davvero trovare in esso una manifestazione reale!
Lungo il sentiero , facile da percorrere, ho incontrato il saggio Nonno Corrado che mi ha raccontato che il castagno, secondo la gente del luogo, è l’albero della vita .
Si dice sia magico e mi ha consigliato di raccogliere qualche sua foglia e riporla nei libri a ricordo. Gli abitanti del posto, vociferano porti fortuna e longevità.
Il potere curativo delle immagini che evocano, alle volte, sensazioni positive, può moltissimo nel cuore di ogni essere umano che sa restare bambino

Il castagno per Trecento anni ha dialogato con l’uomo nel silenzio del bosco.
A Pegliano, oltre al grande albero, vi è pure un bosco di tanti castagni altrettanto longevi di almeno cento anni; esso celebra la bellezza del tempo che regge alle intemperie


Ritornando a casa, dopo la camminata ho ripensato ad alcune frasi lette sul libro di Mauro Corona "l'ultimo sorso. Vita di Celio"


- Fu Celio a dirmi che se guardi la cima di una montagna con l’idea di salirla, ti avvilisci e non parti nemmeno.

«Non devi mai guardare la cima ma il metro di terreno che ti sta davanti al naso. Superato quello ne arriva un altro, e un altro ancora. Avanti così, senza alzare gli occhi, finché ti ritrovi a calpestare aria. Lì è la cima», così mi disse Celio.

"La vera Casa è quella dove allungando il braccio trovi tutto quello che ti serve"

"Vedi , noi siamo come alberi. Siamo vicini e a volte non ci tocchiamo, però le punte vanno a cercarsi. cioè i sentimenti "

"Cercò di non disturbare, farsi da parte e tacere. Non immaginava che il suo silenzio avrebbe prodotto il clamore degli invisibili".

"il bambino imparava, la sua curiosità fu il suo libro migliore"

Corona, uomo della natura, rende pienamente in queste riflessioni che Educare alla natura sia educare alla vita!!!










ln Cammino: educazione al Ben-essere





Imparare a camminare è imparare a vivere e a costruire una relazione prima di tutto con se stessi .
Il cammino rappresenta un’esperienza umana, relazionale e spirituale profonda.
Può rappresentare un vero laboratorio educativo di cura e favorire
la ricerca di se stessi, dei propri angoli bui e luminosi attraversando a piedi percorsi brevi e, magari, se siamo fortunati, panoramici .
L’esperienza del camminare si nutre del “qui e ora” vissuto come ricca possibilità di presenza mentale.
La persona lungo il cammino può contattare le sue risorse, lasciando andare stress e tensione emotiva.
La natura con la sua bellezza può proporre immagini , esperienze nuove , alla luce delle quali,  apprendere efficaci modi di rivedere le proprie esperienze esistenziali.
Io stessa , in questo anno pandemico, ne ho sperimentato la bellezza e l’efficacia sul corpo , mente ed emozioni.
Incamminarsi , prefiggersi una meta, superare i propri limiti , svuotare la mente da pensieri pesanti sono alcuni dei benefici che regala questa esperienza, nata con l’uomo.

I propri passi in movimento possono far  riacquistare nuova energia e favorire un buon riposo dopo una sana stanchezza motoria.

Camminare, inoltre, favorisce il pensiero creativo, apre a nuove possibilità , strategie e idee , libera  l’immaginazione e la fantasia.
La natura ci invita ad uno sguardo semplice, essenziale ma totale.
A noi riempirci della sua “ bellezza “ che non conosce  nella sua accezione, la dualità, scissione ma contempla tante sfumature possibili.
Nietzsche scriveva “Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina”.
ed ancora
R. Tagore “ Camminare , è ad ogni passo, un incontro con noi stessi “

 



Nella fiaba scritta da me e Mauro Ozenda " un computer dal cuore saggio" edita Curcio per parlare di sicurezza internet e minori è proprio  la natura e il camminare in essa che dona le risposte e la lucidità ai protagonisti del racconto per ritrovare la memoria perduta al pc Lobsan, le protezioni corrette per evitare un nuovo attacco dei virus e la serenità di vivere insieme agli altri e navigare in rete, con fiducia




 

Quando la natura diventa una stanza di apprendimento e un libro da leggere "non ha più pareti ma alberi " : riflessioni sull'outdoor education

 La pandemia, la didattica a distanza, il lock down, le varie chiusure su diversi livelli, essendo state delle esperienze limite, hanno permesso che lo sguardo di ognuno si spingesse "fuori" con desiderio ed attesa. Questo, immaginando che l'uscita dal confinamento, potesse aprire  nuovi respiri. 



Così il  costante uso dei cellulari e del pc, l'uso/abuso del web e di internet come via privilegiata di conoscenza e relazione, ha fatto sì che emergesse ancora più forte la richiesta di cambiamento e di ritorno ai principi base dell'esperienza umana, cosi semplici ma proprio per questo, dimenticati e credo, alle volte, dati per scontati quelli in cui si valorizza i cinque sensi e li si utilizza.

Ho scritto, qualche anno fa, un libro insieme a Mauro Ozenda ( esperto di sicurezza informatica)  "UN COMPUTER DAL CUORE SAGGIO" Curcio edizione  che racconta di sicurezza internet e minori.

                                       

Rileggendolo in questi tempi mi pare molto attuale perché è risultato un bel modo per parlare di pedagogia della e nella natura.

Nella fiaba, all'interno del libro, si racconta che un pc perde la memoria per l'arrivo di  alcuni terribili virus; la sua più grande amica lo aiuterà a ritrovare la memoria perduta, e cosi preziosa per svolgere il compito quotidiano, per cui è stato costruito dagli uomini.  Il viaggio nel bosco, alla ricerca delle soluzioni, avverrà con  l'aiuto di una nonna, un gattino e un uccellino mandato dalla Natura. Quest'ultima è la protagonista indiscussa della fiaba. Sarà proprio lei che cambierà, in positivo, le sorti dei protagonisti. Tutto terminerà con il più bell'augurio ....il pc potrà concedersi un pisolino e  tutti i bimbi correranno all'esterno per giocare  con gli amici, imparando a crescere all'aria aperta!!!  

Se ognuno di noi è stato chiamato da questa pandemia ad uscire e a dar valore ai percorsi esterni, lo hanno fatto anche i nuclei famigliari che molto spesso, in questi mesi, si sono  recati nella natura, trovando ristoro e per imparare lezioni nuove ed interessanti date dagli alberi, dagli insetti, dagli animali, dalla pioggia, dai fiumi, etc

Ultimamente, uno sguardo pedagogico emergente, ancor più riconosciuto di valore durante la pandemia, è quello dell' Outdoor education  (OE) inteso come diceva la pedagogista Marta Arduino "un insieme di pratiche educative il cui comune denominatore è la valorizzazione dell'ambiente esterno inteso come spazio di apprendimento"

Negli ambiti scolastici ( nidi, scuole d'infanzie  e scuole primarie), associativi, culturali, etc si è cosi  iniziato  a pensare e credere sia fondamentale  la  valorizzazione   delle potenzialità  dello stare fuori (out-door) ,dell'ambiente e della natura come luogo di espressione e formazione. 

Tale filosofia di pensiero è nata, nella seconda metà del novecento da un pedagogista tedesco Kurt Hahn  che fondò una prima scuola di outdoor training nel Galles  e a seguire tale filosofia si diffuse nel nord Europa e  dagli anni ottanta/novanta anche in Italia  ha influenzato ogni ambito che abbia avuto a cuore "l'apprendimento all'aria aperta" e l'educazione all'esterno, associandola al  rispetto,  quanto mai sentito, dalle  giovani generazioni, del pianeta e del suo ecosistema.

L'outdoor education  ha permesso la riscoperta del concetto di natura in tutte le fasce di età che vanno dall'infanzia, alla terza età associandola all' esperienza dell'attivismo pedagogico  in cui la filosofia prima è: "imparo perché faccio" e la realtà viene esplorata attraverso i cinque sensi per cui  ciò che viene fatto fuori  diviene fonte di  apprendimento ed orientamento, non è solo un atto ricreativo fine a se stesso.

Molti pedagogisti negli anni hanno valorizzato l'esperienza della natura quale maestra di vita  e di esperienza basti pensare al "vivere la natura del bambino" di  Maria Montessori, al Dewey con il concetto di "esperienza", ai "giardini di infanzia" di  Frobel, a Steiner, etc.

L'educazione fuori porta permette di immaginare esistano delle possibilità e buone pratiche educativo- didattiche, atte ad ampliare attraverso l'approccio sensoriale ed "esperienziale" lo sviluppo della persona sotto l'aspetto emotivo, cognitivo, relazionale, oltre che implementare le sue capacità di osservazione ed intuitive di problem solving. Non trascurabile il fatto che, anche il corpo e la salute, possano trarre, da questa esperienza all'aria aperta, beneficio.

I boschi , le camminate, i giardini, i parchi diventano "libri attivi e vivi" atti a favorire, in ognuno che li abita e cammina con curiosità sempre nuova, utili apprendimenti

Tali esperienze implementano competenze espressivo- creative immaginative oltre che psico-corporee perché la Natura con le sue suggestioni è capace di regalare grande ampiezza di sguardo. 

Questi ambiti  nel verde divengono anche palestra relazionale di socializzazione, di cooperazione e collaborazione tra pari, oltre che migliorare il dialogo e l'interazione con gli adulti .

In Italia, in questi ultimi anni, si è assistito alla nascita di asili nel bosco, fattorie didattiche,      case nel bosco e nel verde rivolte ai bambini,  esperienze  sempre più in espansione;  attività condivise negli orti  delle città o nei giardini pubblici per adulti e per bambini.

Mi auguro che queste esperienze di "consapevolezza nel verde" sempre più diffuse , portino l'essere umano a riappropiarsi di un antico concetto di unione con il pianeta Terra, Madre e culla della vita 

Come sosteneva  Gary Snyder " La natura non è un posto da visitare . E' casa nostra"

Perle di Saggezza nell’ infanzia. Piccole riflessioni di come vedono il mondo i bambini

 Perle di Saggezza nell’infanzia.





 

SAGGEZZA / INFANZIA

Sembra un connubio impossibile; un matrimonio lessicale che non funziona; un controsenso. Le due parole non paiono coesistere, eppure ci capita spesso, attraverso l’incontro con i bambini come educatori, genitori, professionisti di ascoltarne la profondità, capacità intuitiva. Sono sicuramente i figli di una nuova Era che manifesta e chiede un cambiamento.

Mi soffermo in silenzio davanti a certe frasi dei bimbi che incontro nei laboratori creativi pedagogici  e resto sorpresa dei loro  pensieri essenziali che mi fanno riflettere e offrono uno  spunto di dialogo interiore.

Sorrido e accolgo a cuore aperto parole leggere, racconti di quotidiano che disarmano ma lasciano dentro una freschezza nuova.

Se la saggezza consiste nel “fare il miglior uso possibile della conoscenza che si ha a disposizione” credo che in questi casi si attinga a un “sapere  intuitivo” vicino al sentire del cuore.

Questi spunti immediati, nascono da  uno sguardo alla vita e al suo scorrere con atteggiamento più innocente, privo di nuvole o di sovra pensieri, sovrastrutture, senza quel “sovra” che forse  rende tutti, noi adulti, più impermeabili anche alla stessa gioia e al sorriso.

Nei laboratori individuali con i più piccoli  si utilizzano i disegni, la plastilina,  i sassolini,  le marionette, i fiori, i libri di favole, etc…. il prato verde su cui distendersi  diventa magari una bella cornice da cui guardare il cielo azzurro. Non esiste né un prima , né un dopo, ma solo il momento presente che si manifesta e rende vivo l’esistere e l'incontro educativo dove molto può  manifestarsi per crescere.

C’è una  filosofia antica  in quei momenti, non teorica ma pratica.

Una filosofia spicciola, fatta di poche pennellate che arrivano piene e dipingono tutto l’intero: anima cuore , corpo e mente.

Sono grata di questi incontri, me ne riempio il cuore perché sento ancora di voler imparare anche da chi usa linguaggi che apparentemente credo di conoscere per formazione ed esperienza, vista la mia non più giovane età, ma che forse ho dimenticato o rimosso. Tendo  pertanto, a divenire un foglio bianco che accoglie senza interpretare.

Desidero condividere con voi qualche piccolo pensiero luminoso raccolto in questi anni , spero che possa illuminare il vostro cuore come ha  accarezzato il mio.

 

Prova a leggere il tuo nome alla rovescia: che tu lo legga diritto o alla rovescia resti sempre tu, non cambi, però sorridi. ( 6 anni)

 

Le   mie cocorite non hanno bisogno di sposarsi o di avere figli. Si vogliono bene comunque: hanno zampe lunghe e forti, hanno il becco arancione e le piume colorate. Sono felici cosi. ( 6 anni)

 

Ieri vedevo il sole tramontare: non sono salito a cavallo, l’istruttrice si è arrabbiata molto ma dopo….dopo….non lo avrei visto tramontare. Cosa mi sarei perso? Qualcosa di bello. ( 6 anni)

 

Noi abbiamo le antenne, come gli insetti, con quelle ascoltiamo ciò che gli occhi non vedono. Funzionano sai… Funzionano  anche per te che sei grande. Solo se le inizi a usare.  ( 6 anni)

                 

Sai…, si sentono cose strane in TV: coppie che si separano, si lasciano.

I genitori a un certo punto sono strani, sono stanchi. E guardano altrove. Io, i miei “due”, li tengo  d’occhio sempre, anche se non mi vedono.  ( 8 anni )

 

Sai vorrei un dono: un dono grande per il mio compleanno.  Desidererei che i miei genitori stessero con me di più a giocare. Loro mi fanno fare tante cose, io corro in macchina tra una cosa e l’altra, ma io….voglio  solo ritornare a casa. Nella mia camera. Sono stanco dopo la scuola. Mi aspetta il mio cagnolino, lui è felice e gioca con me quando mi vede.  ( 8 anni)

 

Io amo viaggiare: ho visitato tanti continenti, sono andato anche in aereo. Ho visto persino il mare. Sono andato a Rimini. ( 5 anni)

 

Mi sei simpatica perché sei furba : ti chiami con due nomi Rosa Rita. Cosi se non ti piace uno l’usi l’altro. ( 6 anni)

 

I voti sono numeri che ci dicono chi siamo ( 8 anni)

 

Mio papà è un principe pirata ed io sono la sua principessa. Ogni tanto, arriva  a casa a prendermi e mi porta sulla sua isola. Io sono felice perché sono sulla sua nave. Poi ritorno  a casa da mamma.   ( 6 anni)

 

Io ho il gatto e due tartarughe, il papà il suo cellulare, la mamma il pc.  (   7 anni)

 

Siamo una famiglia numerosa: mia mamma, mio papà,  la mia sorellina con due stelline in cielo.  Quelle sono il nonno e la nonna. Quella che brilla di più è la nonna, il nonno brilla di meno perché è dietro. ( 7 anni)

 

Tu sei la mamma di tanti bambini? Tu ne hai uno? Credo tu sia una fatina, perché sei bionda ma la bacchetta magica dove l’hai messa…..? La usi qualche volta? ( 4 anni)


Ma se tu parli ai  bambini….chi   parla con te quando non ti senti capita? Ti fai abbracciare quando piangi? ( 9 anni)

La storia che scrivo, oggi con te, non voglio, abbia  la  parola fine… perchè la mia è una storia a puntate ( 8 anni)

 Mi sento  come il mio cavallo Morgan che si interroga che cosa sta a fare lì, ancora fermo, in scuderia. Il prato è fuori dalle staccionate. ( 14 anni )

Ecco ho dipinto...un'opera d'arte, ovvero...una cosa mia bellissima ( 6 anni)

 


Il ponte del diavolo a Cividale del Friuli e la sua leggenda. Quando impariamo a guardare le cose quotidiane da prospettive nuove.

Siamo abituati a percorre  il paese o la città dove viviamo, attraversando gli stessi punti di riferimento. Ci sono noti e ci muoviamo con consueta famigliarità, dimenticandoci di "stupirci".

Con questo atteggiamento, ultimamente, mi muovo nella mia città che è Cividale  del Friuli  (Ud) "aiutata "il che è quasi paradossale,  da questo anno particolarmente complesso per le chiusure e i colori  delle regioni.

La cittadina ha come punto di riferimento, molto conosciuto, un ponte detto del diavolo. Esso ha  nome da una antica leggenda che vede un diavolo e un sindaco impegnati nella sua costruzione . Poiché pare che ,umanamente, non si trovassero le strategie per unire le due sponde,  un giorno il borgo mastro della città disse che avrebbe dato l'anima al diavolo per riuscire a trovare una  bella e buona soluzione. Fu immediata l'apparizione del diavolo in persona che si dimostrò favorevole a barattare l'anima di un cittadino cividalese con L'edificazione di tale monumento. Fu siglato il patto tra i due e pare che vi fu, a seguire, una nottata di tuoni e fulmini uditi dai cividalesi chiusi  nelle loro abitazioni . Si racconta che la madre del diavolo  in persona, si fosse scomodata per rendere possibile tale  evento portando nel suo ampio grembiule un enorme masso. Questo servì a unire  le due sponde( tale masso è ancora visibile e dona maestosa mostra di se stesso al centro del fiume) Al mattino, tutta la città stupita e meravigliata fece suonare a festa tutti i campanili di Cividale e  venne, a seguire,  benedetto con l'acqua santa il ponte. Al  momento dello scambio pattuito , il diavolo era oramai sicuro dell'esito raggiunto ma   il borgo mastro  non se la sentì di sacrificare un suo concittadino e si fece così più furbo dell'avversario . Da un sacco, fece uscire un cane che attraversò il ponte  e corse incontro al diavolo, il quale si arrabbiò terribilmente andandosi  a conficcare nell'antro di Castelmonte, una rocca medioevale poco distante cosi chiamata "Buco del diavolo". Nulla poté contro il ponte  perché era protetto dall'acqua benedetta!

Leggende che raccontano di un lato fiabesco di tale costruzione e che, come da tradizione, viene  raccontata a tutti i bambini e ai turisti in visita

Ha molte altre versioni ma io racconto quella che mi è stata tramandata. 

Due sponde uniscono  il bene e il male in una leggenda, come la dualità si manifesta nella vita di ogni uomo in forme svariate ( luce ed ombra, bianco e nero, sopra sotto, etc) ma ha senso guardarle  entrambe.



Tale ponte ha una sua indiscussa magia e io ci vado spesso nelle ore del tramonto a cogliere i giochi che fa il  sole con le sue pietre, che in quel contesto,  creano sfumature  uniche e  alle volte, stupefacenti.

Imparare a guardare le cose con attenzione e curiosità "nuova" come non le avessimo vai viste prima,  ci "educa" ad una speciale e semplice  possibilità di sguardo 

Noi che  siamo "abituati" a classificare emozioni, osservazioni, convinzioni secondo parametri rigidi e consueti, Impariamo da queste piccole sfumature a "cambiare" atteggiamento.

Può essere un buon inizio per  ammorbidire il nostro sguardo e scoprire degli angoli  davvero incantevoli anche vicino a casa.

Coinvolgere in questa scoperta anche i più piccoli, significa spingerli ad esplorare il mondo circostante quale fucina di  idee, scorsi, scoperte. Un internet naturale molto più vero ed utile perché concreta palestra sensoriale. 

Bello dirsi quindi.....


Oggi che scoprirai/ scoprirò di nuovo?

ed essere pronti alla sorpresa come ci mostra  una bella leggenda di tradizione popolare che ha sorpreso un " sicuro" diavolo alle prese con la sua grandiosità e sicurezza di conoscere tutto!


martedì 13 luglio 2021

Pippi Calzelunghe e il suo mondo tra realtà e fantasia

 Siamo solo una delle possibili versioni di noi stessi ( E.Cossettini)




Ecco …La Pippi Calzelunghe che tutti abbiamo amato, creativa e ribelle.
Pippi Calzelunghe e le sue avventure furono ideate da Astrid Lindgren ( DI lei anche I bellissimi racconti di "Emil" e" Vacanze nell' isola dei gabbiani" ) Insieme alla figlia, dopo averle raccontate ogni sera, per mesi, quando la piccola Karin era malata e poi convalescente; fu proprio lei a inventare il nome buffo ma singolare dell’eroina con le treccine rosse e le scarpe lunghe esattamente il doppio dei suoi piedi. Il libro, divenne concretezza quando nel 1944 Astrid per una caduta sul ghiaccio si slogò una gamba e fu costretta a stare a letto .In occasione del decimo compleanno della figlia Lindgren donò il manoscritto con anche le illustrazioni . La pubblicazione Uscì nel 1945 con il titolo "Pippi Lamgstrump" . E fin da subito è stato un successo editoriale: 65 milioni le copie vendute in tutto il mondo 65 le lingue in cui e stato tradotto . L'autrice scrisse ancora 115 racconti oltre ad essere impegnata nella difesa dei diritti dei bambini e degli animali.
Ricevette molti riconoscimenti e nel 1997 fu nominata personaggio svedese dell'anno.
Morì il 28 gennaio del 2002 a 94 anni.

Dal geniale romanzo nel 1970 la Rai scelse di farne una serie televisiva di successo prendendo a prestito il faccino simpatico e lentigginoso di Inger Nilsson
Pippy è forte ( fortissima da alzare un cavallo con una mano ) creativa , ribelle
Da lei ci si può aspettare DI tutto perché vive giocando mettendo in difficoltà maestre, poliziotti ,ladri Etc
Bello ammirarla non certo imitarla perché farlo è impossibile …rimane magia basta solo rispettarne il carisma e personalità facendo si che ci regali la possibilità di immaginare di inventare la nostra vita ogni giorno con il
Sorriso di potercela fare
Ha due amici inseparabili Tommy e Annika, i due ragazzini che abitano nella casa accanto a Villa Villacolle, e insieme alla loro vicina vivono mille avventure “senza mai sognarsi di voler diventare come lei”
Ama e parla con gli animali che le sono profondamente amici che sono una scimmietta ed un cavallo
Racconta frottole che si scoprono vere e lo fa con abilità , creando un mondo in cui vero e falso si abbracciano
Non è solo strana è autentica nella sua stranezza originale
. “””È ignorantissima e saggia, generosa e tenera, senza voler essere buona Se c’è una morale, in questa storia nata per una bambina che non voleva dormire, sta proprio nell’assenza di morale, nell’assenza di messaggi e di prescrizioni Se Pippi insegnasse qualcosa, insegnerebbe proprio a non cercare insegnamenti, ma a vivere, immaginare, inventare, raccontare avventure senza farsi dire da nessuno come dovrebbero o non dovrebbero essere.( riflessione tratta da un articolo di Ilaria Gaspari ) “””

Le fiabe: un mondo immaginale al servizio della relazione con se stessi e con l'altro. Tante storie nella storia dell'incontro

  Le fiabe: un mondo immaginale al servizio della relazione con se stessi e con l'altro. Tante storie nella storia dell'incontro  ...